Teatro della Pergola La tradizione teatrale si rinnova ogni volta, creando un'esperienza indimenticabile per tutti i visitatori
Il luogo in cui sorge l'attuale Teatro della Pergola di Firenze fu precedentemente occupato da un tiratoio dell'Arte della Lana in disuso. Nel 1652, su progetto di Ferdinando Tacca, fu costruito un teatro in legno per l'Accademia degli Immobili, già attiva presso il teatro del Cocomero, situato in via Ricasoli 3-5. Dopo cinque anni di lavori, la struttura venne inaugurata nel 1657, non ancora completamente completata. Successivamente, il teatro divenne il Teatro Granducale e fu rimodernato su progetto di Filippo Sengher intorno al 1688. Nel 1718, l'edificio fu acquistato dall'Accademia degli Immobili stessa e, grazie al sostegno del Granduca Cosimo III, fu aperto al pubblico a pagamento.
Tra i vari lavori e miglioramenti effettuati nei decenni successivi, il più importante fu svolto tra il 1753 e il 1755, quando l'intera struttura lignea della sala fu ricostruita in muratura e dotata di 84 palchi, su progetto dell'architetto Giulio Mannaioni. In tale occasione, Antonio Galli Bibiena eseguì le decorazioni pittoriche dell'ambiente, nonché una serie di nuove scenografie. Ulteriori lavori di ampliamento e ristrutturazione degli ambienti sono documentati ai primi dell'Ottocento (1800-1804), con la direzione dei lavori affidata prima a Luca Ristorini, poi a Giuseppe Salvetti.
Tuttavia, le forme attuali dell'edificio sono sostanzialmente frutto degli interventi di Bartolomeo Silvestri (1820 e 1828), ampiamente descritti in una pubblicazione del 1845, e di Gaetano Baccani, che nel 1855 realizzò, tra l'altro, la nuova configurazione dell'ingresso e del vestibolo. Nel 1948-1949, il teatro subì un importante restauro su progetto dell'architetto Nello Baroni e dell'ingegnere Simonetti, che comportò il totale rinnovo degli arredi e la trasformazione del palco reale. A seguito dei danni causati dall'alluvione del 1966, l'edificio fu poi oggetto di un complesso intervento di consolidamento strutturale su progetto dell'architetto Luigi Caliterna, ampiamente documentato dalla pubblicazione del 1967.