Misteri Isiaci.
Si scrisse che l'Egitto fu tutto una iniziazione.
Lunga ed augusta striscia di terra, abbeverata da immense acque e protetta da immense solitudini, l'Egitto creò, non la più antica, ma certo la più illustre cultuira, un mondo meraviglioso, quando gli Europei, rappresentati nei vetusti cimeli egiziani, andavano nudi, con penne sul capo e tatuate le gambe e le braccia, come Cesare trovò ancora i Britanni. Molti secoli innanzi la guerra di Troia, gli Egizi avevano la scrittura, mille arti e delicatezze di vita. Gli obelischi, gli uccelli dal capo umano, gli scarabei, le sfingi, i serpenti, le scimmie cinocefale (1), le palme, e le molteplici e strane combinazioni di forme, ed i geroglifici, irradiarono intorno una riverenza paurosa, da cui fu vinto il popolo egizio, che ne rimase muto, paziente, atterrito: quei simboli costituiscono il linguaggio della più vasta, più operosa, più segreta Istituzione.
La casta dei Sacerdoti regnò in Egitto prima e sola: dopo un regno di secoli, la forza si ribellò alla dottrina, la milizia al sacerdozio, ed accanto alla serie dei Pontefici sorsero le serie dei Re. Ma il predominio sacerdotole non fu vinto mai, e si affermò coi Collegi politici di Eliopoli, di Tebe e di Menfi. I Sacerdoti, repartiti in più gradi, o classi, od ordini, costituivano senza dubbio la parte eletta, privilegiata e sola libera della nazione. In queste classi o gradi od ordini, si distribuiva a misura il potere ed il segreto delle occulte dottrine.
Ermete Trismegisto
Questi discepoli di Ermete (2), tre volte santo e grandissimo "trismegisto" che pel sacerdozio egizio fu quello che era Zoroastro per il persiano, adorarono la triade Iside, Osiride, Horus (3), pur lasciando che altri numi fossero venerati in varie città, pur lasciando che il principio della emanazione, sommamente panteistico, diffondesse l'adorazione dell'infinito e divino in tutte le cose. Così venne il culto risibile di animali e di piante: fra queste del loto, come simbolo di generazione e di vita. Al tempo dei Tolomei, le superstizioni crebbero all'infinito; Iside fu detta Mirionima, cioè dai diecimila nomi, cioè, per i creduli, diecimila esistenze.
La Gran Madre Tanit tra i suoi appellativi divini era anche chiamata Mirionima, ovvero "dai 10.000 nomi"
Ma gli iniziati, non le dettero che un nome, non le attribuirono che una sola esistenza: la dissero cagione prima e sola della vita e l'ebbero a simbolo della divina unità. Nei più reconditi penetrali di un tempio di Sais era scritto: "io sono quello che è, fu, sarà; "nessun mortale sollevò il velo che mi ricopre".
Iside, il fuoco od il sole, si identifica con la natura e con le occulte sue forze: è la Dea universale, benefica, paziente, mitisima, generosa. Nelle Gallie dette nome a Parigi — Para - Igis — fu anche adorata nella Bretagna e nella Scandinavia e in alcune parti dell'Alsazia e della Franca Contea.
Iside, Osiride, Horus
Le iniziazioni ai Misteri Isiaci avvenivano specialmente nei templi di Menfi e di Tebe. L'aspirante, smessi gli abiti e gli ori, era introdotto dall'iniziatore nei peristili dei sacri edifici. Marconis, nel suo libro: "Il Ramo d'Oro d'Eleusi (4)", sulla scorta di frammenti dì antichi scrittori, ricostruisce il dramma delle iniziazioni isiache, ed espone un racconto, che, a chiunque lo legga, parrà più che altro mai favaloso. Egli descrive la iniziazione di Salomone, che, anche secondo Ragon, fu iniziato in Egitto. Nessuna meraviglia, perchè, Talete, Democrito, Platone, Eudoxio, Licurgo, Solone pensarono e formarono dottrine e leggi nei templi di Menfi, di Sais, di Tebe, di Eliopoli fra i sacerdoti Egiziani eredi della sapienza dell'India, della Persia, della Siria, dell'Arabia, della Caldea.
Tutti i filosofi e tutti i legislatori dell'antichità uscirono dalla iniziazione; ed alla loro conoscenza dei misteri debbonsi le modifìcazioni benefiche che si introdussero nelle credenze dei popoli che essi illuminarono. Voltaire (5), iniziato a Parigi nella loggia delle Nove Sorelle (6), scriveva: «Nel caos delle superstizioni popolari fuvvi una istituzione che ritrasse l'uomo da un completo abbrutimento: quella dei misteri». Clemente Alessandrino (7), parlando dei grandi misteri, disse: «Qui finisce ogni insegnamento: qui si vedono la natura e le cose».
Il ramo d'oro di William Turner
Pindaro, Plutarco, Isocrate, Diodoro, Platone, Euripide, Socrate, Aristofane, Cicerone, Epitteto. Marco Aurelio ed altri sommi uomini e filosofi ebbero parole di ammirazione per i misteri, nei quali evidentemente si insegnavano tutte le scienze e si rivelavano tradizioni orali o scritte, che risalivano ai primi tempi del mondo.
«I sacerdoti o preti egiziani non erano», dice Laurens, «dei ministri di religione in senso assoluto: la parola prete, che la tradizione ha male interpretata, aveva un significato ben differente da quello che noi oggi le attribuiamo. Nel linguaggio dell'antichità, e massime nel senso dell'iniziazione del vecchio Egitto, prete è sinonimo di filosofo. L'istituzione dei preti egiziani parve non essere altro che una lega di saggi. Riunitì per studiar l'arte di governare gli uomini, per concentrare il dominio della verità, moderandone la propaganda e restringendone la diffusione pericolosa».
L'osservazione, nei templi della sapienza egiziana, dei fenomeni naturali, conduceva l'uomo alla conoscenza del Grande Essere, a rendergli un culto che la sana filosofia spogliava di ogni superstizione, svelando all'iniziato le meraviglie della Divinità attribuite dal volgo a Dei secondari, che l'errore e la cupidigia avevano personificati ed isolati dall'Ente unico, universale ed eterno.
Rappresentazione di Ermete Trismegisto, pavimento cattedrale di Siena (sec. XV)
(1) Un altro pericolo era rappresentato dai gruppi delle suddette scimmie cinocefale che sappiamo uccidono e mangiano altre scimmie e piccole antilopi.
(2) Ermete Trismegisto è un personaggio leggendario di età pre-classica, venerato come maestro di sapienza e ritenuto l'autore del Corpus hermeticum. A lui è attribuita la fondazione di quella corrente filosofica nota come ermetismo.
(3) Iside è figlia di due divinità, Nut, la madre e il cielo, e Gheb, il padre, la terra. Fu sorella e sposa di Osiride e madre di Horus, che in seguito presero i nomi rispettivamente di Serapide ed Arpocrate. Con figlio e marito Iside formò una triade divina, una santissima trinità di cui la Dea era il personaggio principale, il suo culto, diventato misterico per il legami con la dea con il mondo ultraterreno e nonostante all'inizio fosse ostacolato, si propagò in tutto l'impero. Il culto isiaco ebbe larghissima diffusione in tutto il bacino mediterraneo, seguendo la fortuna commerciale dei navigatori alessandrini e giovandosi della supremazia culturale che durante l'epoca ellenistica la capitale dell'Egitto godette nel mondo greco-romano. Si aggiunga a ciò il carattere devozionale di questi misteri, lo sfogo di individuale pietà che alimentavano con il culto giornaliero e con l'assistenza assidua del sacerdote e infine la più palese garanzia di immortalità beata che offrivano agl'iniziati operando su loro medesimi quei riti di morte e risurrezione che erano riusciti così efficaci per Osiride.
(3) Il ramo d'oro è il ramo che permette ad Enea la catabasi, discesa di un vivente nel mondo dei morti, nell'Ade. Secondo la maggioranza degli studiosi si tratta del vischio, e fa parte di una simbologia orfico-pitagorica diffusa da epoche antichissime. Il colore "d'oro" dipende dall'aspetto che prende il ramo di vischio quando viene reciso.
(4) Voltaire, pseudonimo di François-Marie Arouet (Parigi, 21 novembre 1694 – Parigi, 30 maggio 1778) è stato un filosofo, drammaturgo, storico, scrittore, poeta, aforista, enciclopedista, autore di fiabe, romanziere e saggista francese.
(4) Loggia delle Nove Sorelle, la più brillante fra le logge francesi che avrà un ruolo decisivo nella diffusione delle idee illuministiche. La Loggia delle Nove Sorelle (il riferimento è alle Muse) è forse la Loggia più celebre del mondo e certamente la più ricca di straordinari personaggi, quali Voltaire, Franklin, Jefferson, Cherubini, Montgolfier, Guillotin, Lavoisier solo per citarne alcuni.
(4) Tito Flavio Clemente, meglio conosciuto come Clemente Alessandrino, è stato un teologo, filosofo, santo, apologeta e scrittore cristiano greco antico del II secolo. È uno dei Padri della Chiesa