La Dogana era un ente fondamentale nella gestione fiscale dei dazi sulle merci in ingresso e uscita dalla città. Era un presidio per verificare le merci e riscuotere imposte, assicurando che le casse comunali non fossero frodate. Questi tributi venivano riscossi direttamente alle porte delle città, come una tassa su beni essenziali quali il sale, che aveva anche un ruolo fondamentale nella conservazione degli alimenti. Gli Ufficiali della Dogana, detti anche Maestri di Dogana, avevano il compito di vigilare sulle transazioni, riscuotendo le imposte e verificando che i commercianti non aggirassero la legge.
La loro insegna in campo bianco mostrava una coppa coperta, di colore rosso.
Il termine "Dogana" ha radici arabe e deriva dalla parola "Diwān", che indicava un ufficio amministrativo, poi divenuto "Dovana" e successivamente "Dogana" per indicare l’ufficio incaricato della riscossione delle tasse. Quste ufficiali erano responsabili della riscossione delle imposte sulle merci, garantendo che nessun commerciante potesse evadere i dazi. Gestivano il sistema fiscale, applicando le tariffe su vari prodotti, inclusa la gabella del sale, essenziale nella vita quotidiana e nella conservazione degli alimenti. I Maestri erano anche responsabili della supervisione dei macelli e della gestione delle riserve di vino, particolarmente importanti per l'economia della città.
La gabella del sale era una delle imposte più importanti, in quanto il sale era essenziale non solo per la cucina, ma anche per la conservazione di carne e altri alimenti. Il sale era soggetto a tassazione obbligatoria in base al numero di componenti di una famiglia, con tariffe stabilite dai Maestri. Chi tentava di evadere questa tassa era soggetto a pesanti sanzioni.
Gli uffici della Dogana si trovavano presso Palazzo Vecchio e lungo il Lungarno della Zecca, dove gli Ufficiali si riunivano per supervisionare le operazioni di riscossione.
L'insegna della Dogana rappresentava una torre dorata su campo azzurro.
Bibliografia.
- Giovanni Spini, Dogane e tributi nel Medioevo fiorentino, Giunti Editore, Firenze, 1997.
- Paolo Pirillo, L'economia e le imposte nella Firenze medievale, Laterza, Roma, 2005.
- Laura Rossi, Le dogane e la fiscalità toscana nel Rinascimento, Le Monnier, Firenze, 1992.
La peste persistette fino al 1633, causando terrore e perdite significative. Le misure restrittive.
Questo costume e soprattutto l'acconciatura del capo, sembrano essere stati particolarmente in uso verso la metà del XV secolo.
I Cinque Conservatori, istituiti nel 1419, vigilavano sulle spese dei Comuni del Dominio Fiorentino. Vennero soppressi nel 1559.
Abiti coloratissimi per le dame e i nobili del Quattrocento.