Palazzo Borghese a Firenze

Palazzo Borghese a Firenze

Via Ghibellina 110
 


Tratto da FIRENZE VECCHIA STORIA - CRONACA ANEDDOTICA - COSTUMI (1799-1859) di Giuseppe Conti​
 

"Fra i nuovi edifizi di cui intanto era stata arricchita la città, il primo fu il Palazzo Borghese, detto poi il Casino di Firenze, costruito da Don Cammillo Borghese sulla fine del 1821. La storia di quel superbo palazzo si riassume brevemente. Nella circostanza delle nozze del granduca Ferdinando III con la principessa Maria Ferdinanda di Sassonia, avvenute il 6 maggio 1821, il Comune offrì "nelle Stanze dette del Buon Umore", annesse all'Accademia delle Belle arti, una festa in onore dei Sovrani la sera del dì 8 maggio.
Il Granduca, incontrandosi a quella festa col principe Cammillo Borghese, che aveva stabilito la sua dimora a Firenze, gli disse:
- Principe, dovreste darla anche voi una festa. -
Don Cammillo, che allora abitava nel palazzo Salviati in Via del Palagio, rispose:
- Lo farei volentieri se avessi un locale degno di ricevere Vostra Altezza.
- Ma voi lo potete fare se volete - soggiunse quasi scherzando Ferdinando III.
- Ed io lo farò, se l'Altezza Vostra si compiacerà di venire ad inaugurarlo.
- Sta bene, per il futuro carnevale. -
Don Cammillo Borghese, messo così all'impegno, mandò a chiamare il suo architetto Gaetano Baccani, giovane allora di ventinove anni, che aveva già reputazione di artista valente e di grande ingegno, acquistatasi anche di recente con la costruzione del torrino nel giardino Torrigiani in Via dei Serragli, da lui eseguito in quello stesso anno.
- Ho promesso al Granduca di dare una festa in suo onore nel carnevale di quest'altr'anno - gli disse senza tanti preamboli il principe Borghese - ma non essendovi qui (cioè nel palazzo Salviati) locale adattato, ho pensato di fabbricare un palazzo. Perciò fai subito un progetto, perché per la metà di gennaio dell'anno prossimo voglio che sia terminato. Il Baccani fece osservare al Principe che il tempo era molto ristretto, e che vedeva la cosa piuttosto difficile; ma Don Cammillo, uomo che non conosceva difficoltà, disse all'architetto, che se vedeva di non poter riuscire lo dicesse pure; perché egli voleva il palazzo, ne avrebbe guardato a spese di sorta, non volendo scomparire col Granduca.
Il Baccani, dispiacente di perdere un'occasione così bella per farsi distinguere, tanto più che quello sarebbe stato il suo primo lavoro veramente importante, dichiarò al Principe che per il tempo indicato prendeva impegno di costruire il palazzo.
Infatti, dopo pochi giorni gli presentò il progetto, del quale Don Cammillo rimase contentissimo, e la cosa fu stabilita. Ma siccome nel mondo i malevoli e gli invidiosi non sono mai mancati, così alcuni fecero rilevare al Principe, che non era conveniente di affidare alla leggiera un lavoro di tanta importanza ad un giovane che ancora non aveva dato un saggio in grande del suo talento artistico. Per conseguenza, lo persuasero a bandire un concorso, come mezzo più efficace a raggiungere lo scopo che egli si prefiggeva.
Il Principe fece avvisare il Baccani per fargli conoscere la sua intenzione di bandire il concorso; ed il giovane architetto, per quanto si mostrasse mortificato, dové piegar la testa e ritirarsi.
Fu fatto dunque il concorso; ed una Commissione di architetti fra i più rinomati di Firenze e di fuori, fu incaricata di scegliere il progetto migliore a cui, oltre all'esecuzione, era assegnato un cospicuo premio in denaro.
 

L'atrio di Gherardo Silvani

 

Scaduto il termine, si esaminarono i progetti presentati, fra i quali uno sopra a tutti sorprese per la grandiosità del concetto, per il simpatico insieme delle linee e per lo stile. che si staccava da tutti gli altri.
Com'era naturale, quello fu il prescelto dalla Commissione, che non finiva di lodarlo. Ansiosi i componenti di essa ed il Principe, di conoscerne l'autore, fu aperta la scheda corrispondente al motto del progetto, e si vide che l'autore era lo stesso Gaetano Baccani!
Questa volta fu il principe che rimase mortificato; e mandato a chiamare nuovamente l'architetto fortunato volle dargli egli stesso la nuova, rallegrandosi con lui. Gli disse quindi di volere eseguire il primitivo progetto, perché più semplice, e meno dispendioso.
Il Baccani tutto contento lo ringraziò commosso, anche perché alla commissione del lavoro era aggiunto il premio di cinquecento lire, che prima non c'era.
Don Cammillo gli rammentò l'impegno preso col Granduca, e gli fece capire che non intendeva di tardare nemmeno un'ora, alla consegna del palazzo tutto in ordine per darvi la festa alla fine di gennaio del futuro anno 1822.
Benché non ci fossero che soli sei mesi, il Baccani assicurò il principe che il palazzo sarebbe stato terminato per quell'epoca. E così fu: anzi la consegna venne fatta otto giorni innanzi del giorno stabilito.
La festa ebbe luogo il 31 gennaio 1822, ma il Sovrano non vi intervenne a causa del lutto per la morte del cognato, principe Clemente di Sassonia, avvenuta in quei giorni a Pisa.
Con la costruzione del palazzo Borghese l'architetto Baccani assicurò la sua fama. Già egli era noto per i suoi concorsi, coronati tutti da ottimo successo; quello però di maggiore importanza fu il triennale dell'Accademia di belle arti nel quale vinse la medaglia d'oro con l'effigie di Michelangelo, e nel rovescio le tre corone intrecciate dell'Accademia. Il valore della medaglia era d'intrinseco quarantotto zecchini e otto paoli di moneta toscana, equivalente a cinquecentoquarantadue franchi."

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