Ex chiesa di San Pancrazio a Firenze
Il complesso ecclesiastico sopra la necropoli, che risale all'insediamento romano ed esisteva già all'inizio del IX secolo, fu assegnato alle Suore Benedettine di Sant'Ilario nel 1157 e rimase sotto la loro gestione fino al 1230. In quell'anno, per volontà di Papa Alessandro IV, il complesso passò ai monaci benedettini vallombrosani. Nel corso del Quattrocento, questi ultimi intrapresero una profonda ristrutturazione del convento per trasformarlo in un ospedale e un ostello per i pellegrini.
Questa ristrutturazione di stampo rinascimentale coinvolse anche le cappelle adiacenti alla chiesa. Nel 1467, Leon Battista Alberti, con il patrocinio della famiglia Rucellai, realizzò la splendida cappella che ospita un tempietto rivestito di marmi bicromi intarsiati, raffigurante il Santo Sepolcro di Gerusalemme.
Nel 1808, durante il periodo delle soppressioni napoleoniche dei monasteri, la Chiesa di San Pancrazio subì ulteriori trasformazioni e modifiche. Fu utilizzata come sede delle lotterie napoleoniche, successivamente come pretura e infine come manifattura tabacchi.
Nel 1982, gli Architetti Lorenzo Papi e Bruno Sacchi furono incaricati del progetto di restauro e riconversione dell'ex chiesa. Nel 1988, il Museo Marino Marini venne inaugurato nel complesso. Questo museo è dedicato a uno dei più importanti artisti italiani del XX secolo, Marino Marini. Le opere esposte, principalmente sculture ma anche dipinti e disegni, sono disposte su più livelli seguendo un ordine tematico che consente ai visitatori di esplorare liberamente il mondo dell'artista. Il risultato è un raro equilibrio tra l'architettura del luogo e le opere d'arte, creando un'esperienza unica per i visitatori.
È una delle poche chiese fiesolane in cui le forme romaniche sono ancora pienamente leggibili, soprattutto nella parte tergale.
Il santuario è detto anche della Madonna del Sasso in riferimento a una serie di apparizioni miracolose della Vergine avvenute nel 1484.
Insieme ad altri illustri personaggi vi sono sepolti S. Botticelli e Simonetta Vespucci.
Sulla facciata della chiesa si trovava un San Cristoforo colossale della mano di Antonio del Pollaiolo, come riporta Filippo Baldinucci.