Il vicolo degli Alberighi
"simile a un corridoio" (Bargellini-Guarnieri)
Piazzetta degli Alberighi oggi
(foto wikipedia)
Vicolo degli Alberighi di Nino della Gatta
(Collezione Privata)
Questa angusta strada trae il suo nome dalla famiglia ghibellina che ebbe nei dintorni diverse proprietà. La via è ancora oggi presente e collega via Sant'Elisabetta a piazza degli Alberighi. In questo slargo, un tempo, si trovava la chiesa di Santa Maria degli Alberighi, che faceva parte delle più vecchie chiese di Firenze; tant'è vero che rientrava nelle chiese del primo cerchio di mura.
La famiglia Alberighi fu di prima grandezza, ma visto che si schierò dalla parte ghibellina perse molto rapidamente d'importanza e si estinse. La fama è confermata da Dante che, nella sua opera più famosa, riporta:
“Io vidi li Ughi e vidi i Catellini,
Filippi, Greci, Ormanni e Alberichi,
già nel calare, illustri cittadini”.
(PARADISO, canto XVI)
Oltre alla chiesa, in piazza degli Alberighi, sorgeva un tabernacolo contenente un'annunciazione. A quest'immagine è legato un fatto di cronaca nera avvenuto il 21 luglio 1501: si racconta che Antonio di Giovanni Rinaldeschi, dopo essere uscito un po' alticcio dalla vicina osteria del Fico, dove aveva giocato a dadi e perso un'ingente somma, passò di fronte all'edicola e, accecato dall'ira, iniziò ad inveire contro l'immagine sacra. La sua ira non si fermo alle parole, ma corrotto dal vino prese una manciata di sterco e la lanciò contro il volto della Vergine Maria Annunziata.
L'affresco oltraggiato dal Rinaldeschi, ora custodito in chiesa di Santa Margherita
in Santa Maria dei Ricci. (foto wikipedia)
La notizia giunse subito ai Signori Otto che ordinarono l'arresto del reo e dopo un processo sommario fu defenestrato dalle finestre del Bagello. Il 22 Luglio il corpo di Antonio si trovava appeso alla bifora di una finestra del primo piano del palazzo, come monito della fine che avrebbero fatto tutti coloro macchiati dal vizio del gioco. L'immagine dopo questo insulto fu portata all'interno della chiesa di Santa Margherita in Santa Maria dei Ricci, detta anche della Madonna dei Ricci.
Tutta la storia appena narrata è visibile su una tavola dipinta conservata al museo “F. Stibbert”, suddivisa in nove riquadri, come in una sorta di “fumetto”.
La tavola che riporta la storia di Antonio di Giovanni Rinaldeschi
è conservata al museo Stibbert (foto Wikipedia)
© Riccardo Mugellini, medievista ed esperto di araldica.