17 Marzo 2019 · 5722 Views

Fra Paolino da Pistoia

Fra Paolino
 Paolo di Bernardino del Signoraccio.
 
(Pistoia1488 – Pistoia4 agosto 1547)

Fra’ Paolino, nato in Pistoia, verso il 1490, avuti i primi rudimenti dell’arte da Padre Bernardino d’Antonio del Signoraccio, mediocre pittore di quella città, e presi gli ordini sacri, fu mandato al convento di San Marco a Firenze, ove trovò maestro Fra’ Bartolommeo della Porta. Di lui e di Mariotto fu l’aiuto fedele: diligente sotto gli occhi dei maestri, ne divenne, morti quelli, il copiatore, ne ristampò in forma sempre più vuota i modelli. E così, ricordando disegni e cartoni dei suoi vecchi maestri, ricomponendoli poveramente, Fra’ Paolino giunse al 1547, sua fine nel suo paese natale.
Dà piena misura di lui la Sacra Famiglia nella Galleria Doria Pamphili (fig. 1) a Roma, composta di motivi derivati da opere del Frate e di Mariotto: due angeli che s’abbracciano, Giovanni poggiato alla croce, Giuseppe dall’alto chino con sforzo a sollevar da terra il piccolo Battista. Ma le immagini si dispongono tutte in superficie, invadono il primo piano del quadro, soffocando il paese; il calcolo delle distanze, il ritmo architettonico di Fra’ Bartolommeo è interamente distrutto: a fatica i personaggi trovano posto nel campo della scena. Le fìgurette sono di stucco colorato, rosa o mattone chiaro, lignee nei movimenti, di una leggiadria tutta vacua ed esteriore, di proporzioni piccine; stona, con esse, d’un tratto, la figurona gigante di San Giuseppe, con la sua testa a forte ossatura, rilevata da ombre profonde, e certo copiata da qualche grandioso esemplare del periodo michelangiolesco di Fra’ Bartolommeo, senza che lo sforzo meccanico della posa raggiunga l’intento plastico voluto dal Maestro.


 


Fig. 1
Fra’ Paolino: Sacra Famiglia, nella Galleria Doria, a Roma.​

 
In ogni modo, la figura di San Giuseppe e quella, rotonda e morbida, di Giovannino, son certo copie dal Frate, mentre gli angeli e la
Madonnina vezzosa, che tiene sulle ginocchia il putto, bambola di legno inflessibile, sono esemplari tipici dell’arte piccoletta e agghindata di questo pittore, che espone nei suoi quadri, come dietro una vetrina levigati balocchi, le immagini disposte da Fra’ Bartolommeo in profondità di spazio, membrature viventi di grandiose costruzioni architettoniche.
Abbiamo già accennato, parlando di Fra' Bartolommeo, alla Deposizione dell’Accademia di Firenze (fig. 2), copia di Fra Paolino, da un disegno del Frate. Il modulo delle forme si è ingrandito a riflesso dell’esemplare; le chiome, che si disponevano in artificiose ciocche di lana sulle tempie e sull’orecchio della Madonna Doria, si gonfiano in masse morbide a incoronar la testa di Maddalena; anche le pieghe dei panni, sempre minute, si sottraggono, nelle immagini copiate dall’opera del Maestro, alla monotona calligrafia del quadro Doria; eppure le teste, nel disegno ombrate, avvolte d’atmosfera, nel quadro son di stucco liscio, con lineamenti sottili e preziosi; le morbide persone, manichini senza vita; ed è bastata l’aggiunta di due Santi monaci a sbilanciare il ritmo del gruppo composto dal Frate.

 


Fig. 2
Fra’ Paolino: Deposizione di Cristo
nella
Galleria dell’Accademia a Firenze.

Sempre dalle opere di Baccio della Porta è ripetuta la pala della Madonna fra Santi nella chiesa di S. Maria del Sasso a Bibbiena. Una nicchia absidale s’apre dietro la Vergine, senza dar idea di profondità, senza cancellar l’impressione di una base piatta in contrasto con i gradi lignei della cattedra, a pieno rilievo.
Tranne queste forme risolte in elementari volumi geometrici, tutto riesce levigato e piccolino, pur ristampandosi sugli esemplari grandiosi del Frate: anche le immagini sembrano le stesse del Maestro, ma affumicate e disseccate, con lineamenti acuti, testine di uccello, occhietti neri pungenti.


Fig. 3  a sinistra                                                                     
Fra’ Paolino: La Crocefissione                                  

Chiesa di Santo Spirito a Pistoia                             
 
                                
 
Fig. 4
Fra’ Paolino: La Crocefissione
Chiesa di San Domenico a Pistoia

Con le sue bambolette rosee, che qui s’arrotondano e assumono una molle trasparenza di carni, il fraticello costruisce due Crocefissioni (figg. 3-4) a Pistoia, l'Assunta nell’Accademia fiorentina, e la Madonna seduta a terra, col Bambino in grembo (fig. 5), in un quadretto della Galleria modenese.

Fig. 5 a sinistra
Fra’ Paolino: Madonna col Bimbo
Galleria Estense a Modena.
 
                              
 
Fig. 6 
Fra’ Paolino: la Sacra Famiglia

Parigi
 
I tondi visi fanciulleschi di queste due immagini, con gli occhietti pungenti, i gesti impacciati delle piccole mani, non mancano di grazia. Posa e ingenuità d’aspetti ci presentano qui Paolino con le umili attrattive di un Francescuccio Ghissi del Cinquecento. Riappare la Madonna dagli occhi a mandorla, seduta a terra con Gesù e Giovannino, in un quadro esposto col nome di Fra’ Bartolommeo alla vendita Drouot, a Parigi (Fìg. 6): e guarda col suo visetto stupito di bambolina i due bimbi, mentre Giuseppe, puntellato al grosso bastone, s’incurva nella gran ruota del manto. Cosa semplice anche questa e puerile, sebbene i tipi del Bambino, di Giovanni e di Giuseppe siano ingranditi sui modelli de! Frate, ma aggraziata nella freschezza dei colori leggeri, delle due note di rosso dilavato e di verdazzurro ripetute nella cortina, nei manti, nelle vesti, e delle carni pallide, con trasparenze di rosa così gentili e timide come l’aspetto delle immagini fanciullesche.


 
 
 

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