Chiesa e Convento di S. Domenico di Fiesole
Chiamato anche "il Conventino"
San Domenico, esterno.
"In una vigna posta a Camerata, donata da Jacopo Àltoviti vescovo di Fiesole a Frate Giovanni Domenicani, incominciò nel 1406 la costruzione di una chiesa e di un convento dell’ordine domenicano. Però, mancando i denari necessari, l’opera dovette essere abbandonata. Barnaba degli Agli cittadino ricchissimo che aveva già dato 600 fiorini per incominciare il lavoro, venuto a morte, dispose per suo testamento che si portassero a termine chiesa e convento, che vi si collocasse sulle porte il suo stemma e che la
chiesa si chiamasse S. Barnaba. I Domenicani nel 1418 dettero ai tre figli di Barnaba il luogo del monastero che con ingentissima somma fu da questi compiuto e restituito poi ai frati. Le disposizioni testamentarie di Barnaba vennero in ogni parte osservate, meno in quella relativa al nome, perchè la chiesa fu dedicata a S. Domenico e mai si chiamò di S. Barnaba.
Diverse famiglie contribuirono a compiere ed arricchire la chiesa e fra le altre i Gaddi, i Dazzi, i Martini ecc.
Cosimo Granduca di Toscana, per malvolere verso i frati Domenicani di S. Marco, stati sempre amanti della libertà, tolse loro il convento e lo concesse ai frati Domenicani di Lombardia; ma dopo pochi mesi, il Papa disponeva che il monastero tornasse, come tornò difatti, agli antichi possessori.
San Domenico, esterno
Molti abbellimenti e molte importanti aggiunte furono fatte in varie epoche alla chiesa ed al monastero.
Frate Serafino Banchi vi fece erigere a sue spese il coro, la tribuna dell’ aitar maggiore e la libreria, corredandola di opere rarissime; Fra Cipriano Brignole, esso pure religioso, in questo monastero, vi fabbricò , un noviziato e regalò il ciborio di legno dell'altar maggiore; e finalmente i fratelli neofiti Alessandro ed Antonio di Vitale Medici, decorarono la fronte della chiesa del portico eretto col disegno di Matteo Nigetti nel 1685.
Molti celebri personaggi vestirono l’abito religioso in questo convento e basterà nominare fra gli altri: Antonino Pierozzi poi arcivescovo di Firenze, Fra Bernardo Del Nero vescovo di Bisignano, Monsignor Ercolano e Mons. Angelo Da Diacceto vescovi, l’uno di Perugia, l’altro di Fiesole.
Fra Giovanni Angelico detto il Beato Angelico uno dei riformatori della pittura italiana, il P. Domenico Buonvicini seguace di Savonarola, che insieme a lui ed al P. Silvestro Marniti fu impiccato e poi arso in Piazza della Signoria la mattina del 28 Maggio 1498, Santi Pagnini insigne professore di lettere ebraiche ecc.
La chiesa ha nel suo interno subito, in varie epoche, restauri rilevantissimi che le hanno fatto perdere in parte il suo aspetto primitivo; ma rimangono ancora intatti i prospetti delle varie cappelle adorni di squisiti ornamenti in pietra che si attribuiscono a Giuliano da S. Gallo.
Giovanni Antonio Sogliani e Santi di Tito, Adorazione dei Magi 1540-1559 ca
Ricchissimo poi è il corredo delle opere d’arte della chiesa, nonostante le spogliazioni sofferte per il passato a benefizio di musei esteri, dove oggi fan bella mostra numerose tavole dell’Angelico che per essa costituivano un tesoro preziosissimo. Si trovano infatti nella chiesa di S. Domenico: una tavola dell’ Angelico con aggiunte di Lorenzo di Credi nel coro; il Battesimo di Gesù Cristo di Lorenzo di Credi, l’adorazione dei Magi di Gio. Antonio Sogliani finita da Santi di Tito; l’Annunziazione di Jacopo da Empoli; un miracolo di S. Antonino di Giobatta Paggi; una copia della tavola del Perugino trasportata in Galleria degli Uffizi; la Madonna del Rosario di Francesco Curradi un crocifìsso di Andrea Ferrucci di Fiesole, dei sedili a postergali ed un banco di Sagrestia squisiti lavori d’intaglio e d’intarsio del xv secolo.
Il campanile, elegante costruzione di Matteo Nigetti sorto fra il 1611 e il 1613, venne restaurato nel 1900.
L’annesso convento, dopo la soppressione francese, fu venduto ai Velluti Zati Duchi di S. Clemente che lo ridussero a quartieri da villeggianti; ma nel 1879 i Domenicani di S. Marco lo riacquistavano e lo riducevano a noviziato dell’ordine. Anche il convento era ricco d’opere dell’Angelico, alcune delle quali andarono vendute; ma altre poterono sfuggire alla dispersione, alcune vennero
scoperte sotto lo scialbo e così nel ripristinato cenobio resta ancor vivo il ricordo della feconda attività dell’insigne pittore domenicano.
Nella vigna annessa al convento è la graziosa cappellina detta delle Beatitudini, dove si veggono i resti di pregevoli affreschi di Lodovico Luti quasi distrutti dalle intemperie e dal lungo abbandono."
Compagnia di S. Donato di Scozia. — Di fianco alla chiesa di S. Domenico è l'oratorio dell’antica compagnia di S. Donato di Scozia che fin da tempo remoto aveva sede presso la badia Fiesolana. Alla soppressione di questa, la compagnia si trasferì a S. Domenico e nel 1792 edificò la sua nuova sede. In essa si conserva un interessante busto di rame dorato rappresentante S. Donato, pregevole lavoro di oreficeria in rame eseguito nel 1546 da un Maestro Niccolò Guascone.
Tratto da Guido Carocci, I dintorni di Firenze, Firenze, Galletti e Cocci, 1906