L'Ammostatore di Lorenzo Bartolini. La Nascita dell'Arte Purista
Immaginate di trovarvi davanti a un giovane intento a pigiare l'uva con i piedi, catturato in un momento di pura semplicità e realismo. Questo è l'Ammostatore di Lorenzo Bartolini, una delle opere più rivoluzionarie e, allo stesso tempo, sottovalutate della storia dell'arte italiana.
Bartolini, nato a Savignano di Prato nel 1777 e morto a Firenze nel 1850, è un nome che spesso si associa al movimento neoclassico. Tuttavia, l'Ammostatore segna una svolta decisiva verso un'arte più pura e realistica. Questa scultura, iniziata nel 1816, rappresenta un giovane pigiatore d'uva. Alla Galleria dell'Accademia di Firenze è conservato un calco in gesso dell'opera originale, che permette ai visitatori di apprezzare la maestria di Bartolini da vicino. Pensate che, in origine, questa magnifica opera passò quasi inosservata, nonostante la sua straordinaria bellezza e innovazione. La prima versione dell'Ammostatore fu acquistata nel 1818 dal conte francese James-Alexandre de Pourtalès-Gorgier. Purtroppo, l'opera scomparve per diversi anni dopo un'asta del 1865. Ma ecco il colpo di scena: nel 1926, un'opera che molti credono essere l'Ammostatore originale entrò nelle collezioni dell'Ermitage di San Pietroburgo. Come ci è arrivata? È probabile che la famiglia Jusupov, grandi ammiratori dell'arte di Bartolini, l'abbia acquistata.
La principessa Zinaida Jusupova e suo figlio Nikolai, tra gli anni Cinquanta e Sessanta dell'Ottocento, erano noti per acquistare opere d'arte in Italia e Francia. Tra le loro acquisizioni figura anche la Fiducia in Dio, un'altra commissione diretta a Bartolini. È quindi plausibile che anche l'Ammostatore sia finito nella loro collezione privata, rimanendo lì fino al 1926. Ora, immaginate di passeggiare per le sale dell'Ermitage e di imbattervi in questa scultura. L'attenzione ai dettagli, la maestria nel catturare un momento quotidiano con tanta grazia e realismo, è qualcosa che affascina e commuove. È come se Bartolini ci stesse dicendo che la bellezza risiede nelle cose semplici, nella vita di tutti i giorni.
La scultura, che ritrae un giovane pigiatore d'uva con un atteggiamento rilassato, è un esempio perfetto del nuovo realismo che Bartolini ha introdotto nell'arte italiana. Il giovane, con una mano sui fianchi e l'altra che tiene un grappolo d'uva, incarna un momento di vita quotidiana catturato con grande naturalezza. Questa opera segna un distacco dalle forme idealizzate del neoclassicismo, avvicinandosi a quella che sarebbe stata poi definita l'arte purista.
L'Ammostatore è considerato una delle opere più significative di Bartolini proprio per questa sua capacità di fondere la tradizione classica con un nuovo realismo, ponendo le basi per sviluppi successivi nell'arte italiana. Nonostante l'opera originale sia passata inosservata inizialmente, la sua riscoperta e la conservazione del calco in gesso alla Galleria dell'Accademia ne testimoniano l'importanza storica e artistica.
L'Ammostatore di Bartolini rappresentava, nel 1818, un caso isolato, in anticipo sui tempi e sui dibattiti: tanto più preziosa ci appare l'opera se pensiamo a quanto fosse innovativa e originale, al punto che molti studiosi riconoscono in essa il momento in cui prese avvio il purismo. Definito “primo esempio di rinnovamento naturalistico sul ceppo neoclassico” nel catalogo della mostra del 1972, curata da Sandra Pinto, sulla cultura neoclassica nella Toscana granducale, scultura che vantava “precedenze cronologiche” nei confronti di altre esperienze puriste secondo Ettore Spalletti, e ancora “opera di svolta” secondo Stefano Grandesso, l'Ammostatore è la naturalistica immagine di un fanciullo che pigia l'uva in un bigoncio onde ricavarne mosto. Colto in posa di contrapposto, con la mano destra regge alcuni grappoli d'uva, mentre la sinistra s'appoggia al fianco con disinvoltura, creando una sorta di triangolo.
La testa è animata da una leggera torsione che, per introdurre un moto d'ulteriore naturalezza, interrompe la fissità che sarebbe derivata da una posa rigidamente frontale: è un gesto che cattura appieno l'anima del soggetto e lo rende emotivamente vivo, particolare che da solo basterebbe a differenziare l'Ammostatore da gran parte della scultura neoclassica.
Ovviamente, il giovane di Bartolini si distingue dall'intera produzione neoclassica anche per i modelli di riferimento, tutti ricavati dal primo Rinascimento fiorentino, che lo scultore pratese dovette aver ben presente. Lungo è l'elenco di quanti hanno evidenziato una derivazione dell'Ammostatore dal David del Verrocchio, che ha gli arti superiori nella stessa posizione di quelli del vendemmiatore di Bartolini ed è animato dalla stessa torsione della testa, con i muscoli del collo in tensione. Altri hanno rilevato la vicinanza dell'Ammostatore a un altro modello, il David del 1430 di Donatello, mentre un ulteriore spunto può essere rinvenuto in un affresco che Benozzo Gozzoli eseguì nel Camposanto monumentale di Pisa: in particolare, nella scena della Vendemmia ed ebbrezza di Noè vediamo un uomo che, al pari del giovinetto di Lorenzo Bartolini, è intento a pigiare l'uva in un bigoncio del tutto simile a quello che lo scultore ottocentesco immaginò per la sua opera. La precisa volontà di rifarsi a precedenti del primo Rinascimento costituiva un notevole momento di rottura nei confronti della scultura neoclassica: se quest'ultima andava alla ricerca del bello ideale, il purismo perseguiva invece il bello naturale, e gli artisti del primo Rinascimento venivano visti dai puristi come coloro che, nella loro ricerca, erano animati dalla volontà di rifarsi alla natura piuttosto che di inseguire un ideale di bellezza.
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