Descrizione dell'apparato fatto sulla Piazza di San Marco


Ferdinando III di Asburgo Lorena, granduca di Toscana

L'Accademia delle belle Arti creata quasi dall'immortale Pietro Leopoldo, e dal suo augusto figlio Ferdinando III. accresciuta, è protetta non potea in ozio ingrato rimanersi , mentre questi fra l'unanime esultanza dei suoi sudditi, e concittadini al trono, e alla patria affrettatasi di ritornare. Tutte le Classi, onde si compone la detta Accademia, liberate per tanto consenso d'opinioni, e di voti da ogni sospetto d'adulazione servile, deliberarono che qualche opera nata dal loro ingegno, e dalle loro cure sorgesse ad attestare la loro gratitudine agli antichi benefizi, e le comuni speranze.
Animava i Professori, ei loro alunni in questa impresa lo zelo dell'egregio Personaggio che alle loro discipline presiede, il favore di quegli animi gentili che cercano in queste o gloria, o diletto: ma gli sgomentava tra i molti ostacoli la modestia dell'ottimo Principe, e la fama delle sue virtù, onchessi temeano ch'egli come prodighi di lodi, ed il Pubblico come avari, gli riprendesse.
Quindi convennero di unire agli encomj ai suoi pregj dovuti le cagioni del suo desiderato ritorno, serbando in questa guisa ad un tempo i diritti dell'Istoria, e quelli della riconoscenza. L'Europa intiera sa che alla Vittoria, alla Concordia, alla Giustizia, alla Pace dei Confederati debbono molti degli antichi, e legittimi Principi il loro trono, e le Nazioni tutte il loro riposo. Era necessario il ricorrere all'allegoria onde personificare questa verità con immagini, e applicandola al nostro caso separar non doveasi l'idea dell'amato Sovrano dopo tante lacrime renduto alla Toscana da quella delle cause che l'aveano ricondotto. Sembrò che rappresentandolo in un carro tratto dalle mentovate allegoriche Divinità, che liete gareggiano fra loro in così dolce ufficio, a questo doppio scopo si soddisfacesse. Che se al cocchio di Principe così mite aggiunti si fossero i cavalli, che al dire di Pindaro godono delle battaglie e che Roma conquistatrice destinò alla pompa dei trionfi, noi offeso avremmo non meno la convenienza, che il vero: e nella gioia di pubblico festeggiamento allontanar si volle dalla mente di chiunque l'idea di quella gloria detestata dalle madri, e dalle spose, e che nasce sempre dalle lacrime, e dal sangue. Spiegato così ciò che intendemmo di significare con questa allegorica invenzione, e le ragioni che a preferirla ne persuasero, non resta che illustrar brevemente ciò che nelle qui unite tavole viene rappresentato.

DESCRIZIONE DELL'APPARATO
FATTO IN FIRENZE
SULLA PIAZZA DI S. MARCO
DALLA
REGIA ACCADEMIA DELLE BELLE ARTI
nell'occasione
DEL FAUSTO RITORNO IN TOSCANA
DI S. A. I. E R IL GRANDUCA
FERDINANDO III.



Tavola I

Tavola I.
Prospetto dell'Anfiteatro, e delle macchine erette sulla Piazza di S. Marco.
 


Tavola II

Tav. II.
La Vittoria, la Concordia, la Giustizia, la Pace, conducono il carro ove s'asside Ferdinando III. Sono così noti i simboli di queste Divinità, e coll'aiuto di essi è tanto facile il distinguerle che rispettando i nostri lettori , ci asterremo dallo spiegare i primi, e dall'individuare le seconde .

PITTURE A BASSORILIEVO

I. La Religione seduta sopra sacre rovine riserba nell'attitudine , e nell'aspetto la sua maestà tranquilla. Posa fra queste un genio delle belle Arti il capo addormentato: un altro si sveglia all'avvicinarsi di quello tra i suoi fratelli che ispira gli Architetti. Questi gli addita il piissimo Principe ch'eccita a riparare questi danni le tre Arti sorelle ai suoi piedi prostrate ben conoscendo egli che la gloria, e il destino dei loro studj è a quello dei Tempj congiunto. La Poesia scrive un Inno in rendimento di grazie all' Eterno, la Musica marita ai versi il suono della cetra, mentre l'Arno è abbracciato dall'Abbondanza che di tanto augurio si rallegra.

II. La Pace arde colla fiaccola un mucchio d'armi sul quale due guerrieri gettano le loro stanchi dell'arte crudele per essi esercitata. Le spade si cangiano in aratri, ed in altri rusticali istrumenti; Cerere gli consegua agli agricoltori che i disgiunti bovi uniscono al giogo; già la terra liberale gli arricchisce coi suoi doni, che a raccogliere s'affrettano: giovani, e donzelle intrecciano liete danze intorno al trono sul quale la Felicità pubblica trionfa.

III. Le primarie Città della Toscana godono di prestare omaggio al Granduca seduto sopra un trono ove con lui regnano la Giustizia, e la Clemenza. Firenze da un lato col suo genio accanto gli offre le chiavi mentre Volterra, Siena, ed Arezzo distinte dalle loro armi, ed imprese mostrano negli atti, e nel sembiante ch'ugual desiderio le infiamma. Pisa gli presenta i suoi alunni seguiti da Esculapio, ed Astrea Divinità tutelari delle due Scienze che nella sua Università principalmente s'insegnano, cioè la Medicina, e la Giurisprudenza. Livorno, e Pistoia stanno presso al bel fiume Arno appoggiato sull'urna liberale delle sue onde.

IV. Il Dio del Commercio consola l'addolorata Toscana additandole il Porto di Livorno aperto alle Nazioni. Due Mercanti prendendosi per la destra, antico pegno di fede, sanciscono un contratto. I marinari s'affrettano a trasportare dalle nave sul lido le desiderate merci, e la fama nell'estremità del bassorilievo dando fiato alla sua tromba tanto benefizio divulga.

 


Tavola III

Tav. III.
E antica usanza il tramandare ai posteri colle medaglie i più memorabili eventi. Il ritorno di Ferdinando III nella Toscana forma un epoca non meno fortunata, che illustre pei grandi avvenimenti dai quali dipende. Questa medaglia offrendo nel diritto il ritratto del Granduca, e nel rovescio il gruppo di quegli enti allegorici che simboleggiammo averlo a noi restituito, farà fede all' altre età del nostro affetto verso il Sovrano, delle virtù di quei Magnanimi ai quali dobbiamo la nostra felicità, e del modo nel quale le belle Arti manifestarono in Firenze coll'opere loro l'universale allegrezza.

Tratto da:
Descrizione dell'apparato fatto in Firenze sulla Piazza di S. Marco dalla Regia Accademia, Firenze, presso Niccolò Carli in Borgo SS. Apostoli ,1814

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