Perin del Vaga

Perin del Vaga



Narra il Vasari come Perino nell'anno 1523, per fuggire la pestilenza che aveva colpito Roma, tornò a Firenze, dalla quale era partito da fanciullo, e forse anche per lasciare in patria una memoria degna della propria celebrità e della considerazione in cui era tenuto nella scuola Romana, accettasse di dipingere per la compagnia dei Martiri (fig. 1) nel convento di Camaldoli una grande parete con la storia dei 10 mila martiri quando e' sono condennati alla morte dinnanzi a' due imperadori romani, che dopo la battaglia e presa loro gii fanno in quel bosco crocifiggere e sospendere a quegli alberi .... ed ancora che il luogo fosse diserto ed il prezzo piccolo, pure fu di tanto potere l'invenzione della storia e la facciata, che era assai grande, che egli si dispose a farla; oltreché egli ne fu assai confortato da chi gli era amico, attesoché questa opera lo metterebbe in quella considerazione, che meritava la sua virtù fra i cittadini, che non lo conoscevano, e fra gli artefici suoi in Firenze dove non era conosciuto se non per fama. Deliberatosi dunque a lavorare, prese questa cura, e fattone un disegno piccolo, che fu tenuta cosa divina, e messo mano a fare un cartone grande quanto l'opera, lo condusse non si partendo da quello, a un termine, che tutte le figure principali erano finite del tutto.
Segue una minuta entusiastica descrizione, che è inutile riportare, visto che il cartone qualche decennio più tardi andò disperso e che l'affresco non fu mai eseguito, poiché anche la peste arrivò a Firenze, il convento di Camaldoli fu tramutato in lazzaretto e Perino partì per non ritornare più. Il solo testimone di così esaltato lavoro rimane il piccolo disegno che fu tenuto cosa divina e tornò in Firenze ad arricchire la pregevole raccolta di disegni del noto critico d'arte e collezionista Charles Loeser (1).

 


Fig. 1) Pierin del Vaga. — Disegno per la storia dei diecimila martiri.
 

In linea generale esso corrisponde alla descrizione del Vasari; naturalmente essendo poco più che uno schizzo, non vi si vedono i dettagli di espressione e di ornamenti; ma la disposizione dei gruppi e delle masse di luce, l'efficacia e la disinvoltura dei movimenti, la perfezione delle proporzioni, rendono il concetto in tutta la sua evidenza ed eleganza di disposizione.
Fortuna volle, che durante il suo soggiorno in Firenze Pierin del Vaga fosse alloggiato presso ser Raffaello di Sandro, prete zoppo, cappellano in S. Lorenzo, il quale non volle mai esser mai pagato per sua ospitalità, ma si contentò di desiderare un straccio di carta di sua mano. Per il che visto questo, Ferino tolse circa quattro braccia di tela grossa, e fattala appiccare ad un muro che era fra due usci della sua saletta, vi fece un' istoria contrafatta di color di bronzo, in un giorno e in una notte: nella qual tela, che serviva per ispalliera, fece l'istoria di Mosè quando passa il mar Rosso e che Faraone si sommerge in quello co' suoi cavalli e co' suoi carri; dove Ferino fece attitudini bellissime di figure: chi nuota armato e chi ignudo, altri abbracciando il collo a' cavalli, bagnati le barbe e i capelli, nuotano e gridano per la paura della morte cercando il più possibile di scampare. Dall'altra parte del mare vi è Mosè, Aron e gli altri ebrei maschi e femmine, che ringraziano Iddio, ed un numero di vasi, che egli finge che abbiano spogliato l'Egitto, con bellissimi garbi e varie forme, e femmine con acconciature di testa molto varie. La quale finita lasciò per amorevolezza a ser Raffaello. (fig. 2)

 



Fig. 2) Il passaggio del mar Rosso di Bonaccorsi Pietro detto Perin del Vaga (1501/ 1547)
(Scheda Beni Culturali)



Non so per quali vicende, questa tela color di bronzo arivò ad essere posseduta dei marchesi Uguccioni di Firenze, non certo in perfetto stato di conservazione, ma sempre tale da corrispondere pienamente alla descrizione e da render degna d'ammirazione la grande facilità e vivacità dell'arte di Pierin del Vaga.
Mi è sembrato utile di pubblicare questo disegno e questo chiaroscuro prima di tutto ad illustrazione delle entusiastiche descrizioni del Vasari, e poi a dimostrare verso quale tendenza il gusto artistico fino dal 1523 si stava indirizzando. Il Vasari dice che il cartone vistosi per gli artefici e gli altri intendenti ingegni, giudicarono non aver mai visto pari bellezza e bontà in disegno, dopo quello di Michelangiolo Buonarroti fatto in Fiorenza per la sala del Consiglio; del che, dal lato della forma, non dubitiamo, vista la perfezione dell'arte di Pierin del Vaga, come si può giudicare, ad esempio, da una delle sue poche pitture ben conservate, la Visitazione dipinta a fresco nell'alto della crociera di sinistra alla Trinità dei Monti in Roma (fig. 3). Guardando poi alla composizione, si comprende che ad un tal giudizio si potesse giungere da chi oramai non mirava più che alle difficoltà tecniche vinte, alla scioltezza dei movimenti, al trionfo del nudo, degli effetti di torso, delle espressioni e dei gesti di convenzione ispirati dalla scultura antica, tutte qualità che diventano superficiali, impersonali, quando non sono animate dalla profondità di sentimento di un Michelangiolo e dalla grazia intima di Raffaello. Infatti queste due composizioni che al loro tempo parvero recare il soffio d'una nuova era dell'arte, che spirava dalla Roma di Michelangiolo e di Raffaello, ci lasciano adesso indifierenti, poiché ci ricordano più o meno molte altre simili composizioni posteriori della scuola Romana immaginate più per facilità di assimilazione, che per ispirazione diretta dalla vita, e sentiamo l'accademia nell'eleganza dei movimenti e nell'equilibrio perfetto degli aggruppamenti.
Invece i giovani fiorentini, come gli artisti d'ogni altra regione d'Italia, abbagliati dallo splendore della forma, che pareva facesse oramai rivivere l'arte antica, si abituarono a disprezzare l'arte seria del proprio paese, disciplinata sullo studio del vero e caratterizzata sulla propria razza, e ad aspirare a Roma, come alla sede della vera, unica perfezione. 
Così all' ombra dei due genii dominanti si andò formando quella maniera accademica, decorativa, di grandiosità ricercata e di eleganza superficiale, che s'infiltrò a poco a poco in ogni scuola, eccetto la Veneziana, e si sovrappose ad ogni energia regionale, generando quello stile dominante alla metà del cinquecento, che s' introdusse in seguito anche in Francia e in Fiandra.

(1) Charles Loeser, nato a New York nel 1864, ha studiato Storia dell’Arte alla Harvard University, laureandosi nel 1886.​ (Fondazione Loeser)






Fig. 3) Perin del Vaga, Trinità dei Monti, Roma. 1526/1527 circa.

 



Tarquinio Prisco fonda il tempio di Giove in Campidoglio
Galleria degli Uffizi

 

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