Adorazione del Bambino di Camaldoli

Adorazione del Bambino di Camaldoli
di Filippo Lippi, 1463, Galleria degli Uffizi
 

Il dipinto, alla Galleria degli Uffizi a Firenze, raffigura la Vergine genuflessa che, con le mani giunte e la testa china, adora il Figlio: egli è disteso sul prato tutto a fiorellini, con le gambe un po' piegate in modo fanciullesco. La mano sinistra al petto per reggere il panno sottile che lo avvolge e la destra sotto il mento. Dalle nubi soprastanti le mani del Padre Eterno spandono sulla mistica colomba raggi di luce che si riflettono sul divino Infante. Anche sulle nubi stanno, ai lati, due angeli in adorazione.

Il fondo roccioso e alpestre, solcato da ruscelli e rivestito di verdura e di abeti, rende il carattere dei luoghi prediletti per i loro eremi dai Camaldolesi. A destra, appare il piccolo San Giovanni e più in basso, a mezzo busto, con una lunga e folta barba è san Romualdo, fondatore dell'eremo di Camaldoli, il quale tiene una mano al petto e con l'altra stringe un bastone che poggia sulla spalla sinistra. Su questa tavola splende tutta la giovanile fantasia del pittore, e il sentimento ingenuo e fresco, caratteristico delle sue primo opere.

Spontaneo e dolce l'atteggiamento delle figure, dall'espressione e dai lineamenti gentili; preciso il disegno, vaghi trasparenti colori. Cosi vivo e penetrante il senso della natura che la scena assume un carattere affatto nuovo per l'abile e sapiente fusione delle vecchie forme con l'espressione tutta moderna di grazia e di verità.

Nessuno prima di lui aveva cosi modernamente sentito e cosi intimamente reso 1'ideale della Vergine che adora il suo nato. Lo stesso Angelico, che alle sue Madonne seppe imprimere tanto puro candore, tanta ineffabile soavità, riprodusse la Madre del Redentore o in trono fra i Santi o in cielo fra i Beati; ma sempre nella veste sua più solenne. Fra Filippo, invece, precorrendo quasi il Botticelli, si compiace delle più umane e dolci scene materne, e con esse si può dire egli inizi quella bellissima tradizione fiorentina svoltasi poi, nonché nella pittura, nella scultura, sino ad Andrea della Robbia, che con le sue terre invetriate renderà popolare il motivo della purissima Donna adorante il divino Figliuolo adagiato sull'erba fra cespi fioriti di gigli e di rose.

 

Filippo Lippi, Adorazione del Bambino di Camaldoli
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