La prima esposizione italiana del 1861.
La mattina del 15 settembre 1861 il re dell'Italia appena riunita, Vittorio Emanuele II, inaugurò in gran pompa a Firenze, nei locali della stazione della Leopolda in Porta a Prato, la prima grande Esposizione (oggi si dice Expo, chissà perché) nazionale del nuovo Regno d'Italia. Questa grande kermesse durò due mesi esatti; espose oltre 2.500 prodotti ed accolse oltre 136.000 visitatori. Per l’Italia era la prima sua grande occasione per farsi conoscere al mondo soprattutto come Nazione Unita. La mostra duò fino alll'8 dicembre dello stesso anno.
A livello internazionale le grandi esposizioni non erano certo una novità, perché non essendoci ancora i grandi mezzi di comunicazione, organizzare grandi eventi era l’unico modo per dimostrare ad altri Paesi la propria potenza commerciale ed industriale. La prima venne inaugurata nel 1756 a Londra poi Ginevra, Amburgo, Praga e Parigi; nel 1851 a Londra la prima “Esposizione Universale” e due anni dopo a Dublino e New York. L’Esposizione che rese il mondo più piccolo e vicino è stata quella di Parigi nel 1855 con 25.000 espositori ed oltre 5 milioni di visitatori. Da ricordare che la Torre Eiffel venne progettata e costruita per inaugurare, oltre il grande evento, anche l’entrata del ferro nell’edilizia.
le altre nazioni per merito dell’unità del proprio paese proponevano eventi con le nuove tecnologie, noi proponevamo un nuovo tipo di aratro chiamato “coltro”, brevettato dal Marchese Cosimo Ridolfi [1] inventore e “mente” dell’esposizione del 1861, che con le sue lame rivoltava la terra molto più a fondo di quelli comunemente usati. Una grande invenzione quella del Marchese peccato però che gli stand inglesi, con le loro macchine agricole a motore, mostrarono al mondo che l’Italia aveva gravi mancanze riguardo ad una tecnologia non sfruttata al meglio.
Sia nel 1861 che oggi l’Italia si trovò a primeggiare sui vini creando così l’apertura di un nuovo mercato mondiale.
Qualche curiosità: a vincere i premi finali sul viticolo non sono stati i prodotti toscani ma bensì quelli siciliani: inoltre un intero padiglione venne dedicato alle candele, erano meglio quelle di tipo steariche o quelle di sego? In queste dotte discussioni passò quasi inosservato il bel "motore a scoppio" di Barsanti e Matteucci [2] e il “Pantelegrafo” [3], il nonno del moderno fax, che lo stato francese si apprestò ad adottare mentre l’Italia lo dimenticò.
Destò molto interesse per l’industria militare, come non pensarlo, invece l’invenzione del Generali Cavalli col suo cannone omonimo [4] di caricamento dalla culatta. Un’altra grande invenzione scientifica, che destò subito l’interesse mondiale, venne data dai Fratelli Alinari con la fotografia, scoperta pochi decenni prima.
La mostra comprendeva inoltre grandi esposizioni di arte sia pittorica che scultorea, di enormi serre e giardini dedicate allo studio floreale e come detto prima ai vini ma anche alle birre artigianali che la Toscana, in quel tempo, deteneva il primato rispetto alle altre regioni italiane.
introduzione di Yorick del libro a fianco:
AL CAVALIERE FRANCESCO CAREGA
Segretario Generale delia Commissione Reale per l'Esposizione Italiana.
Caro Cecco,
C'è della gente che dice male di te, tanto per passare un' ora, e quella va lasciata fare. La maldicenza è lo spirilo di chi non ne ha. Ce nè di quella che ti maltratta perchè t' invidia, e codesta è bene che ci sia. È la fede di battesimo di quel po' di buono che altri ti potrebbe negare. Non s'invidia ciò che non è o ciò che è cattivo. Ma i più ti denigrano perchè questa importante faccenda dell' Esposizione italiana è riuscita bene. Chi opera con buon successo è il critico più acerbo di chi sta colie mani in mano, o le muove a sproposito. Quella di far presto e di far bene è colpa che certa gente non sa mai perdonare a nessuno [...]
[1] Il marchese Cosimo Pietro Gaetano Gregorio Melchiorre Ridolfi (Firenze, 28 novembre 1794 – Firenze, 5 marzo 1865) è stato un agronomo e politico italiano. Al momento della caduta della dinastia dei Lorena, nel 1859, venne chiamato a far parte del Governo Provvisorio Toscano come ministro dell'Istruzione, con l'interim degli affari esteri; dopo l'unione della Toscana al Piemonte, il 23 marzo 1860 venne nominato senatore del Regno.
[2] Barsanti e Matteucci riuscirono a depositare l'invenzione il 5 giugno 1853 presso l'Accademia dei Georgofili di Firenze e, nell'anno successivo, a brevettarla in Inghilterra, Francia, Belgio, Prussia e Piemonte, attraverso l'istituzione della Società anonima del nuovo motore Barsanti e Matteucci. La costruzione del motore ebbe inizio nel 1860 presso le officine di Pietro Benini. Quello stesso anno, durante l'Esposizione Nazionale di Firenze delle Arti e delle Industrie, fu messo in funzione un modello del motore Barsanti-Matteucci, costruito dalle Officine meccaniche del Pignone.
[3] Abate Caselli riuscì ad interessare le autorità politiche francesi. Ottenuto l'appoggio di Napoleone III, che lo insignì anche della Legione d'Onore, poté disporre, per ulteriori prove e collaudi, dell'intera rete francese. Nel 1864 il governo francese decretò l'adozione del pantelegrafo Caselli per le sue linee telegrafiche. Il servizio fu avviato nel 1865 sulla tratta Parigi-Lione, poi esteso anche sulla Lione-Marsiglia. La tariffa era di 20 centesimi per centimetro quadrato, più la tassa di 10 centesimi. Tale servizio fu interrotto nel 1871 in seguito ai fatti della guerra franco-prussiana e mai più ripristinato.
[4] Giovanni Cavalli (Novara, 23 luglio 1808 – Torino, 23 dicembre 1879) è stato un militare, inventore e politico italiano. Si dedicò allo studio delle artiglierie e cercò di risolvere i problemi dell'alleggerimento delle artiglierie da campagna, del perfezionamento delle grosse artiglierie e del caricamento dalla culatta, e risolse il problema della sistemazione dei ponti militari. I suoi progetti per i ponti e per il caricamento delle artiglierie dalla culatta, ad anima liscia, sono del 1832.
Si incede, gli occhi fissi verso la meta, e non si ha tempo di voltarsi indietro.
È inutile ricordare gli avvenimenti vari e infiniti fu teatro questa piazza ch'era il centro della vita e del commercio di Firenze
Come la rificolona è diventata parte integrante della cultura fiorentina, per adesso. Ma poi?
Il pane costava quattro quattrini (sei centesimi) la libbra; il vino mezzo paolo il fiasco, quello proprio di Chianti e Pomino.