Annunciazione
Alesso Baldovinetti, 1457 circa, Galleria degli Uffizi a Firenze.
Le Vergini adoranti del Baldovinetti non hanno il sorriso alfettuosamente materno delle Madonne di Fra Filippo, non la malinconica gravità di quelle del Botticelli ma bene esprimono l’ intima soddisfazione, il raccoglimento profondo col quale Maria dovette adorare, lieta e compresa della sua missione divina, il Salvatore degli uomini; così nella Vergine annunciata egli non seppe vedere nè lo spavento per l’improvvisa apparizione nè il tentativo di sottrarsi all’alto ufficio, ma solo un leggerissimo atto di sorpresa accompagnato, quasi nascosto, da un gesto di obbedienza, di sottomissione completa ai voleri del Signore.
La Madonna è veramente per il Baldovinetti «umile ed alta più che creatura»; egli l'ama così perchè in questa umiltà ritrova una parte di sè stesso, perchè vede in Lei, egli debole e misero, una protettrice, una consolatrice; e vuole che tutto sorrida intorno a Lei, che la natura offra a Lei i suoi paesaggi più ridenti, le sue valli più pittoresche. In un maggio fiorito e giocondo della sua bella Firenze quattrocentesca egli scorge un mattino, al di là di un portico classicamente elegante, le masse scure di cipressi staccarsi con contorni precisi sul cielo illuminato dalla luce chiara dell’aurora. Niente egli aveva ammirato di più bello, niente la sua fantasia di artista gli aveva suggerito di più altamente poetico. Ed ecco che sotto quel portico, chiuso in fondo da un’aiuola folta di fiori cui fa spalliera un piccolo muro di marmi colorati, egli immagina un’esile figura di giovane donna, tutta compunta e gentile, e davanti a lei un angelo biondo, le braccia incrociate sul petto, la fronte alta e serena. La visione è perfetta; non manca che fermarla col pennello.
L’esecuzione non corrispose purtroppo all’insieme armonico e solenne che l’immaginazione giovanile del pittore gli aveva dettato, e nell’Annunciazione che era una volta nell’antico monastero di S. Giorgio e che si trova oggi nella prima sala toscana della Galleria degli Uffizi, può il critico minuzioso riscontrare parecchi difetti nei particolari che scemano di molto anche l’effetto estetico dell’insieme del quadro. Difetti derivanti in parte da una non completa padronanza dell’arte, sì che quest’Annunciazione, dopo essere stata per lungo tempo attribuita al Pesellino, è oggi concordemente riconosciuta opera giovanile di Alesso: troppo esili le colonne del portico, troppo esile il leggìo della Vergine, sproporzionata la figura stessa di Lei, con le gambe esageratamente lunghe in paragone del resto; e le sue mani mal disegnate, sì che sembrano rattrappite; nell’Angelo poi, eccessivo il movimento, pesante e sovraccarica l’ampia tunica rossa. A questi difetti si aggiungano altri propri non dell’età ma dell’autore e sopra tutto «la maniera alquanto secca e crudetta, come dice il Vasari, massimamente nei panni»; forse il Baldovinetti passò qualche anno come apprendista nella bottega di un orefice, donde ritrassero l’abitudine di fare i panneggiamenti troppo insaldati e le pieghe ad angolo secco anche artisti come l’Uccello, i Pollaiolo e il Verrocchio.
Risplende tuttavia in questa Annunciazione, malgrado tali difetti, la grazia delicata che aveva sorriso alla mente dell’artista nel momento della visione creatrice: armoniosa la composizione generale, tranquillo l’atteggiamento della Vergine che con la sinistra si tiene, con mossa naturalissima, il manto e alzando lievemente la destra in atto di meraviglia fìssa a terra gli occhi (due occhi neri scintillanti che ritroveremo sempre in Alesso) compunta e confusa dall’annunzio divino; e l’Angelo, con movimento sia pure esagerato ma vivacissimo e bene esprimente il suo zelo nell’alta missione, corre a Lei fissandole in volto le sue nere pupille (e le ali sembrano agitarsi, i riccioli biondi muoversi al loro vento) per adorare in Lei la madre di un Dio. Accorta è inoltre la disposizione dei colori, sebbene non sempre essi siano ben appropriati ai singoli oggetti, per il saggio alternarsi dei toni rossi e degli azzurri, mentre le due figure ben staccano sopra le tinte scure date dai marmi colorati del piccolo muro di fondo; bellissimo il cielo nel quale l’azzurro va a poco a poco perdendosi nel bianco dell’aurora sorgente ed è altrove velato da leggere nuvolette, come sempre in Alesso. L’esame minuto del dipinto, che è quello pervenutoci in condizioni migliori fra i lavori del Baldovinetti, palesa l’esecuzione tecnica che abbiamo già riconosciuto propria del nostro pittore, a piccoli tratti di pennello sottili e numerosi, visibili specialmente nei capelli e nelle ali dell’Angelo; ammirabile è poi la precisione nell’esecuzione dei particolari che rivela insieme la pazienza e la coscienza artistica dell’autore.
"La Vergine, dalla figura elegantemente allungata, ha un gesto quasi di sorpresa mentre si alza dal sedile, davanti a un tavolino su cui si trova un libretto rosso, che probabilmente stava leggendo, e un altissimo badalone. L'Angelo è infatti sopraggiunto da sinistra, con la veste increspata per il rapido movimento, e con le braccia incrociate in segno di umiltà le porta l'annuncio, che essa accetta, infatti dal cielo già arrivano i raggi dorati della fecondazione divina.​" (Fonte: Gloria Fossi, Uffizi, Giunti, Firenze 2004. ISBN 88-09-03675-1).
Annunciazione, Alessio Baldovinetti, Galleria degli Uffizi
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