Mentre stiamo andando verso la spiaggia Bau Beach ad Ansedonia, vediamo un cartello scolorito dal sole e di non facile lettura con scritto Cosa, rovine romane. Sinceramente all'inizio non sappiamo cosa pensare. Controlliamo attraverso il motore di ricerca e rimaniamo meravigliati da quello che troviamo. Dopo avere letto decidiamo di andare a vedere e rimaniamo veramente allibiti a quello che vediamo: una grande città romana, anche se in rovina ci rendiamo conto quanto era grande e importante.
Suggerimento: da vedere. Non manca nemmeno uno splendido panorama.
Un po' di storia.
La colonia di diritto latino (1) di Cosa fu fondata nel 273 a.C. su una collina a 114 m slm a sud dell'Argentario, che in età augustea sarà così descritta da Strabone (2) (5, 2, 8): "Dopo Populonia è Cosa, una città poco sopra il mare. Sopra la baia c'è una collina, sulla quale si trova la città. Porto di Ercole è di fronte, e vicino vi è una laguna e da un promontorio sulla baia si avvista il passaggio dei tonni".
Benché favorito dalla natura, il sito non sembra aver conosciuto un'occupazione prima dell'arrivo dei coloni romani. Il nome Cosa potrebbe essere derivato da un toponimo etrusco Cusi o Cusia, ma ad oggi non sono note strutture etrusche sul sito. Il sito etrusco maggiore nelle vicinanze era Orbetello, cui secondo alcuni va riferito quel nome. Nel III secolo a.C. Roma attacca le città etrusche tirreniche, e nel territorio confiscato a Vulci sarà dedotta la colonia Cosa, nove anni prima dello scoppio della prima Guerra Punica (264-241 a.C.). In occasione della sua fondazione anche il paesaggio agrario venne del tutto ristrutturato, come attestano le tracce di centuriazione nella Valle d'Oro. La presenza del Portus Cosanus conferma le motivazioni anche strategiche della scelta del sito: un rostro iscritto appartenente ad una nave romana affondata durante la decisiva battaglia dalle Egadi contro Cartagine nel 241 a.C. conferma che anche Cosa contribuì alla costruzione della flotta romana. La città conobbe una seconda deduzione coloniale nel 197 a.C., e visse la sua massima prosperità sino al 70 a.C. circa, quando Cosa subì le gravi conseguenze di una incursione, forse di pirati. Alla ripresa di età augustea e giulio-claudia sono riferibili le più importanti testimonianze residenziali oggi note, specie nel quartiere intorno al Foro, che testimoniano di una prima sostanziale riduzione dell'abitato entro le mura cittadine.
Nei secoli successivi la storia del centro urbano di Cosa ha un andamento che a ragione E. Fentress (3) ha definito "intermittente": a periodi di grave crisi si alternano fasi, come l'età severiana (193-235 d.C.), in cui l'interesse imperiale per l'antica città repubblicana sembra nuovamente intensificarsi. Ma dopo il 250 d.C. la popolazione si trasferirà in pianura (ove nasce Succosa, dal latino Sub Cosam) e nel 416 d.C. Rutilio Namaziano descrive il promontorio in stato di rovinoso abbandono. Tra VI e IX secolo d.C. sull'acropoli nasce un castrum bizantino, e l'insediamento muta il nome da Cosa in Ansedonia. In seguito il territorio fu ceduto al Monastero di Sant'Anastasio ad aquas salvias. A partire dal XIII secolo Ansedonia entrò nei possedimenti della famiglia degli Aldobrandeschi e poi del comune di Orvieto, e fu infine distrutta dalla Repubblica di Siena nel 1329.
(1) Il diritto latino (latino ius Latii o Latinitas o Latium) era uno status civile che in epoca romana si situava a livello intermedio tra la piena cittadinanza romana e lo stato di non cittadino (peregrinus).
(2) Strabone (Amasea, ante 60 a.C. – Amasea ?, tra il 21 e il 24 d.C.) è stato un geografo, storico e filosofo greco antico.
(3) Elizabeth Barringer Fentress è un'archeologa romana specializzata in Italia e Nord Africa. Ha collaborato allo scavo di numerosi siti nel Mediterraneo occidentale e ne ha pubblicato i risultati.
Piazzale antistante l'ingresso al museo