La confessione di Gnicche all'Inferno

La confessione di "Gnicche" all'Inferno
Federigo Bobini detto "Gnicche" (Arezzo, 13 giugno 1845 – Tegoleto, 14 marzo 1871) è stato un brigante e assassino​



 

Dopo la morte, la leggenda di Gnicche iniziò ad aleggiare per tutta la Valdichiana e l'Aretino. Numerosi poeti e cantori locali ne hanno narrato le gesta, spesso adattandole a quella voce che lo voleva quale un eroe difensore dei deboli, che, un po' come Robin Hood, "rubava ai ricchi per dare ai poveri".
 

1
Gnicche appena sepolto e sotterrato
Tolto di peso da un Demonio rio,
Fu diritto all'Inferno alfin portato,
Onde pagar delle sue colpe il fio;
E di Pluto fu tratto alla presenza -
Per ricever da lui la sua sentenza!

2
Pluto frattanto con marcato sprezzo.
Fisso il mirò per un minuto o due;
Quindi gli dissse : bench’io già da un pezzo
Tutte conosca le prodezze tue;
Pur vo’ saperle dal tuo labbro istesso,
E guai a te, se tu mentisci adesso!

3
Saper vogl'io, com’è, che sì temuto
Foste da un popol numeroso e forte;
Com’è, che ovunque tu trovavi ajuto,
Benché ladro e assassin degno di morte ;
E più com’è, che in ogni canto e via
Tanti vigliacchi a te facean da spia.

4.
Gnicche a tal dir, turbato e umile in atto,
Gli rispose, o Signor sarò sincero,
Poiché comprendo ben, che sarei matto
Se a Lei cercassi di celare il vero ;
Onde or qui le dirò senza ritegno
Cose da provocar spregiò e disdegno!

5
E franco le dirò prima di tutto
Ch’ era temuto veramente assai
Perchè nel luogo mio, come per tutto
Con meraviglia mia sempre trovai
Gente formata di sì vil natura
D’aver perfìn del nome mio paura.

6
Tanto che non trovai fra tanti e tanti
Uno sol, che per ira o per dispetto
L’ ardir si avesse di venirmi avanti
Per piantami una palla in mezzo al petto ;
Ond’ io da tal viltà, fatto più audace
Divenni sempre più tristo e rapace.

7
La ragion poi perch’io trovava gente
Corrotta tanto da prestarmi aita,
Era perchè oggidì generalmente
Vien stimato il denar più che la vita;
Ond’è, che per saziar dell’or la fame
Sempre si trova chi divenga infame.

8
Ed io per conseguir questo, estorceva
L’ altrui denar con rischio mio talorà;
Mentre con tutto qio pur mi accadeva
D’esserne al verde con mio danno ognora,
Per dover mantener ben salariati
Tanti tristi, codardi e disperati.

9
Pluto già stufo ormai disse, hai ragione,
Ma ciò non toglie che a giudizio mio,
Tu non sii sempre un tristo e gran fellone
Degno d’ esser dannato a un fato rio;
Va dunque là fra i tanti pari tuoi
Assassini, omicidi, e infami eroi.

10.
E bada ben di star sempre in cervello
Col sopportar la pena tua da forte;
Nè tentar di comprare or questo e or quell
Per non render più cruda ancor tua sorte.
Perchè sappi che in mezzo a tanti guai!
Niun qui si vende per denar giammai.

11
Come non vi son qui dei Secondini
Degni di forca, e di esser fatti a pezzi
Che per la sete vil di far quattrini
Ti possan porger di scappare i mezzi;
Nè troverai fra tanta gente ria,
Un sol che qui ti voglia far da spia

12
Gnicche a tai detti oppresso e sconsolato
Salutò il re Pluto secondo l'uso, 
E da un Diavol gigante indi portato
Fu nella Bolgia sua, dove racchiuso
Dovrà star per gastigo eternamente,
Come sempre sarà di simil gente.

Giuseppe Pollastri.
 

AVVERTIMENTO.
È poiché siam giunti al termine di questo Libretto, è necessario avvertire il Popolo con queste poche parole.
Genitori, e voi tutti, cui sta a cuore il progresso e l’incivilimento umano, pensate e riflettete seriamente, quanto può l’ignoranza, l’abbandono e l’ineducazione di un individuo.
Le buone Leggi fanno i buoni Cittadini.
L’educazione rende onesti, saggi e laboriosi gli Uomini.
Il buon esempio poi, e la severa punizione dei birbanti, fa si, che da tutti deve esser desiderato il miglioramento futuro della Società.
Federigo Bobini, detto Gnìcche, sia di esempio a tutti per l’avvenire. FINE.
 



Copertina di “Delitti, arresto e morte del capo assassino Federigo Bobini detto Gnicche scappato dalle carceri d'Arezzo e ucciso dai carabinieri presso Tegoleto”,
racconto storico di Cesare Causa, Salani editore 1871 

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