La Chiesa di San Marco: Un Viaggio Nel Passato.
La Chiesa di San Marco, così come la conosciamo oggi, ha radici che affondano nel passato. Fu eretta per iniziativa dei monaci Silvestrini del Monte Fano, membri dell'ordine dei Benedettini riformati fondato nelle Marche da Silvestre dei Gozzolini nel lontano 1267. L'anno fatidico fu il 1299 quando, nel cuore di quell'epoca remota, venne costituita come parrocchia sotto il nome di San Marco Nuovo. Davanti alla sua facciata, una spaziosa piazza cittadina si schiuse al pubblico. Tuttavia, la sua storia architettonica avrebbe richiesto ancora del tempo per compiersi appieno.
Solo nella seconda metà del Trecento, la Chiesa di San Marco poté finalmente definirsi un complesso architettonico completo grazie alla realizzazione della cappella maggiore, un'opera finanziata da Pia dei Caponsacchi nel 1341.
Nel corso del Trecento, gli sforzi di manutenzione della struttura furono sostenuti dai Silvestrini grazie a donazioni private e a esenzioni fiscali. La navata centrale venne adornata con altari e decorazioni murali. Nel 1355, venne commissionata una tavola con il Crocifisso, originariamente posizionata nell'iconostasi e ora visibile nella controfacciata. Nel 1402, i padri Silvestrini incaricarono Niccolò di Lorenzo di creare un altare maggiore.
Tuttavia, nel corso del tempo, la reputazione dei monaci declinò, provocando uno scandalo tra la popolazione fiorentina. Questo discredito morale si tradusse in una diminuzione delle offerte, e con la mancanza di fondi, iniziò il deterioramento inevitabile dell'intero complesso.
Nel gennaio del 1418, i cittadini fiorentini, insoddisfatti dei monaci e delle condizioni della Chiesa di San Marco, presentarono un'istanza pubblica al Papa Martino V, chiedendo di sostituire i Silvestrini con i Padri Domenicani dell'Osservanza di Fiesole.
La lunga controversia tra i Silvestrini e i Domenicani rimase in sospeso fino al 1435. In quell'anno, una petizione pubblica avanzata da Cosimo de' Medici costrinse Papa Eugenio IV a emanare una bolla il 19 giugno 1435, ordinando il trasferimento dei Domenicani a San Marco e dei Silvestrini nella chiesa di San Giorgio della Costa.
Quando i Domenicani, guidati dal priore fra Cipriano da Fiesole, giunsero a San Marco, trovarono un convento in rovina. Prima del loro arrivo, i Silvestrini avevano spogliato il complesso di ogni suo arredo. Nel medesimo anno, un violento incendio distrusse un dormitorio e danneggiò il tetto della chiesa stessa. Nel 1437, grazie ai finanziamenti generosi di Cosimo il Vecchio de' Medici e di suo fratello Lorenzo, ebbero inizio i lavori di ristrutturazione e ampliamento della chiesa.
Cosimo affidò il progetto a Michelozzo, il suo architetto di fiducia. Gli interventi di Michelozzo comportarono l'estensione della cappella maggiore con l'aggiunta di una nuova abside e la riorganizzazione degli spazi interni della navata, con la costruzione di muri divisori che sorreggevano due altari. Il primo, dedicato a san Tommaso d'Aquino, apparteneva alla famiglia dei Ricci, mentre il secondo era intitolato alla Santa Croce, appartenente alla Compagnia dei Tessitori di drappi.
Nel 1512, il campanile venne eretto, seguendo il modello di Baccio. Anche il pulpito e il pergamo nella cappella maggiore furono restaurati. Tra il 1518 e il 1520, vennero adottati vari provvedimenti per il restauro della copertura del tetto. Nel 1522, le antiche capriate vennero rinforzate, poiché sembravano indebolite dall'acqua infiltratasi dalle tegole. Tuttavia, la struttura generale della chiesa, ideata da Michelozzo, rimase sostanzialmente intatta fino alla metà del Cinquecento.
La prima modifica significativa alla fisionomia della chiesa avvenne negli ultimi decenni del Cinquecento, nel 1578. Su progetto del Giambologna, i fratelli Averardo e Antonio Salviati intrapresero la costruzione di una grandiosa cappella dedicata a sant'Antonino, situata nel braccio sinistro della chiesa.
Intorno al 1594, nella parete presbiteriale nordest, venne eretta la sontuosa cappella dei Serragli, dedicata al SS. Sacramento, su progetto di Santi di Tito e del Cigoli. Tuttavia, durante la prima metà del Seicento, non si registrarono ulteriori lavori significativi alla struttura, nonostante l'abbellimento operato alla fine del Cinquecento sembrasse ormai incoerente con l'architettura circostante.
Fu solo tra il 1670 e il 1730, guidati dai frati speziali nel convento di San Marco, Giovan Gualberto e Angelo Domenico Minghi, che si assistette a un radicale cambiamento nella fisionomia dell'intera chiesa. Nel 1712, fu ristrutturata la volta dell'antica tribuna trecentesca e si decise di dotarla di una cupola affrescata e decorata con stucchi. L'architetto Antonio Ferri realizzò il progetto della cupola.
Nel 1724, il consiglio dei frati decise di dorare il soffitto intagliato della chiesa, grazie ai fondi raccolti dal frate speziale Angelo Domenico Minghi, provenienti dall'eredità di sua madre. Inoltre, fu sostituito lo stemma del convento con uno sfondo dipinto di alta qualità. Il dipinto rappresentava l'Assunzione di Maria in cielo ed era opera del pittore Giovanni Antonio Pucci, un allievo del Gabbiani di scuola romana. L'iscrizione commemorativa dell'intero progetto, iniziato nel 1679 e concluso nel 1725, fu posta in grandi caratteri intorno al dipinto.
Durante questo intervento, vennero rinforzate sicuramente le capriate VI e IV, su cui fu impressa la data del 1725, per sostenere il grande ovale dipinto di Pucci.
Questa affascinante chiesa, con la sua storia ricca e i numerosi interventi nel corso dei secoli, rimane oggi un tesoro architettonico che testimonia l'evoluzione artistica e culturale di Firenze nel corso del tempo.
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