Mangiare e bere a Firenze

Mangiare e bere alla fine dell'Ottocento
per lo straniero che visita Firenze

 

Mangiare e bere alla fine dell’Ottocento a Firenze era un’esperienza unica. La cucina fiorentina era famosa per essere piuttosto parca, con un’abbondanza di vegetali, farinacei e dolci. Nonostante la parsimonia, la mensa fiorentina offriva una varietà di sapori e aromi che rendevano ogni pasto un’esperienza culinaria.

Il vitto fiorentino era caratterizzato da una grande quantità di vegetali. Questa abitudine alimentare, sebbene salutare, non escludeva l’uso delle carni. Infatti, la scuola medica toscana ha contribuito a mettere in onore un alimento ricostituente, portando a un miglioramento notevole nella popolazione.

Per quanto riguarda il vino, i fiorentini erano noti per il loro amore per questa bevanda. Era comune l’uso di un po’ di vino bianco al mattino e le botteghe che dispensavano il bicchiere di vino con il pane burrato o unito a carne cotta o salata erano già esistenti dal XII secolo.

In conclusione, mangiare e bere alla fine dell’Ottocento a Firenze era un’esperienza che combinava la parsimonia con la ricchezza dei sapori e l’amore per il vino. Queste tradizioni culinarie hanno contribuito a plasmare l’identità culturale di Firenze, rendendola una città unica nel suo genere.
L’amore per il vino a Firenze non è mai cessato, ma ha subito delle variazioni nel corso del tempo. Se un tempo i vini dolci come il Moscato, la Malvasia e il vino greco erano i preferiti, oggi si prediligono i vini amari e severi. La Toscana è ricca di tali vini, tra cui spiccano il Chianti, descritto dal Redi come “Maestoso Imperioso”, e il Montepulciano, che lo stesso autore ha definito “il re di tutti i vini”.

L’industria enologica moderna ha aggiunto alla lista dei vini toscani altre varietà squisite, come il Broglio, che quando è amaro e vecchio può essere considerato il Bordeaux d’Italia. Tuttavia, è importante che questi vini non vengano alterati con composti o sostanze nocive per dare loro colore. Questo richiederebbe una vigilanza speciale.

Il vino, se consumato con parsimonia, è adatto a qualsiasi clima, ma a Firenze è particolarmente necessario, soprattutto in inverno. Ora che il raccolto sta per rifocillarci dalla carestia passata, il vino potrà rallegrare la tavola del ricco nel suo calice polveroso, così come quella dell’operaio nel suo fiasco paesano.

 

Augusto Tebaldi, Il soggiorno di Firenze considerazioni igieniche, Firenze, Tipografia  di G. Barbera, 1865
 

 

 

 

 

 

Luigi Scaffai, l'assaggio del vino, 1941
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