Calcio in Costume | |
Usare un pallone per disputare uno scontro fra giocatori risale fin dalla antica Grecia, la "Sferomachia”; non parliamo poi delle popolazioni del sud America dove lo sconfitto perdeva la testa, ed intendo nel senso stretto della parola: “zac” e tutto finiva. La tradizione però vuole che il nostro “Calcio in Costume” abbia derivazione romana (Harpastum (strappare a forza)) e, diventando molto famoso fra i legionari venne così portato in tutto l’impero. Giochi di squadra con la palla [1], spesso di carattere piuttosto violento, sono attestati nel Medioevo in diverse regioni d'Europa. Al di fuori dell'Italia, per esempio, in Inghilterra se ne ha traccia fin dal 1314, oppure in Francia, soprattutto in Normandia e Piccardia. Ma questa è una storia che a noi interessa poco. E’ importante notare che notizie certe di questo gioco cominciarono ad arrivare dal periodo tardo medievale e anche la Divina Commedia, che per la grande quantità di argomenti trattati si può considerare un’enciclopedia dei tanti usi del suo tempo, del calcio non fa nessun accenno. |
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![]() Una delle lapidi col divieto del gioco piazza del Giglio dal 1742 (Wikipedia) |
![]() Calcio in Costume anni 70 piazza della Signoria (Wikipedia) |
Il gioco cominciò a propagarsi fra i giovani fiorentini vogliosi di dimostrare le proprie virili capacità, forse troppo esuberanti visto che in alcune strade o piazze ci sono lapidi sulle quali è scritto: “Li Sig. Otto di Guardia e balia della città proibiscono qualsiasi persona il giocare a palla pallottole et ogni Gio(chi) ed il fare strepiti in questa piaz(za) e vicoli sotto pena di scudi dieci cattura e arbitrio loro come per decreto del 19 giugno 1742" [2]. Questi improvvisati giocatori fecero diventare Firenze un grande campo di scontro fra fazioni, sportivamente parlando, rivali. Ma solo durante il dominio della dinastia medicea, portò i fiorentini a cimentarsi in vere e proprie sfide regolari. Le squadre vantavano nelle loro compagini nomi altisonanti di nobili, illustri personaggi della vita pubblica cittadina e delle casate più importanti di Firenze [3]. Le partite venivano organizzate solitamente nel periodo del Carnevale. | |
![]() Piazza Santa Maria Novella nel 1902 (Wikipedia) |
![]() Piazza Santa Maria Novella nel 1902 (Collezione Privata) |
Si può facilmente immaginare che, con il passare degli anni e per mantenere l’ordine pubblico, le Autorità cominciarono ad organizzare questo gioco nelle grandi piazze: piazza Santo Spirito, piazza Santa Maria Novella, il "Prato" (nell'ampio spazio presso la omonima porta) e piazza Santa Croce che veniva considerato, dopo i fatti del 1530, il campo più prestigioso, dove appunto si svolgevano le partite di grande importanza e dove tuttora viene giocato il Torneo dei Quattro Quartieri. Il gioco era preso così sul serio che, malgrado il freddo polare, nel gennaio del 1490 e trovandosi l’Arno completamente ghiacciato, venne su di esso delimitato un campo e giocate alcune partite. Il 24 giugno 1930 per onorare la memoria e le virtù civiche del valoroso, eroico condottiero fiorentino Francesco Ferrucci, nel quarto centenario della morte e della caduta della Repubblica, un comitato cittadino decise, dopo una rigorosa ricostruzione filologica, di far rivivere il calcio in costume decretandone così la storicità, che fortunatamente dura fino ad oggi. Ogni anno è quindi organizzato un torneo che coinvolge i quattro quartieri storici della città: i "Bianchi" di Santo Spirito, gli "Azzurri" di Santa Croce, i "Rossi" di Santa Maria Novella e i "Verdi" di San Giovanni. Il Torneo di San Giovanni del Calcio Storico Fiorentino si svolge, di norma, nel mese di giugno di ogni anno, la cui finale viene disputata nel pomeriggio del 24 di giugno, giorno del patrono della città. |
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![]() Figuranti del Calcio in Costume (Collezione Privata) |
![]() Personaggi del Calcio in Costume (Collezione privata) |
Però noi ricorderemo la “partita", che le moderne edizioni si richiamano, e sarà quella che venne giocata il 17 febbraio 1530 durante l'assedio della città [4] Storia: “I fiorentini, approfittando del sacco di Roma effettuato dall'esercito imperiale nel 1527, avevano cacciato i Medici e proclamato nuovamente la Repubblica. La cosa non era piaciuta a Papa Clemente VII (della famiglia Medici) che aveva chiesto l'intervento dell'imperatore Carlo V, il quale cinse di assedio la città nell'estate del 1529. I fiorentini, ormai stremati dalla scarsità del cibo, decisero di non rinunciare però ai festeggiamenti del Carnevale e addirittura, in segno di sfida verso gli assedianti, vollero organizzare una partita di calcio nella piazza di Santa Croce, che per la sua posizione era ben visibile dalle truppe nemiche accampate sulle colline circostanti. Per ridicolizzare maggiormente gli avversari, un gruppo di musici si mise a suonare sul tetto della chiesa cosicché gli imperiali avessero un'idea più chiara di ciò che stava succedendo. D'improvviso una palla di cannone dalle batterie assedianti fu sparata verso la piazza ma questa volò sopra le teste dei musici e andò a finire oltre la chiesa non facendo alcun danno, accolta dallo scherno della folla e dagli squilli delle trombe fiorentine”. |
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Forse la cannonata che sorvolò le teste dei fiorentini forse spiega il motivo del perché il “fischio” d’inizio è una sonora cannonata che parte dalle “colubrine” ed al vincitore oltre al palio infatti, mentre i musici intonano l'inno della vittoria, il Maestro di Campo consegnerà una vitella di razza Chianina alla squadra vincitrice del torneo. |
Il calcio in costume per i fiorentini è sempre stato caratterizzato da un forte agonismo. Filicaja [5] rilevava: «e di vero valor tante e sì altere / prove in finta battaglia indi mostrarse, / che sembran finte al paragon le vere» che talvolta sconfina in violente risse al di là di ogni regolamento. |
Benedetto Varchi nella sua Storia Fiorentina: Alli 17 i Giovani, sì per non intermettere l’antica usanza di giuocare ogn’anno al Calcio per Carnasciale, e si anco per maggiore vilipendio de’ nemici, fecero in sulla Piazza di S. Croce una partita a livrea; XXV Bianchi, e XXV Verdi, giocando una vitella: per essere non solamente sentiti, ma veduti, misero una parte di sonatori con trombe, e altri strumenti in sul comignolo del tetto di S. Croce; dove da Giramonte fu loro tratto una cannonata; ma la palla andò alto, e non fece danno a nessuno. |
![]() "Onoranze centenarie a Paolo dal Pozzo Toscanelli e Amerigo Vespucci in Firenze" Il Gioco del Calcio 24 aprile 1898 |
![]() "La Pianta del gioco prima che cominciamo" dal libro "il gioco del Calcio del 24 Aprile 1898 |
Un poeta anonimo probabilmente del XV secolo (forse Bruscaccio da Rovezzano, rimatore del Trecento?) ci ha lasciato una gustosa e colorita descrizione in versi di una partita "popolare" giocata in piazza Santo Spirito alla quale lui stesso aveva assistito. Il rimatore ci fornisce, in ottava rima, un’efficace "racconto calcistica" dell’epoca: Doe mi parve il suon presi il cammino, e d’un passo in un altro, feci tanto, che ‘n sulla piazza di Santo Agostino, over che sia dello Spirito Santo, giunsi, dov’era un popol pellegrino, intorno intorno, e resta voto il centro, che impossibil sarebbe dire il quanto, infuor trenta garzon che vi son dentro. |
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#FPC | |
[1] Molti autori che su questa pratica hanno scritto hanno preso spunto dalla "palla" per allusioni extrasportive. Vuoi come allusione ai testicoli ed agli exploit virili (Ottonario, Lasca), vuoi per accostare il gioco alla famiglia dei Medici il cui stemma è appunto caratterizzato dalle palle (Sterponi). [2] La pena in questo caso era un'ammenda di quattro scudi. Le lapidi si trovano ancora in via Dante Alighieri, in via dei Magazzini, in piazza del Giglio, in via del Moro, in piazza Santa Felicita, in via di Soffiano, in viale Ariosto. [3] Piero II de' Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico, Lorenzo II de' Medici, duca d'Urbino, Alessandro de' Medici, duca di Toscana, Cosimo I de' Medici, granduca di Toscana, Francesco I de' Medici, granduca di Toscana, Vincenzo Gonzaga, duca di Mantova, Cosimo II de' Medici, granduca di Toscana (citato nella poesia del Chiabrera sopra riportata), Lorenzo e Francesco, figli del granduca Ferdinando I de' Medici, Enrico, principe di Condé, Giovan Carlo e Mattia, figli del granduca Cosimo II, Giulio de' Medici, Papa Clemente VII, Alessandro de' Medici, Papa Leone XI, Maffeo Barberini, Papa Urbano VIII [4] Non si hanno notizie dei vincitori di quella partita. Nonostante il coraggio dimostrato però, nell'estate dello stesso anno, la città fu costretta ad arrendersi e il dominio dei Medici riprese. [5] Vincenzo da Filicaja (Firenze, 30 dicembre 1642 – Firenze, 24 settembre 1707) è stato un poeta italiano. Il suo nome arcadico era Polibo Emonio. |