Don Furno e la Badia.

Don Furno e la Badia.
 

Don Furno Checchi (Campi Bisenzio, 1913 – Firenze, 2011, presso Convitto ecclesiastico) è stato uno degli esempi preclari per cui possiamo affermare che nella Chiesa fiorentina, insieme a indegnità di vario tipo, si è trovato anche tanto bene.

 

Don Furno Checchi (Campi Bisenzio, 1913 – Firenze, 2011, presso Convitto ecclesiastico)
Don Furno Checchi
 

La maggior parte della sua esistenza è legata alla Badia di Settimo, nei pressi di Scandicci. Si deve al suo interessamento la ricostruzione del Campanile, abbattuto dai Tedeschi il 4 agosto del 1944 (giacchè forniva un punto di osservazione strategico), nonché la traslazione delle ceneri del poeta tosco-romagnolo Dino Campana presso la Badia: per questi lavori, amava definirsi “prete del calcinaccio”. Di fronte alla tomba dello sfortunato scrittore racconterà, più tardi, di aver trovato, in preghiera, un giovane Bargellini con signora.
 

La Chimera è la poesia d'apertura di quella serie di componimenti chiamati “Notturni” che appartengono ai Canti Orfici di Dino Campana.
La Chimera è la poesia d'apertura di quella serie di componimenti chiamati “Notturni”
che appartengono ai Canti Orfici di Dino Campana.
 

Quattrini e santità: metà e metà” , “ogni uomo è un ramo di follia: c'è chi l'ha fiorito” erano un po' i suoi motti araldici.
V'è da dire che siamo di fronte ad un prete toscano di formazione antica: idee poche – Crocifisso, Spirito e Misericordia- ma professate con fede sincera; interessi umanistici di vasta portata; opera instancabile ed amorevole verso il proprio gregge; attenzione ad ogni singola persona conosciuta, tanto che, nel 1983, riconobbe, dagli occhi, un suo esterrefatto chierichetto, di nome Doriano Corsi, che non l'aveva più visto dai primi anni '40.
In quell'epoca, tutto era molto più veloce e il nostro Furno , a 26 anni, si ritrovò subito prete a Borgo S.Lorenzo; di lì, poi, la storia con la “sua” badia.
A metà anni '90, verrà trasferito a S. Cristina a Mezzana, presso Carmignano (diocesi di Pistoia), ma continua la sua “professione” fino all'infermità. Uno dei suoi ricordi più belli, durante il ricovero, concerneva una messa detta sotto i faggi, all'aperto.
La pieve risale a prima dell'anno 1000 ma deve la sua prosperità ai Cistercensi, provenienti da S.Galgano ed insediativisi nell'anno 1236 per volere di Gregorio IX .
Il Campanile in cotto si eleva su un antico gardingo longobardo.
 

Definita da Antonio Paolucci: l'Abbazia che
Badia di Settimo 
Definita da Antonio Paolucci: l'Abbazia che "creò Firenze"
 

Badia a Settimo è romanico fiorentino con abside rinascimentale e portico seicentesco. L'ampia facciata romanica risulta tripartita da paraste ed è ornata lungo gli spioventi da cornici in cotto; al centro è un grande occhio databile al XV secolo. Nell'interno vi sono anche le tombe di Gasdia e Cilla, due patrizie vissute verso la fine dell'anno 1000. In chiesa è presente la scuola del Ghirlandaio con Cristo al sepolcro, Maria e quattro santi, con l'Adorazione dei Magi, mentre Domenico Buti nel 1574 dipingeva il martirio di S: Lorenzo. Il tabernacolo viene attribuito a Giuliano da Maiano.  


Definita da Antonio Paolucci: l'Abbazia che
Badia di Settimo 
 


Giuseppe Corsi - giuseppe.corsi.fi@gmail.com

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