Era nel numero delle dodici leggendarie priorie. Sebbene di origine incerta, nondimeno non mancano documenti comprovanti la sua antichità. Nella concessione livellaria della chiesa di San Procolo a don Pietro abbate di Badia, in data del dì 15 gennaio dell'anno 1065, è chiamata a confine la vinea sancti Appolenari e in un altro atto del dì 1° febbraio del 1065, è descritto uno petium terre posite extra muros civitatis florentie prope ecclesiam sancti apollinaris (1). Trovavasi dapprima fuori le mura; fu collegiata con canonici, i quali menavano vita comune. Il chiostro è ricordato in un atto del 1131: actum est hoc infra clanstrum ecclesie sancti appolenarii civitate florentie (2).
Della primitiva basilica non ci sono rimaste che poche notizie, e l'iscrizione che ne attribuiva la fondazione alla famiglia Sacchetti è priva di fondamento. Dev'essere stata ricostruita nel secolo XIV e fu allora che Andrea Orcagna e Bernardo suo fratello, tanto nell'interno che all'esterno la decorarono di pregevolissimi dipinti. Aveva tre navi ed era vòlta a oriente.
Nell'anno 1592 fu concessa ai monaci Olivetani, quando per compiacere a Ferdinando I cedettero la chiesa di San Michele Bertelde ai chierici teatini. Gli Olivetani vi rimasero fino al 1755, anno in cui la chiesa e il chiostro furono destinati per residenza del Santo Uffizio. Spiacque ai monaci di perdere quest'antica chiesa e non mancarono di farne rimostranza a papa Benedetto XIV per mezzo dell'abbate generale don Serafino d'Anna napoletano.
Recatosi questi dal papa «per presentargli un memoriale su di ciò, subito he intese il pontefice Benedetto, che era venuto alla sua presenza per parlargli di quest'affare, lo cacciò via da sè e non potè eppure presentargli detto memoriale». Nel mese di settembre il papa emanò il decreto di soppressione della chiesa e canonica aun annexis et connexis qaomodolibet spectanctibits il quale fece temere alla bella prima per ragione di questa clausola anche maggior pregiudizio del monastero di quello della perdita della sola chiesa e canonica; ma poi fu considerato, che detta clausola non aveva altra ragione che in ordine al suolo o luogo di detta chiesa e canonica. Tal decreto pervenne a mons. arcivescovo di Firenze, Gaetano Incontri volterrano, come delegato apostolico in tale affare, con ordine di fare la sentenza di soppressione di detta chiesa e canonica, che fu dal medesimo pronunziata nel mese di settembre dello stesso anno 1755; nella quale v'era inserita la clausola, che il monastero potesse ritirare tutti i mobili, e arredi sacri e profani tanto della chiesa, come della sagrestia e canonica e tutte le suppellettili etc. siccome il priore, e le congregazioni o compagnie, erette in detta chiesa tutte le loro robbe, come di poi seguì.
Nel mese finalmente d'aprile 1756 essendo stata fatta da mons. Filippo Gondi canonico della metropolitana, e vicario generale di mons. arcivescovo, la sconsacrazione di detta chiesa di Santo Apollinare, rimase la medesima, e l'annessa canonica secolarizzata» (3). La chiesa era stata completamente restaurata nell'anno 1636 dalla famiglia Sacchetti, e in memoria di ciò, nell'interno, sulla maggior porta leggevasi questa iscrizione:
FAMILIAE DE SACCHETTIS
TEMPLVM HOC MVLTIS ANTE SAECVLIS
MAIORVM SVORVM PIETATE CONSTRVCTVM
AC B. APPOLLINARI DICATVM
RESTITVIT EXORNAVITQVE
AN. SAL. CXXXVI
Vi ebbero le cappelle i Sacchetti, i Sinibaldi, le monache della religione di Malta, gli Olivetani, lo spedale di Santa Maria Nuova, l'arte dei cuoiai. Soppresso anche il tribunale del Santo Uffizio, i locali vennero ridotti a private abitazioni e non sono molti anni che in parte servirono per l'erezione di una cappella protestante, presso la quale si possono vedere i resti dell'antico chiostro.
Nel 1258 sulla piazza di Sant'Apollinare fu decapitato il cardinale Tesauro Beccaria, inviato a Firenze da papa Alessandro IV, quale suo legato a Firenze per comporre le discordie tra i guelfi e i ghibellini.
Arnaldo Cocchi, Le chiese di Firenze dal secolo IV al secolo XX, Pellas, Firenze 1903.
(1) Lami, Eccl. Fior. Mon., voi. Ili, pag. 1425.
(2) Arch. di St. fior., Diplomatico, Acquisto Strozzi-Uguccioni, 1131, 28 aprile.
(2) Da un libro ms. intitolato: Ricordanze del monastero di San Bartolommeo di Monte Oliveto di Firenze, gentilmente mostratomi da D. Placido Lugano O. S. R.