Chiesa Santa Maria Soprarno

Chiesa di Santa Maria Soprarno (scomparsa)
Era nella zona in quella che oggi è chiamata piazzetta di Santa Maria Soprarno.
La chiesa fu soppressa il 13 maggio 1785 e l'edificio, che si trovava con la facciata dirimpetto al fiume, venne demolito nel 1869 all'epoca dell'ampliamento dei lungarni.

Si accede alla piazza da via de' Bardi, costa dei Magnoli, rampa delle Coste (che a sua volta immette sulla costa San Giorgio) e vicolo del Canneto. La denominazione ricorda come qui, inserita nella cortina di edifici che chiudeva via de' Bardi dal lato del fiume, fosse una delle più antiche chiese parrocchiali d'Oltrarno, dedicata a Santa Maria e ugualmente detta Santa Maria de' Bardi, soppressa nel 1785 e demolita nel 1869-1870 al tempo di Firenze Capitale (1865-1871) per l'apertura del lungarno Torrigiani [...]

 

Mappa del Bonsignori e la Piazza Soprarno

[...] Le trasformazioni subite dalla piazza nel corso degli ultimi secoli sono state profonde: la veduta di Firenze di Stefano Buonsignori del 1584 ce la mostra sotto forma di spazio chiuso, così come un dipinto di Telemaco Signorini della collezione Bargagli Petrucci, che la documenta subito prima delle demolizioni del 1869[...]
[...] Su tale situazione incisero pesantemente le distruzioni provocate dall'esplosione delle mine collocate nell'agosto del 1944 dall'esercito tedesco in ritirata, che atterrarono gli edifici posti dai lati sud e ovest [...]

"Nuova Guida" di Federigo Fantozzi edita nel 1854


Il principio di questa chiesa, secondo quanto riportato da Richa, può essere fatto risalire al periodo in cui Monsignor Giulio era vescovo di Firenze, il quale morì nel 1181. Tuttavia, Vasari e Baldinucci, basandosi su un'iscrizione che si trova su uno stemma sopra una porta vicina alla chiesa e che recita "Fuccio mi feci mccxxix", pensarono che la chiesa fosse stata costruita nell'anno 1229 da un architetto di nome Fuccio. In questo caso, gli eruditi si sono probabilmente sbagliati, e al massimo si potrebbe riconoscere che Fuccio avesse effettuato delle modifiche alla chiesa in epoche successive.
Inoltre, si è pensato che l'iscrizione menzionata fosse stata aggiunta da Ippolito Buondelmonti in memoria di un certo evento o fatto. Tuttavia, il testo non fornisce dettagli specifici su questo avvenimento.

Chiesa di Santa Maria Soprarno
Piazza e Chiesa di Soprarno

[...]Nell'esterna parete di questa chiesa si vede, alquanto in allo, un sepolcro o arca di pietra sostenuta da due mensole con teste di leone molto bene scolpite, e con l'arme della famiglia dei Bardi, in proposito del quale Franco Sacchetti racconta il seguente piacevole caso (1174). Essendovi stato riposto nel giorno il cadavere di un cavaliere dei Bardi , andò nella notte un cherico per spogliarlo. Mentre vi stava dentro eseguendo il biasimevole divisamento , avvenne che un banditore vi si fermò dinanzi per pubblicare un ordine del Duca d'Atene, allora signore della città. Terminato che ebbe, il cherico fattosi mezzo fuori dall'arca gridò: sia, sia, sia; ed il banditore credendolo l'anima del defunto, dette di sproni al cavallo e fuggi altamente gridando e cosi spaventato, che poco mancò che non ne morisse di paura, o non fosse fatto impiccare dal Duca che si era dato a credere che fosse stato un suo strattagemma per porre a rumore e sollevare la Terra [...] "Nuova Guida" di Federigo Fantozzi edita nel 1854

Una piccola descrizione dell'interno 

L'interno di questa piccola Chiesa è decorato da 5 altari compositi, assai bene eseguiti.
Al primo a destra, è rappresentato Sant'Agostino che scrive nel petto di Santa Maria Maddalena le sacre parole: Verbum caro factum est, d'Ignoto autore.
Al secondo si conserva un superbo quadro dell' Empoli (1175) rappresentante, per quanto credesi, un miracolo della Madonna dell'Impruneta.
Al terzo (Altare maggiore) è dipinta una Vergine Annunziata dall'Angiolo.
AI quarto è ritratta Santi Teresa in atto di orare dinanzi alla Santissima Vergine.
Finalmente al quinto Altare si venera l'immagine di un devoto Crocifisso in rilievo.
 

Santa Maria Sopr'arno
NOTIZIE SULLE ANTICHE FABBRICHE DI FIRENZE NON TERMINATE E SULLE VARIAZIONI ALLE QUAL! I PIU‘ RAGGUARDEVOLI EDIFIZI SONO ANDATI SOGGETTI DI LUIGI BIADI FIORENTINO, 1824 FIRENZE.

"È opinione di qualche Istorico che la Chiesa che Maria sopr’ Arno - fosse eretta. sulla Costa a San Giorgio e che venisse in progresso trasportata a comodo degli abitanti. Via de’ Bardi, allora detta, secondo ricordano Malespini, - Via de’Pidocchiosi - per la plebaglia che vi dimorava. Ma non essendo chiaro se questo trasporto debba intendersi o pel materiale della fabbrica in avanti demolito di sopra alla Costa, e poi nuovamente innalzato in Via de’ Bardi, o pel titolo di S. Maria sopr’Arno trasferito in altro già esistente locale nella. medesima strada, io mi riporto intieramente al Richa. , che annunzia il principio della esistenza della Chiesa nel Secolo XII, aggiungendo che Giulio Vescovo Fiorentino ordinò a Pietro Pievano dell’ Impruneta di fabbricarla, in grazia del Popolo che era nel Sebborgo tra il Ponte Vecchio e la Porta. Romana, situata. in quel Secolo dietro a S. Lucia de’ Magnoli.
E per stabilire un’ epoca. più moderna alla fondazione della Chiesa, non può prestarsi fede alle parole impresse sulla esterna porta attigua a quella delTempio Fuccio me fece 1229 - (qual Fuccio , asserisce il Cinelli essere stato Scultore), inquantochè il prelodato Richa crede che tali parole indichino piuttosto che la erezione della fabbrica, il di lei più moderno riattamento, o ampliazione.
Il già nominato Pievano dell’Impruneta. ebbe la facoltà di eleggere un Cappellano pel governo della Parrocchia di S. Maria Sopr’Arno, finché Essa non venne nel 13 Marzo 1785. soppressa, (distribuendo la Cura. dell’anime alle Prioria di S. Felicita, di S. Lucia de’ Magnoli, e dello Spirito Santo sulla Costa), e destinata all’uso di Compagnia di Carità. della detta Priorìa di S. Lucia.
In altro non avendo da occuparmi riguardo al Tempio se non solamente nell’avvertire che la presente.
Tavola all’Altar maggiore è succedute ed altra, di mano del Cigoli, mi fermerò al Cassone di macigno nell’esterno della fabbrica, che servì di Tomba a Messer Andrea de’ Bardi, e volentieri riferirò l’aneddoto narrato da Francesco Lucchesi (Novel.120.). Nel 1342, entrato di notte un ladro in detto “cassone per spogliare il cadavere degli abiti, si finse il morto Messer Andrea. resuscitato, e gridò ad alta voce per mettere in fuga il banditore del Duca d’Atene, che vi si avvicinava: Il banditore spaventata parti, e lasciò libero campo al ladro di fuggire.”

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