Tabernacolo con affresco raffigurante la Madonna col Bambino
San Giovanni Evangelista e il committente, opera della maniera di Taddeo Gaddi XIV Sec.
I Tabernacoli di Firenze Ennio Guarnieri
"Fra via della Scala, via del Porcellana e via del Garofano (oggi via Palazzuolo), tutto l'edifico a confine con l'Ospedale di San Paolo dei convalescenti, fino ai primi del Cinquecento era occupato da un altro ospedale, quello di San Jacopo e Filippo, detto poi del Porcellana, perchè per alcuni anni fu amministrato dallo spedalingo fra Guccio Aghinelli detto il Porcellana.
Anche la strada si chiamò via del Porcellana, limitatamente però al tratto compreso tra via della Scala e via Palazzuolo, mentre fino a Borgognissanti prese il nome di via Nuova, aperta in gran parte sui terreni dei Vespucci.
L'ospedale del Porcellana, che era stato costruito nel Duecento dalla famiglia Michi «per ricevere pellegrini, che vi erano alimentati per tre giorni consecutivi scrisse il Passerini, e veniva loro dato anche il vestito e le scarpe ove ne avessero bisogno, fu soppresso con un Breve di Giulio II il 26 Settembre 1504, e i suoi beni furono incamerati dal contiguo Ospedale di San Paolo.
Nel 1587 con un decreto di Ferdinando Ii locali vennero consegnati al sacerdote Vittorio dell'Ancisa, il quale due anni dopo lo adibì a Convento di Monache che si chiamarono Stabilite, sotto la regola delle Terziarie Agostiniane. Nel 1808 con la soppressione napoleonica, le Suore furono allontanate ed i locali ridotti a case di abitazione.
Il grande tabernacolo all'angolo è un ricordo dell'antico Ospedale dei Michi quando le sacre immagini erano ancora un conforto e una speranza per i poveri, i bisognosi e gli ammalati. Si può anche immaginare il tabernacolo sia stato voluto da fra Guccio Aghinelli detto il Porcellana, perchè l'affresco, della maniera di Taddeo Gaddi, ha i caratteri della scuola fiorentina del secolo XIV. La stessa figura del committente rende verosimile questa ipotesi.

Tabernacolo con affresco raffigurante la Madonna col Bambino
La Madonna seduta sopra un trono cuspidato regge sulle ginocchia il Bambino che si volge con gesto affet tuoso a Sant'Antonio abate. Sul lato destro, in posizione perfettamente simmetrica, San Giovanni Evangeli sta è raffigurato in piedi con il libro nella mano. Ai piedi del trono, il committente inginocchiato, con lo zuc chetto dei frati, è in adorazione con le mani giunte. Nel 1843 fu resturato da Lorenzo Mattani. Nel 1958 il Comitato per l'Estetica Cittadina incaricò fratelli Benini di un ulteriore, urgente restauro conservativo, prima che fosse irreparabile non solo il degrado della superficie pittorica, ma anche il distacco delle parti in muratura che andavano sgretolandosi per azioni delle intemperie".