Carlo Ferrari, soprannominato "il Ferrarin", nacque a Verona il 30 settembre 1813 e fu un pittore italiano rinomato per le sue vedute cittadine e le scene di genere, spesso ispirate alla pittura fiamminga. Studiò in maniera irregolare presso l'Accademia Cignaroli di Verona e lavorò anche come copista e restauratore sotto la guida del frescante Pietro Nanin (1). Ferrari esordì nel 1837 all'esposizione di Belle Arti dell'Accademia di Verona, dove presentò una serie di vedute cittadine animate che divennero uno dei suoi soggetti più caratteristici. Durante gli anni Quaranta, il suo successo crebbe notevolmente, partecipando a esposizioni importanti come l'Accademia di Venezia, l'Ateneo di Brescia e l'Esposizione di Belle Arti di Brera a Milano, consolidandosi come uno dei principali pittori veronesi dell'epoca.
Grazie al favore del maresciallo Radetzky (2), Ferrari ricevette numerose commissioni dall'aristocrazia e dai circoli militari austriaci, che apprezzavano le sue vedute della laguna di Venezia. Il suo apice di notorietà internazionale arrivò nel 1851, quando l'imperatore Francesco Giuseppe (3) visitò il suo studio, garantendogli commissioni di altissimo rango.
Oltre alla pittura, Ferrari si dedicò all'incisione e alla traduzione di opere rinascimentali. Collaborò strettamente con il collezionista Cesare Bernasconi (4), affinando le sue conoscenze artistiche. Partecipò anche all'Esposizione generale italiana di Torino nel 1898.
Stile:
Il Ferrarin sviluppò uno stile pittorico che si colloca tra il realismo e l'influenza della pittura fiamminga. Le sue opere sono caratterizzate da una grande attenzione ai dettagli e da una rappresentazione accurata e vivida della vita quotidiana e delle vedute urbane. La sua pittura si distingue per l'uso della luce e dell'ombra per creare profondità e realismo, rendendo le sue scene urbane ricche di atmosfera e vitalità. Il suo lavoro riflette anche un'influenza della tradizione vedutistica del Settecento, specialmente nelle sue rappresentazioni di Venezia, con una particolare sensibilità per il paesaggio e l'architettura.
Questa immagine raffigura Piazza della Signoria a Firenze in un dipinto d'epoca che mette in evidenza la Loggia dei Lanzi, uno degli elementi architettonici più noti della piazza, con le sue caratteristiche arcate. In primo piano, si notano alcune delle statue classiche, tra cui il celebre "Perseo" di Benvenuto Cellini, con lo sguardo rivolto verso il pubblico. Il dipinto cattura la vita quotidiana della Firenze ottocentesca, con persone che passeggiano, chiacchierano e si godono la giornata in un ambiente che fonde l'arte rinascimentale con la vitalità della città. Sullo sfondo, si intravedono gli antichi edifici scomparsi come la Tettoa dei Pisani, e le strade che conferiscono profondità alla scena, aggiungendo un senso di prospettiva e realismo.
(1) Pietro Nanin, Frescante italiano attivo nel XIX secolo, specializzato nella decorazione di interni religiosi e civili. Nanin era noto per la sua abilità tecnica e per il restauro di affreschi antichi, lavorando prevalentemente a Verona.
(2) Maresciallo Radetzky: Josef Radetzky von Radetz (1766-1858) fu un celebre maresciallo austriaco, governatore del Regno Lombardo-Veneto, famoso per le sue campagne militari e per il lungo dominio austriaco in Italia. È noto anche per la "Radetzky-Marsch", marcia a lui dedicata dal compositore Johann Strauss padre.
(3) Francesco Giuseppe I (1830-1916) fu imperatore d'Austria e re d'Ungheria, noto per il suo lungo regno e per aver guidato l'Impero Austro-Ungarico attraverso numerosi cambiamenti politici e sociali durante il XIX secolo, fino alla Prima Guerra Mondiale.
(4) Cesare Bernasconi: Collezionista d'arte del XIX secolo, Bernasconi era attivo a Verona ed era appassionato di arte rinascimentale. Era conosciuto per la sua vasta collezione di opere d'arte e per il suo ruolo di mecenate nel contesto culturale veronese.
Bibliografia:
- Giorgio Baldo, Verona nell'Ottocento: Arte e Cultura, Cierre Edizioni, 2005.
- Giuseppe Pavanello, La pittura veneta dell'Ottocento, Marsilio Editori, 1998.
- Laura Lorenzoni, Carlo Ferrari, il Ferrarin: Vedute e Scene di Genere, Franco Cosimo Panini Editore, 2011.
- Ugo Ojetti, Accademia Cignaroli di Verona: Documenti e Testimonianze, Electa, 1990.
Eroe della salvaguardia artistica lottò contro i nazisti per riportare in Italia opere trafugate, lasciando una enorme eredità culturale.
Di umili origini, serva presso una famiglia fiorentina, promosse la fondazione dell'Ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze nel 1288.
La sua iconografia influenzò altri ritratti di monache toscane. La pittrice morì in convento.
Gemma Donati: nella storia la silenziosa compagna di Dante Alighieri