La Grotta del Buontalenti, o Grotta Grande, è uno degli ambienti più pregevoli e famosi del Giardino di Boboli a Firenze. Fu iniziata da Giorgio Vasari, che creò la parte inferiore della facciata, ma la sua costruzione si deve soprattutto a Bernardo Buontalenti, che la realizzò tra il 1583 e il 1593, su incarico di Francesco I de’ Medici. La grotta artificiale è un capolavoro dell’architettura e della cultura manierista e rappresenta una singolarissima commistione tra architettura, pittura e scultura.
L’esterno della grotta preannuncia l’interno bizzarro e sorprendente. È caratterizzato da un ingresso ampio tra due colonne sormontate da architrave, con concrezioni spugnose simili a stalagmiti al di sopra dei capitelli. Ai due lati dell’entrata si trovano altrettante nicchie che contengono le statue di Cerere e Apollo di Baccio Bandinelli.
La prima stanza della grotta è molto più ampia delle altre e presenta una decorazione dove elementi pittorici, scultorei e architettonici si fondono dando un senso di meraviglia e smarrimento. Il tema è quello della materia informe, il caos, che attraverso la metamorfosi trova ordine e armonia, un tema legato all’alchimia tanto cara a Francesco I.
La Grotta del Buontalenti o Grotta Grande è situata nell’estremità nord del Giardino di Boboli adiacente al punto di immissione del Corridoio Vasariano. La genesi della grotta è connessa alla costruzione dell’acquedotto proveniente dalla sorgente della Ginevra già in costruzione nel 1551 e che era destinato a portare l’acqua a Palazzo Vecchio dopo aver alimentato il Giardino di Boboli.
Una bomba scoppiò durante un corteo monarchico, 3 morti e molti feriti. I "colpevoli" furono arrestati, ma poi liberati.
Sopra il portale principale di Palazzo Vecchio campeggia frontespizio decorativo in marmo datato 1528, con il monogramma raggiato di Cristo Re.
Guelfi e ghibellini lottavano per il controllo locale, non per ideali nazionali o religiosi, e si allenavano con chiunque servisse i loro interessi.
Il Medioevo è stato un periodo di innovazione che ha plasmato molte delle comodità e delle tradizioni che oggi consideriamo essenziali.