25 Ottobre 2019 · 3413 Views

Gli Spazzaturai

Gli Spazzaturai
secondo Giuseppe Conti
 
 
 

 

"Le strade della città erano tenute in uno stato deplorevole; ma allora non pareva, e ci si badava poco; perché specialmente quelli che si recavano in altro città e le trovavano più mal tenute e più sudicie, Firenze pareva loro un torlo d'uovo! C'eran però delle cose che disdicevano addirittura col nome di civiltà, di cui appunto godeva Firenze. Basterà citare fra tante altre, che la Comunità pagava dieci lire l'anno ad ogni caposquadra di birri dei quattro Commissariati, perché si davan cura di far trasportare alla Sardigna i cani e i gatti morti trovati per le strade!

Un caposquadra rimasto come esempio di zelo fra i birri, fu Lorenzo Chiappini, al quale il Magistrato civico, con partito del 10 settembre 1783, assegnò il premio di dieci paoli, destinatogli come al "famiglio inventore dei trasgressori alla legge degli ingombri del suolo pubblico". Da questo Chiappini si vuole che discendesse Luigi Filippo d'Orléans!

Lo sconcio più grave era quello della
Piazza di Santa Croce, ove dai conciatori si faceva la distesa delle pelli su degli stecconi per asciugarle, "che tramandavano pestifere esalazioni pregiudicevoli alla pubblica salute". E non c'è da stentare a crederlo! Mal per quanto contro quella pestilenziale distesa protestassero e reclamassero gli abitanti della Piazza di Santa Croce fino dal 1783, e che la Comunità trasmettesse i loro reclami al Commissario del quartiere, le pelli si tornavano di quando in quando a distendere, come per tastare il terreno onde tentare di rimetter l'uso.

La pulizia delle strade, finché poi non fu data in appalto, si faceva dai forzati, che con la catena al fianco, legati a coppia, spazzavano le vie, recando tristezza e molestia col rumore delle loro catene.

Molti che da lontano sentivano il suono fesso delle catene cambiavano strada per non vedere quei disgraziati. Essi si distinguevano dal colore dell'abito: i gialli erano condannati a vita ed i rossi a tempo. Erano vestiti con la più grande e ripugnante ostentazione del disprezzo. Avevano la camicia di canapa rozza e grossa come la roba da balle. La giacchetta era di lana, tagliata senza garbo né grazia, che non tornava loro a modo né a verso; e i pantaloni larghi, goffi e corti, che arrivavano poco più giù del ginocchio. Non portavano mai calze ed avevan certe scarpacce grosse, o troppo larghe o troppo strette, che li storpiavano. Dietro le spalle avevano scritto a grandi caratteri il delitto commesso, che si leggeva da lontano: Furto, Omicidio, Resistenza alla pubblica forza e via dicendo.

Quelli sciagurati uscivan dalle Stinche sul far del giorno portando la carretta per la spazzatura, ed ogni squadra era sorvegliata dall'aguzzino col fucile carico. Bastava il più piccolo movimento sospetto, fatto dal forzato anche innocentemente, per esser freddato. Molte volte se erano stanchi si mettevano a sedere sui marciapiedi, e i caffettieri quando aprivan bottega buttavan loro, di nascosto all'aguzzino, delle bucce di limone che quei poveri diavoli si mettevano in bocca con tale avidità, come se fossero state datteri; qualcuno che passava buttava loro qualche quattrino e non si descrive l'espressione dello sguardo di quelle infelici creature. C'era la riconoscenza, l'affetto, il pentimento, c'era tutto quel che si sente e non si può ridire!...

In seguito poi, la sorveglianza delle strade della città fu affidata ai pompieri i quali la perlustravano giornalmente, per assicurarsi che l'impresario della pulizia "adempiesse alle sue obbligazioni"; e la "mercede" che si corrispondeva al corpo dei pompieri per questo servizio, oltrepassava di poco le seicento lire toscane l'anno."


 


 

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