Pulpito (Dettaglio). San Leonardo.

Pulpito (Dettaglio). 
Arcetri, San Leonardo.
Il pulpito di San Leonardo in Arcetri, risalente alla seconda metà del XII secolo, costituisce un'unicum in ambito fiorentino per la presenza di scene figurate assimilate alla tradizione toscana delle decorazioni ad intarsio bianco nero che valorizzano rilievi ed elementi architettonici. La tradizione vuole che da questo pulpito abbiano parlato Dante e Boccaccio.

Le specifiche tecniche dell'Adorazione (rappresentata nella figura 1 a sinistra) rimangono invariate, sia nelle forme dei volti che nelle pieghe dei vestiti, mantenendo la loro linearità e disposizione a spirale. Nonostante la modellazione sia meno dettagliata, è palese che lo stesso scultore abbia guidato il processo creativo, rifacendosi al motivo del pampino, e ha apportato cambiamenti alla decorazione delle tre arcate nella chiesa romanica, mantenendo comunque l'essenza di alcune basse raffigurazioni.
Ogni figura è etichettata con il nome dell'individuo: Joseph regge la coppia di tortore, Maria ha già affidato il bambino a Simeon, mentre Anna, la profetessa, tiene un rotolo svolto e gesticola in una posizione da oratore, chiaramente ispirata.

In generale, tutti i personaggi sono ritratti con aureole, ma qui solo la Madonna è circondata da una luce divina, e l'altare, con la sua tovaglia, non presenta né il fuoco purificatore né il calice, ma è semplicemente coperto da un coperchio simile a un fonte battesimale. Una lampada smaltata nera pende dal centro della volta, sospesa da tre fili sottili con incisioni leggere. È difficile comprendere come Rumohr abbia potuto affermare che ciò rappresenti una croce nera su sfondo bianco, simbolo del destino del neonato.
Nella scena del Battesimo (rappresentata nella figura 1 a destra), il corpo di Cristo che emerge dall'acqua appare esile e proporzionato in modo un po' scarso, ma il volto trasmette un'espressione significativa. La figura di Giovanni, che posa la mano sulla testa del Redentore quasi a tradurre le parole divinate dall'alto: "HIC EST FILIUS MEUS DILECTUS," è eseguita con un certo realismo ed è vestita di pelli di capra, con linguette simili a lingue di fuoco. Egli si trova su una roccia, dietro la quale spicca una maestosa palma con foglie, fiori e frutti, e un tronco asimmetrico con volute e nodosità. Lo Spirito Santo è raffigurato come una colomba che tocca con il becco l'aureola piatta e incisa con una croce del Cristo; il marmoraio, oltre al simbolismo, vi ha inciso "SPS - SCS" (Spiritus Sanctus). Il Giordano è indicato da solchi ondulati che rappresentano il movimento dell'acqua. Due angeli paffuti, dal profilo classicizzante, si inchinano rispettosamente al Cristo, portandogli panni per asciugarsi.
Il semplice confronto delle fotografie di questo bassorilievo con quelle dell'Adorazione dei Magi e della Presentazione al Tempio conferma chiaramente che quest'opera è stata realizzata dallo stesso artista, che si distingue dagli altri per uno stile ben riconoscibile. San Giovanni Battista è riconducibile ai due Re barbuti e dai capelli fluenti, con l'orecchio schematico leggermente a forma di ansa; anche le pupille sono realizzate con smalto nero e sono sottili come la punta di uno spillone. L'elemento architettonico che incornicia la composizione sembra più recente rispetto alla scultura, ma è in uno stato di conservazione eccellente.
 

di Karl Friedrich von Rumohr è stato uno scrittore, storico dell'arte e disegnatore tedesco.

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