Nannina de' Medici e il suo matrimonio

Il fasto di Nannina de' Medici
Nannina si sposò, l'8 giugno 1466, con il letterato umanista Bernardo Rucellai.


 
 
Nella storia fiorentina, e precisamente in quel critico periodo nel quale fu fondata a spese della repubblica la signoria dei Medici, non appartiene a Giovanni Rucellai uno dei primi posti: ma lo studio delle figure secondarie nella storia non è da trascurare: è anzi utilissimo, perchè gli uomini di quella stregua, che non raggiunsero la sommità, ma sono sopra il
volgo, rappresentano con grande approssimazione la media sociale e presentano quindi veramente nel loro individuo le qualità, il carattere dei tempi loro.

Il matrimonio della Nannina de' Medici con Bernardo Rucellai è stato un matrimonio politico e ha il suo posto nella storia: a parte questo, era un grande avvenimento per la casa di Giovanni e però vediamo come fosse celebrato e festeggiato. Per queste nozze, scrive quel Rucellai che ci ha lasciato la biografìa di Giovanni, «si fece festa in pubblico che durò tre giorni, e per ciò nella piazza dinanzi al palagio de' Rucellai si era accomodato un palco che pareggiava il piano della loggia; ivi si convitavano le giovani donne e i primi uomini della città, e danzavano, coperti da un sopracielo ornato per non sentire nella stagione calda offesa del sole: nella via della Vigna armeggiavano i giovani cavalieri, e in quel tempo delle nozze furono mandati onorevoli presenti agli sposi dalla città di Volterra, dalla comunità di Montecatini, e da molte persone particolari che avevano parentado e amicizia con essi: feciono ancora musiche e altri simili trattenimenti e ogni sorte di splendidezza e magnificenza, in modo che se ne rallegrò non solo il parentado ma tutto il popolo fiorentino.»

 


Nannina Rucellai
 
Giovanni stesso ci dà con paterna compiacenza tutti i particolari: «Memoria che a dì vili di giugno 1466 facemo la festa delle nozze di Bernardo mio figliuolo e della Nannina figliuola di Piero di Cosimo dei Medici sua donna, la quale ne venne a marito accompagnata da quattro cavalieri, cioè messer Manno Temperasi, messer Carlo Pandolfini, messern Giovannozzo Pitti, messer Tommaso Soderini. La quale festa si fece fuori di casa in su uno palchetto alto da terra braccia 1 1/2 di grandezza di braccia 1600 quadre circa, che teneva tutta la piazzuola ch'è dirimpetto alla casa nostra e la loggia e la via della Vigna per fino alla cima della casa nostra, ritratto a modo di triangolo con bellissimo apparato di panni d'arazzi pancali e spalliera, e con un cielo di sopra per difesa del sole di panni turchini, con essi adornato per tutto il detto cielo con ghirlande, coperto di verzura e con rose nel mezzo delle ghirlande, con festoni di verzura dattorno, con scudi la metà coll'arme de' Medici e la metà coll'arme de' Rucellai e con più altri adornamenti; e massimamente una credenziera fornita d'arienti lavorati molto ricca; la quale cosa fu tenuto il più bello e più gentile parato che si sia mai fatto a festa di nozze.
 


Loggia Rucellai alla fine dell'Ottocento
 
In sul detto palchetto si danzava e festeggiava e apparecchiava pe' desinari e per le cene. Furono alle dette nozze donne 50 bene parate e riccamente vestite e similmente giovani 50 da fare festa benissimo vestiti. Comunemente si convitava a ciascun pasto 50 cittadini tra parenti e amici e uomini de' principali della città per modo che alle prime tavole, contando le donne e fanciulle casalinghe e pifferi e trombetti, mangiava 170 persone. E alle seconde e terze e quarte tavole mangiava gente assai, per modo che fu tal pasto che vi mangiò persone 500: — alle colezioni uscivano fuori in sul palchetto venti confettiere di pinocchiati (1) e zuccherati. La cucina si fece nella via dirieto alla casa nostra, facendo chiuderla con assi dalla via della Vigna infino al canto che volgie a andare a S. Brancazio, dove s'aoperavano fra cuoghi e sguatteri persone 50. Armeggiarono parte de' giovani delle nozze il martedì in sul partire della donna novella nella Vigna movendosi da casa nostra fino al canto dei Tornaquinci, e di poi nella Via Larga a casa Piero di Cosimo, accompagnata ch'ebbero la sposa novella. E alla donna novella furono date 25 onorevoli anella dalle persone che si diranno appresso. Furono donate più cose da mangiare, come usanza, da' comuni e da speziali persone, come si noteranno qui di sotto.
 

Nannina dei Medici
 
 
«La donna novella ebbe di mancia da Bernardo fiorini 100 e mani 100 di grassoni: donammo a più servidori e amici della casa paia 70 di calze di panno alla divisa. Alla donna novella si fecero vestimenti ricchi; uno di velluto bianco ricamato di perle seta e oro con maniche aperte foderato di lattizi di valuta di fiorini e uno di zetani vellutato alto e basso di perle molto ricco di pelo e di buono colore, costò fiorini 7 il braccio, foderato le maniche d' ermellini.» E oltre a due vestiti narrati di sopra che si fè alla donna novella, ebbe una cotta di domaschino bianco brocato d' oron fiorito con un paio di maniche di perle di valuta di fiorini .... e un'altra cotta di seta con maniche di broccato d' oro chermisi e più altri vestimenti di cappe e giornee di seta e di panno: ancora ebbe una collana ricca con diamanti rubini e perle di valuta di fiorini 1200 — e una brochetta di spalla con uno grande balascio e perle che costò fiorini 1000, e un'altra per testa di valuta di fiorini 300, e uno vezzo al collo di perle grosse con uno grosso diamante punta per pendente di valuta che solo il diamante costò ducati 200; e uno cappuccio ricamato di perle e uno tranello di perle grosse di valuta di fiorini 100 e due paia...»
Da diversi parenti furono donate alla donna novella non meno di venti anella e sei dallo sposo, due quando la tolse, due dello sposalìzio, due nella mattina che si donano le anella.

 
E infine la dote e il corredo. « La dota fu fiorini 2500 e tanti ne confessando con f. 2000 sul monte e f. 500 di donora, le quali donora costarono fiorini 1500 ma largamente valevano f. 1200; furono molte belle e ricche donora come appresso si dirà, cioè:
1 paio di forzieri colle spalliere molto ricchi.
1 cioppa (2) di panno paonazzo rosina ricamata con perle.
1 giornea (3) di raso alessandrino allucciolata con perle.
1 giornea di dom. bianco e chermisi con frange e perle.
1 cioppa di moscavoliere,  ricamate le maniche di filo d'oro.
1 gamurra paonazza rosina con oro, ariento e perle.
1 cotta di zetani alessandrino con maniche di broccato.
1 gamurra (4) di panno bianco con maniche appicciolato.
1 saia di seta con maniche di damasco bianco e rosso.
1 gamurra di panno paonazzo con maniche di seta e con ariento.
1 saia verde e nera a uccellini doppia fine.​
20 braccia di panno lucchesino di grana largo in pezzo.
13 sciugatoi in uno filo e una pezza di pannolino sottile braccia 4 di panno lucchesino fine per 1 gamurrino.
1 camicia di renso lavorata.
1 testiera di chermisi lavorata di perle.
1 berretta ricamata d' ariento e perle.
1 berretta di raso alessandrino ricamata a diamanti.
1 libriccino di nostra donna istoriato con fornimenti d'argento.
1 bambino colla vesta di damasco ricamata con perle.» (5)

Oltre questo corredo valutato nella dote ebbe la Nannina gran quantità di cose donate che non si contano.
E cioè 93 braccia di ricche stoffe in pezza: «zetani velutato paonazzo e chermisi, domasco verde broccato, domasco alessandrino broccato, velluto chermisi spianato, raso chermisi.» E più;

1 1/4 braccio di broccato d' oro chermisi.
62 fazzoletti da mano.
50 benducci da donna.
16 camicie e 28 cuffie di pannolino lavorato.
6 testiere (6) sottili di renso (7).

4 sacchettini con nappe.
7 pezzi di nastri di più ragioni.
12 braccia di bende fini.
2 taschettine di renso lavorate.
2 sciugatoi di fiore.
4 sciugatoi da forzieri.
1 paio di guanciali lavorati alla veneziana.
1 berretta e 1 testiera ricamate d'oro filato.
1 berretta ricamata a fioralisi.
1 cuffia di seta ricamata ad ariento e perle.
1 berretto d'afficurato e 1 di damasco fiorito per la notte.
3 cappelline di velluto e raso con perle.
1 vergine Maria d'ariento dorato.
1 libriccino di nostra donna coperto di broccato.
1 filza di coralli con ariento e perle.
1 cintola chermisi broccato.
1 borsa d'argenteria con perle e bottoni, 1 alla viniziana di broccato e 1 alla fiandresca ricamata.
5 borsotti di più ragioni con perle.
4 agoraiuoli (8) a borsa ricamati con perle.
8 pennaiuoli (9) di più ragioni e 1 con perle.
2 anella da cucire, 1 d'oro e 1 d' ariento.
1 coppia di coltellini e 1 punteruolo forniti d'argento.
1 coltellino e forchetta forniti d'argento.
1 paio di scarpellini d'argento e 1 di ferro.
3 paia di forbici messe a oro.
2 collarini di seta alla catalana.
5 pettini d'avorio di più ragioni.
1 pennaiuolo fornito di più cose.
4 paia di guanti di più ragioni.



Tratto da Rucellai, Giovanni, 1475-1525, Un mercante fiorentino e la sua famiglia nel secolo XV, Firenze, Tip. G. BarbeÌ€ra, 1881




Al centro Nannina dei Medici, Cappella Tornabuoni in Santa Maria Novella
 
(1) Pinoccate sono dei dolcetti a forma di rombo, a base di zucchero cotto e pinoli.
(2) Cioppa, uomini e donne portarono vestiti quasi uguali avendo adottati gli uomini i calzoni, la cioppa rimase riservata al sesso muliebre, che, aggraziandola, arricchendola di pieghe e di guarnizioni, la trasformò in gonna. (Treccani)
(3) Giornèa, casacca usata dalle donne, che la portavano aperta ai lati sotto le braccia, spesso con maniche di diverso colore. (Treccani)
(4) Gamurra (o gammurra; anche camurra, camòrra o camòra) s. f. [etimo incerto]. – Antica veste da donna (detta anche, nell’Italia settentr., zippa o zimarra), che nel medioevo era per lo più ampia e lunga, aperta davanti sopra la tunica o il vestito, foderata di pelliccia o d’altra stoffa, con o senza maniche. (Treccani)
(5) S' intende una tatuetta in cera del Bambino Gesù. L'uso di donare alle spose un bel bambino di cera, di zucchero o di gesso si spiega anche altrimenti che con la divozione: e cioè la credenza che la donna debba partorire un figlio simile all'immagine che tiene sotto gli occhi durante la gravidanza.

(6) Testiera, spalliera del letto che corrisponde alla posizione della testa del dormiente. (Treccani)
(7) Tessuto di lino candido, di grana molto fine, detto anche tela di renso, usato per biancheria, (Treccani)
(8) Agoraiuolo, astuccio d’osso, d’avorio, di legno o di metallo lavorato, per conservare aghi. Nel medioevo era un oggetto d’arte, che le donne portavano attaccato alla cintura con una catenella. (Treccani)
(9) Pennaiuolo, vasetto in cui si tenevano le penne d’oca per scrivere. (Treccani)
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