Nello Zibaldone del Priore di Cerliano del XVII secolo, Matteo Pinelli narra della quarantena durante la peste a Firenze e nel Mugello ai tempi del granduca Ferdinando II.
Matteo Pinelli fu priore di S. Andrea a Cerliano, nel comune di Scarperia, sul fianco meridionale dell’Appennino fra la vecchia strada bolognese del Giogo a est e il torrente Levisone a Ovest. La sua carica durò dal 1606 al 1669. Durante questo periodo, tenne una sorta di diario, o meglio di “zibaldone” come lui stesso lo intitolò. In questo zibaldone, Pinelli raccolse, con arguzia e un pizzico di ironia, oltre ai resoconti amministrativi della parrocchia, anche gli eventi sociali e naturali che riguardarono il Mugello e la vicina Firenze.
Tra i tanti racconti, ve n’è uno in particolare che tratta della peste del 1630-1 a Firenze e della quarantena che ne conseguì. Questo zibaldone è considerato una preziosa testimonianza storica del suo tempo.
Gennaio acqua, vento, neve a’ monti, senza freddo. Febbraio umido da
prima; freddo da mezzo, il resto bello. Marzo buono. Aprile freddo
spesso, pioggia e neve al fine. Maggio bello fuorché a’ 14; molte saette
con morte di bestie e danno d’alberi e di case. Tempesta verso Vicchio.
Giugno rovaio asciutto con danno delle biade grosse, qualche tempesta
alle volte. Luglio bello, acque a tempo per le biade. Agosto simile. Così
settembre. A’ 29 partì per Germania l’Arciduchessa Maria Maddalena.
Ottobre buono. Novembre piovoso. Dicembre peggio. A’ 13 tornò l’Ar-
ciduchessa morta per via. Non fu molto grano né biade grosse; ma delle
minute, del vino e de’ marroni assai. Dell’olio ricolta ragionevole. Di
gennaio e febbraio si fece la quarantena per la peste in Firenze e in 4
vicariati. Il male era sparso per lo stato, ma andava scemando. Non si
predicò la quaresima, non si fece fiere, e mercati pochi?. I poveri dello
stato ebbono dal Gran Duca limosine di rito come l’anno passato. A’ 13
dicembre cominciò il Monte di Somma*43 a vomitare incendio terribile.
Durò sino a’ 23.
Questa peste [al Mugello] cominciò in tal maniera. L’anno 1629 morì Ferdinando
Gonzaga duca di Mantova senza successione. Per la qual cosa nacque
guerra per conto dello stato e vennero a’ suoi danni Tedeschi, Francesi
e Spagnuoli, chi per prendere il dominio e chi per dare aiuto a’ pretensori.
Da questa guerra si crede, che avesse origine la peste e più dalla tedesca.
che dall’altre nazioni. Cominciò l’autunno del 1629 in Lombardia e a
poco a poco si distese in Milano, in Parma e altre città, e giunse in
Vinezia. Venne poi alla volta nostra, arrivando in Bologna. E se subito,
che la si scoperse, si cominciarono a metter guardie diligentissime a tutti
i passi; quando ella si sentì tanto vicina, allora sì, che a’ passi, alle poste,
a’ confini, alle montagne si rinforzarono le guardie d’ogni sorte, si fecero
i posti con le loro trabacche, si deputarono huomini per le città, castelli
e borghi sopra la Sanità, si mandarono bandi severissimi e si fece ogni
sorta di provvisione particolarmente dal Magistrato della Sanità di Firen-
zel45. Con tutto ciò del mese di Giugno 1630 ell’entrò nella Toscana, e si
scoperse prima a Trespiano e se ben chi n’ha scritto, dice, ch’ella
principiò in Firenze, la voce comune è, che un forestiero Milanese, o
d’altro luogo di Lombardia giugnesse appestato a Trespiano e quivi
morisse lasciandovi il male, che di poco in poco s’allargò quivi intorno
e poi entrò nella città e cominciò a lavorar da vero sì che non era finito
Dicembre, che si diceva esservi perite diecimila persone, chỉ di gonfi e
chi di carboni. Si fecero a questo fine più Lazzeretti nella città e fuori,
e gran numero di becchini, Si stamparono le some delle bullette della
sanità e altro non si vedeva andare attorno, perché uno che avesse a
camminar quattro passi, n’aveva bisogno, o da’ Deputatio da’ Preti
curati. Era il paese pieno di spavento e d’afflizione. I luoghi murati per
ogni verso si turavano, lasciando aperta una porta, o due con cancelli
steccati e guardie armate. Le case ove era entrata la peste si serravano e
contrassegnavano, gli ammalati si portavano a’ lazzeretti, i morti a’
campi santi e le masserizie al fuoco. Alcuni tenevano per ciò il male
segreto e facevano peggio, e altri sotterravano i lor morti di nascoso. Da
Firenze andò la peste ne’ contorni e in altre città dello stato. Quelli del
Borgo a San Lorenzo, che sono ogni dì a Firenze, la condussero in
Mugello. Di loro morirono in tutto il tempo più di 200. Altri del paese la
portavano a casa in panni comprati, o in praticare con ammorbati. A
Scarperia fu portata tre volte; ma finì nelle case, dove cominciò con morte
di otto o dieci solamente. A S. Giorgio ne morì più di trenta, a Fernoncino
una famiglia intera, a Marticciuolo il simile e di quivi entrò nel Borgo di
Agata in due case di poveri che morirono tutti. Alla Cavallina e intorno
fece il medesimo. Passò a Cornacchiaia e a Cavrenno e in altri luoghi,
ch’io non nomino. Ma nel mio popolo non entrò mai per grazia di Dio,
benché molti andassero spesso a Scarperia, al Borgo, a Firenze anche
contro gli ordini e contra mia voglia. Quest’anno furono vietate le predi-
che, le fiere, i mercati e tutte la ragunate; e si rasciugarono tutte le pile
dell’acqua benedetta.
E poiché finito l’anno 1630 la peste non finiva, si fece in Firenze di
Gennaio e Febbraio 1631 una quarantena bene ordinata e così ne’ quattro
vicariati principali. E da poi il male andò sempre scemando, ma non cessò
del tutto. Anzi all’entrar del 1633 in Firenze ricominciò più crudele, che
mai per via di panni appestati rimessi in uso, come si disse, e durò intorne
a sei mesi. Ritornò anche al Borgo a S. Lorenzo. Del mese di Maggio i
fiorentini portarono a Firenze e per tutta la città processionalmente la
Madonna dell’Impruneta con gran solennità, con doni e voti; e prima
avevano esposto il corpo di S. Antonino Arcivescovo. Così di Giugno
1633 finì il contagio entrato in Toscana di Giugno 1630. E si disse, che
universalmente in questo tempo era morto la terza parte delle persone,
dove era stato il male. Quando la seconda volta egli ritoccò io notai, che
non avevano gli huomini tanto terrore a un pezzo, quanto n’avevano
quando la prima volta egli s’aspettava. Molti altri particolari potrei
raccontare di questa pestilenza, ma me ne rimetto alle memorie fattene da
altri e a’ libri stampati. Aggiungo solamente che l’anno 1631 alla fine di
Settembre partì di Firenze per andare in Germania l’Arciduchessa Maria
Maddalena d’Austria stata moglie di Cosimo secondo G. Duca di Tosca-
na, e morì per via. Tornò in cassa adì 13 di Dicembre.
"Gennaio portò con sé acqua, vento e neve sui monti, ma non un freddo eccessivo. Febbraio si presentò umido all'inizio, freddo a metà, con il resto caratterizzato da bel tempo. Marzo si dimostrò positivo, mentre aprile fu spesso freddo con pioggia e neve alla fine. Maggio fu per lo più bello, tranne il 14, quando tempeste colpirono, causando la morte di bestie e danni ad alberi e case. Verso Vicchio, si scatenò una tempesta. Giugno vide un rovaio asciutto con danni alle biade grosse e occasionali tempeste. Luglio, agosto e settembre furono belli, con piogge benefiche per le coltivazioni. Il 29 settembre, l'Arciduchessa Maria Maddalena partì per la Germania.
Ottobre si presentò bene, novembre fu piovoso, e dicembre ancor peggio. Il 13, l'Arciduchessa tornò, purtroppo morta per via. La produzione di grano e biade grosse fu scarsa, ma vino, marroni e olio furono abbondanti. Nel periodo di gennaio e febbraio, Firenze fu colpita dalla peste, con misure restrittive, mancanza di prediche, fiere e mercati. Limosine furono distribuite ai poveri. Il 13 dicembre, il Monte di Somma iniziò a eruttare fuoco.
La peste, originata dalla guerra del 1629 per il Ducato di Mantova, iniziò in Lombardia, si diffuse in varie città, e giunse in Toscana nel giugno del 1630. La malattia causò morte e terrore, con la gente che cercava rifugio nei Lazzeretti e nelle città murate. Nel Mugello, la peste arrivò attraverso il Borgo a San Lorenzo. A Scarperia e in altri luoghi, causò perdite significative. Nel popolo del narratore, per fortuna, non entrò, ma il terrore persistette.
Nonostante le misure preventive, la peste non si placò completamente fino al 1633. Un'ulteriore ondata colpì Firenze all'inizio del 1633, durando circa sei mesi. La peste ritornò al Borgo a San Lorenzo.
Nel maggio del 1633, i fiorentini organizzarono una processione con la Madonna dell'Impruneta, cercando la protezione divina. Nel giugno 1633, la peste terminò, con la notizia che un terzo della popolazione nei luoghi colpiti aveva perso la vita. Quando la peste tornò per la seconda volta, la paura non fu così intensa come la prima volta.
L'anno 1631 vide la partenza dell'Arciduchessa Maria Maddalena per la Germania a settembre e la sua triste morte durante il viaggio, tornando a Firenze il 13 dicembre".
Fatti accaduti nel 1861 a Firenze, sperando di avere fatto qualcosa di interessante. Piccole schegge di storia. Grazie.
Le iscrizioni sulla colonna di San Zanobi sono risultate essere false, dimostrate dalla loro discordia cronologica e dai dati storici.
Le loro origini erano già dibattute tra le teorie di Erodoto e quelle di Dionigi di Alicarnasso.
Una bomba scoppiò durante un corteo monarchico, 3 morti e molti feriti. I "colpevoli" furono arrestati, ma poi liberati.