Cosimo I
Il primo granduca di Firenze
Cosimo (1519-1574) è stato il primo Granduca di Toscana. Apparteneva alla famiglia Medici sia da parte di padre, Giovanni de' Medici detto delle Bande Nere, grande condottiero, sia da parte di madre Maria Salviati. Giunto a regnare su Firenze giovanissimo, a soli 17 anni, consolidò il potere della famiglia dopo anni tumultuosi, tanto da gettare le basi per un potere ininterrotto fino al 1737, quando la dinastia si estinse senza più eredi. A 20 anni sposò la diciassettenne Eleonora da Toledo, figlia del Viceré spagnolo di Napoli, acquisendo in dote enormi ricchezze e consolidando il potere politico grazie al nuovo vincolo familiare.
Si distinse nella ferrea amministrazione dello stato e nel consolidamento di postazioni difensive, ma fu anche un grande promotore dello sviluppo economico e mecenate di artisti.
Dalla tradizionale residenza dei Medici (l'attuale Palazzo Medici Riccardi), si trasferì prima a Palazzo Vecchio, e poi a Palazzo Pitti, acquistato dalla moglie Eleonora.
Provato dalla sua prematura scomparsa nel 1562, due anni dopo abdicò in favore del figlio Francesco, e si ritirò nella villa di Castello, a pochi chilometri a ovest di Firenze. Tra i suoi lasciti nel campo delle arti vi sono la creazione degli Uffizi, ad opera di Vasari, che nella sua intenzione avevano funzione amministrativa; commissionò la Fontana del Nettuno in Piazza Signoria; completò il Giardino di Boboli e collegò Palazzo Pitti agli Uffizi attraverso il Corridoio Vasariano.
Attivi presso la sua corte furono artisti del calibro di Agnolo Bronzino, Bartolomeo Ammannati, Baccio Bandinelli e Benvenuto Cellini.
Fu influenzato dalla cultura fiorentina e studiò a Roma tra il 1510 e il 1512, influenzato da Michelangelo e Raffaello.
Fabio esercitava abitualmente la professione di funzionario delle ferrovie, ma si era sempre dedicato con passione alla pittura.
Pittore ribelle e originale, influenzò il manierismo. Ebbe un grande successo a Fontainebleau con Francesco I di Francia.
Maestro della scuola senese nel Trecento, fu influenzato da Duccio ma sviluppò una sua intensa originalità nell'uso del colore e delle linee.