Il tabernacolo del XV secolo in Via dei Cavalieri

Il tabernacolo del XV secolo in Via de’ Cavalieri

Telemaco Signorini acquaforte, Via de' Cavalieri, 1874.

Nel punto più squallido e ottuso della Via dei Cavalieri, e precisamente in faccia a quella oggi detta di S. Miniato tralle Torri e prima dei Malpaganti, si trova questo grazioso Tabernacolo: sopra gli sta quel cavalcavia o ponte (questa è la parola degli antichi) due volte obliquamente ingrandito, come si vede dalla sua costruzione; il quale fu fatto per passare dall’antico palazzo dei Catellini da Castiglione ad un altro loro possesso nella detta Via dei Cavalieri, dietro alla residenza dell’Arte dei Linaioli e Rigattieri.

Pianta del Buonsignori, San Miniato fra le Torri

La mancanza di uno stemma o di una iscrizione che indichi la casata o la persona che fece fare il Tabernacolo porterebbe a credere, con un certo giustificato fondamento, che i Da Castiglione, ritenendogli proprietari del fabbricato da terra a tetto, ne abbiano fatta la spesa. Ma a conoscere la verità ci è guida uno di loro, Bernardo di Vieri di Dante, il quale appigionando nell’anno 1549, per uso di arte di lana, alcune stanze dello stabile di Via dei Cavalieri le dice situate «sopra alla Vergine Maria dell’Arte degli Speziali».
Volte dopo ciò le mie ricerche ai documenti di quest’Arte, ho trovato che il 14 ottobre 1419 essa comprò, coi danari delle eredità di Filippo di Lapo speziale, e di Tommaso di Matteo forzerinaio, un fondaco di Giuliano di Francesco di ser Gino (Ginori) posto nel popolo di S. Andrea, luogo detto Kalimala confinato «a j.° Via, a Nicolò di Zanobi di Ser Gino, a 1j.° Via, a j Jacopo di Ser Francesco Ciay, per fiorini 750 d oro». La strada confinante a primo è Calimara, l’altra indicata come terzo confine è quella a tergo. Questo fondaco per le scritture si conosce essere quello in faccia a Via delle Sette Botteghe, sopra il cui ingresso è l’arme dell’Arte; e la riuscita nella Via de’ Cavalieri è per una di quelle porticine che si vedono sotto il Tabernacolo, e sotto il possesso Da Castiglione.

Piazza San Miniato fra le Torri

La conoscenza di questo fatto basta non tanto a spiegare la mancanza, che ho notata, di qualunque indicazione di persona o di famiglia; quanto ancora perchè, esempio piuttosto singolare, si veda nella cartella del piano solamente la data MCCCCLXXXVII intagliata a grandi lettere. Il Da Castiglione ci fa sapere che nel Tabernacolo era la Vergine Maria, e l’Arte dei Medici e Speziali aveva appunto la Vergine Maria per suo stemma; sicché qui l’imagine fu posta per indicare il padronaggio del bel Tabernacolo che oggi osserviamo; la data per indicare quando fu fatto. Ma ciò non è tutto: con felice trovata si volle rendere proprio parlante tutto l’adornamento, imperocché i bassorilievi dei pilastrini e dell’arcovolto che, a chi gli guarda senza intenzione, sembrano disegnati e composti a candelabre con foglie e altro di variate e capricciose figure, a chi si fermi ad osservare particolarmente le forme e qualità delle singole parti che compongono i fregi, vien fatto di scoprire che tal composizione è stata fatta combinando insieme figure di foglie, di fiori e di semi usati nella medicina, specialmente in antico.
E senza trattenermi a cercare i respettivi nomi delle piante officinali qui rappresentate colle diverse forme di foglie, mi limiterò ad osservare la figura delle mele granate e quelle più volte ripetute dei papaveri e dell’orzo. Il quale orzo aveva una grandissima parte nelle cure mediche del quindicesimo secolo, tantoché nel febbraio dell’anno 1405 i Frati del terz’ordine di S. Francesco detti Pinzocheri, che tenevano lo Spedale di S. Paolo di Firenze con 35 letti per i poveri infermi, rivolgendosi alla Repubblica per avere la franchigia della gabella delle Porte per i generi che introducevano per il consumo loro e degli ammalati, esponevano la media annua consistere in 30 moggia di grano, 40 barili di vino, 25 orci d’olio «et pro faciendo aquam ordei sex modia ordei»: quattro sacca il mese!

Tabernacolo del XV secolo in via de' Cavalieri

Provato come il Tabernacolo fosse posto in un muro di proprietà dell’Arte ed a questa appartenga, si trova ancora la ragione per la quale fu qui posto. Nel 1361 la Repubblica ingiungeva all’Arte dei Medici, Speziali e Merciai di far guardare la notte certe strade e di tenervi i lumi; uno di tali lumi fu questo perchè compreso nel circuito indicato nella Provvisione, perchè prossimo alla stessa residenza dell’Arte, e perchè rendeva più sicura e meno paurosa la stradella sotto la volta e quella che le fa squadra. Potrebbe obiettarsi che l’ordine del 1361 dopo più di un secolo non si osservasse più; ma ad assicurarci che si mantenne in vigore, abbiamo una dichiarazione dell’Arte fatta nel 1498 agli ufficiali della Decima: quivi, dopo descritti i beni e le entrate, si registrano gli oneri fra i quali lire 90 l’anno per la festa, per più offerte, per cera per la Audienza e per accompagnare i Consoli, e per tre tabernacoli.
L’autore. — I battezzieri d’opere antiche, oggi tanto numerosi per il gran mercanteggiare che si fa dell’opere stesse, non esiterebbero a giudicare la maniera di questi intagli, e ad attribuire il Tabernacolo ai Da Maiano o al Della Robbia, al Verrocchio, ad uno insomma dei più celebrati scultori della fine del quattrocento. Ma io non fo congetture; e credo non si potrebbero fare con fondamento pensando che erano allora, a Firenze e a Maiano e a Fiesole e a Rovezzano e in altri luoghi vicini, tanti e tanti scalpellatori e lastraiuoli, di molti dei quali ignorasi il nome, che senza chiamarsi scultori, lavoravano quei conci, tanto belli, di porte, finestre, acquai, tabernacoli, stemmi, cammini, e tante altre cose oggi ricercate ed apprezzate tanto da esserne remunerata l’opera di contraffazione, e che sono ornamento dei nostri musei e di quelli stranieri.

Tratto da Iodoco del Badia, Studi storici sul Centro di Firenze, 1889, Firenze

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