Forestiero e fiorentino.
Quando fu sposo il granduca Leopoldo II, in Firenze furono fatte molte e bellissime feste: fuochi artificiali, corso di fiori, tornei e regate.
Ed appunto, pochi giorni avanti delle feste, i canottieri si esercitavano per le regate che dovevano aver luogo nel fiume Arno.
Le spallette dei Lungarni, i ponti, erano affollati di persone di tutti i ceti, che godevano anticipatamente il divertente spettacolo.
Un signore, che all'accento e al viso sembrava straniero, disse, ammirando lo slancio e l'agilità di quei bravi giovani:
— Ma questi giovanotti sono bravissimi; non devono esser fiorentini; questi sono inglesi.
Un popolano, che era accanto a lui, lo senti e gli disse:
—Lei sbaglia.
— E io dico che sono inglesi, — ribattè l'altro.
— No.
— Sì.
Il popolano perdette la pazienza.
— Ecco, lei dice che non sono fiorentini? la stia a sentire.
Si sporse dalla spalletta, e senza tanti preamboli gridò ai giovanotti, con quanto fiato aveva in gola:
— schifi!...
Ed essi di rimando, in pieno fiorentino, risposero : — To'pae!
Il popolano allora si voltò verso lo straniero, e gli disse ridendo:
— Ha ella sentito, se son fiorentini od inglesi?... È persuaso?
— Anche troppo! — rispose l'inglese, e se ne andò con tanto di naso.
Tratto da Francesco Dani, Il libro per ridere; burle, curiosita del mondo, motti, racconti allegri, passatempi di famiglia, dettati e frizzi popolari, Firenze, A. Salani, 1909
