Tratto da Dottor Giulio Ferrario, Aggiunte all'Opera il Costume Antico e Moderno, Firenze, Per V. Batelli e Figli, 1837.
Allorchè trattasi di far conoscere tutti i costumi delle diverse classi della società, all'epoca delle repubbliche italiane, devonsi, malgrado la loro estrema semplicità, introdurre In una raccolta di tal genere anche i costumi plebei. Meno variati ne loro dettagli, non si distinguono neppure pei loro ornamenti quindi uno, ovvero due bastano per ciascun secolo. Non devesi però negare, che sono essi di un grande interesse storico, e che possono servire a spiegare quella massima sem plicità di costumi, di cui Ricordano Malespini e Giovanni Villani ci tramandarono una sì minuta descrizione.
Il cappuccio era comunissimo nel XIV secolo, e per le donne e per gli uomini.
La donna plebea, di cui presento qui il costume, fu copiata anch'essa dalle miniature del sopraccitato manuscritto del Roman de la Rose (1). Il suo cappuccio è azzurro: l'abito di sopra è color di lacca, foderato di bianco: la veste dissotto e le maniche sono color di scarlatto carico: le scarpe nere. L'aggiugnerò altresì che si trova una grandissima analogia tra questo costume francese e quelli dell'Italia, particolarmente in Lombardia, le di cui pitture e sculture me ne somministrarono numerosi esempi, i quali servirono a dimostrarmi l'autenticità di quello, che figura sulla presente tavola, e la pochissima varietà, che eravi nell'epoca stessa tra un paese e l'altro, come ho già fatto osservare più sopra.
(1) Il Roman de la Rose (in italiano Romanzo della Rosa) è un poema allegorico di 21.780 octosyllabes (in italiano, nel computo della atona dopo la tonica finale di verso, novenario) ritmati scritto in due parti distinte, da due diversi autori e a distanza di 40 anni.
Gli annali ci tramandano che dopo la liberazione di Gerusalemme, nel giorno del Sabato Santo, i crociati si radunarono nella Chiesa della Resurrezione e, in...