18 Febbraio 2019 · 8980 Views

Abbazia di San Bruzio

Abbazia di San Bruzio
originariamente San Tiburzio​
 



Ruderi soltanto può offrirci il vasto sepolcreto maremmano, ma come sa inquadrarli maravigliosamente! Come li presenta al viaggiatore sotto il loro aspetto più bello, cosi che la memoria ne rimanga indelebile, fissata colla precisione d'una lastra fotografica!
Nulla infatti di più suggestivo e di più maremmano della gigantesca rovina, perduta in mezzo alla campagna deserta. A tutta prima la vastità silenziosa è tanta da annientare ogni cosa all'intorno; ma poi. man mano si sale, la mole grandeggia, quasi sorgesse dal suolo al nostro avvicinarsi, e ben presto la maestà della pietra nuda riempie di sé l'orizzonte ed il tempio diruto riprende sul poggio tutto il suo
impero d'antico signore.


 


Costeggiato alcun poco il Patrignone, che da Magliano scende all'Albegna fra due sponde alberate, e passato un suo rustico ponticello di legno, pittoresco ed un po' romantico come se ne vedono nelle stampe dell'Ottocento, San Bruzio ci appare sulla gobba di un poggio brullo ed incolto, dove alcune carbonaie finiscono di bruciare lentamente, esalando candide spirali di fumo, come incensieri intorno all'ara di un nume.
Il tempio pagano (fig. 1) come lo chiamano in paese senza alcun fondamento di verità, è invece una vasta chiesa romanica, della quale il corpo di fabbrica principale e le coperture sono completamente scomparse senza lasciar traccia della loro rovina, così che si dovrebbe credere a una distruzione sistematica, intrapresa allo scopo di usare altrimenti dei materiali. E potrebbe anche darsi, poiché l'esempio è tutt'altro che raro.

 
 
Fig. 1

Ma quanto rimane — la tribuna, i due bracci della croce, l'abside e gran parte della cupola — è talmente conservato e mostra tanta solidità, appena intaccata da secoli d'incuria, da far nascere il dubbio che la fabbrica sia rimasta interrotta a quel punto e non più continuata. Nessuna traccia d'intonaco o di posteriori abbellimenti, nulla che indichi l'uso e il conseguente deterioramento, nessuna impronta di gesso o di stucchi contamina le vaste pareti lisce e nude all'interno come all'esterno, belle soltanto della tinta calda del loro pietrame.
La massima semplicità, una suprema eleganza di linea e una grande sobrietà di decorazione, fuse in un tutto armonico e proporzionato per il trionfo dell'angolo retto, sono le caratteristiche principali della bella chiesa rimasta incompiuta.


 


Al capo croce l'abside s'incurva aprendo alla luce le sue tre finestrelle a feritoia, adorna al di fuori d'archetti e di lesene ed ancor più della fioritura rugginosa dei licheni, fra gli interstizi delle sue pietre. Al centro, sulla base generata dall'incontro del transetto colla navata scomparsa, si eleva il tamburo ottagonale della cupola, appoggiandosi, oltre che agh archi maggiori, ad altri quattro più piccoli, impostati sul rinfianco dei primi, e corrispondenti ai nuovi lati di cui si aumentò il poligono.
Particolare questo che dimostra un'epoca già alquanto avanzata dell'arte romanica e ci permette di ritenere la costruzione di San Bruzio non anteriore alla prima metà del XI secolo.
La quale cosa confermano i bellissimi piloni a fascio che si alzano diritti e poderosi a sorreggere gli archi — fra i quali il paesaggio appare inquadrato come in taluni sfondi del Signorelli e di Francesco di Giorgio — come pure gli interessantissimi capitelli, alcuni a fogliami ed altri con decorazioni simboliche nelle quali la figura umana è forzata in atteggiamenti di batrace e dove teste taurine, vigorosamente modellate, sporgono dagli spigoli.
 
Anche nei particolari decorativi, insomma, un complesso di eleganza artistica e di curiosità archeologica che meriterebbe un maggior interessamento ed una cura più assidua. Invece, già da anni la chiave d'un arco ha ceduto e la pietra malferma, a stento trattenuta dall'inclinazione delle due laterali, determinerà con la sua caduta che il gelo, le intemperie e l'abbandono affrettano ogni anno una più grande rovina.
Ed un giorno le rovinoso S. Bruzio crollerà totalmente, inavvertito dai più che ne ignoravano l'esistenza, dolorosamente rimpianto da chi lo vide solo una volta, dorato dai riflessi d'un tramonto maremmano (fortunatamente non è accaduto ciò che l'antico osservatore prevedeva).



Da Magliano in Toscana (GR) procedere in direzione di Orbetello sulla Strada Provinciale 94. Dopo circa 2 km dovete svoltare a sinistra nel bivio per Sant’Andrea, seguendo il cartello che indica la presenza delle rovine, le quali sono visibili dalla strada.

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