14 Dicembre 2017 · 5143 Views

Bramini e Ginnosofìsti

Bramini e Ginnosofìsti
 
« Egli non ha motivo di essere. 
Allo stesso modo il mondo è semplicemente un suo gioco.»
(Brahmasūtra II, 1, 32-33)
 
I sacerdoti di Brahma (1), creatori, conservatori ed interpreti della religione degli Indi, furono forse una emanazione, una continuazione od una adulterazione dei Magi. Alle plebi, ignare delle leggi della natura, sgomentate dai suoi fenomeni e propense a crearsi tanti idoli quanti sono i pericoli cui si vedono esposte, i Bramini (2) nascosero la loro dottrina della unità di Dio dietro una moltitudine di divinità ed una lingua inaccessibile e misteriosi. Ciascuna divinità principale ha per se un capo dei Weda (3), la bibbia indostanica, ma da ultimo è negata la pluralità degli Dei, affermata l'unità dell'Ente Supremo.
Nei sacri testi si legge: "Dio è senza figura, epiteto, delinizione; è senza difetti, non nasce, non muore, non cambia, non soffrè: Dio è l'Essere Eterno: i volgari lo vedono nell'acqua, gl'ignoranti nell'argilla, nelle pietre, nei legni; i più elevati, nei corpi celesti; i sapienti, nell'anima universale".
Era ed è nell'India opinione diffusa che a meritare la eterna beatitudine occorresse l'iniziazione. L'Ordine Sacerdotale era diviso in tre gradi: il candidato doveva prepararsi con digiuni e limosine e purificarsi nell'acqua. Avvertito dell'aspra vita cui dovrà dedicarsi, dei vizi che dovrà fuggire, e delle virtù che dovrò praticare, vien ammesso all'iniziazione, il più delle volte nella famosa pagoda di Seringam con sette mura e sette porte. L'atto iniziatorio appella vasi a Homa (4), forse della parola Sacra che l'iniziatore mormorava nell'orecchio al neofita.
 

Miniatura medioevale riproducente l'incontro dei gimnosofisti con Alessandro Magno​
 
Forse essa significava che l'iniziato si inalzava alla contemplazione della Divinità. Anche Platone chiamò l'uomo «pianta divina», e la parola Homs presso i Persiani significava l'albero della vita, insieme all'albero ed uomo. Ciò è conforme alla teosofia degl'Indiani che considera l'uomo come parte di Dio e da Dio fa derivare e a Dio ritornare ogni creatura, e nelle creature più elette insedia l'eterno spirito e l'eterno pensiero. E' quindi spiegabile come questa parola fosse segretamente comunicata agli iniziati, che dovevano tenerla custodita gelosa mente, perchè esprìmeva una verità, che il volgo, non potendo comprenderla, non doveva conoscere.
Di questa dottrina e di questa iniziazione braminica furono custodi severi e purissimi i Ginnosofisti, che possono considerarsi come i Magi del Braminismo. Collegio di anacoreti, furono maestri di quel sacerdozio per cui tanta parte della teosofia asiatica rivisse poi sulle sponde del Nilo. Essi andavano appena, vestiti, quindi «Ginnosofisti (5)»: avevano semplicità di vita e bontà di costumi: cibavansi di erbe, credevano in un solo Dio, nell'immortalità dell'anima e nella metempsicosi, elevazione continua verso l'ente supremo. Ebbero fiorenti Istituti, celeberrimo quello di Meroe (6), e rapporti continui col piiossimo sacerdozio egiziano. Forse dal loro collegio di Meroe, detto innanzi Saloe o Seba (7), uscì la famosa regina che fece visita a Salomone (8). Finirono miseramente o perchè fronteggiarono ogni dispotismo o perchè, come altri pensa, avevano assorbito ogni autorità divenendo essi stessi prepotenti e tiranni.
 

Salomone e la Regina di Saba - Porta del Paradiso di Lorenzo Ghiberti

Bibliografia
Ulisse Bacci, Il libro del massone italiano, Roma, Vita Nuova, 1922​

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(1) Brahmā è nella lingua sanscrita l'adattamento in genere maschile del termine di genere neutro Brahman e indica, a partire da testi recenziori hinduisti, quella divinità predisposta all'emanazione/creazione dell'universo materiale.
(2) Il brahmano, detto anche bramino o bramano è un membro della casta sacerdotale del Varṇaśrama dharma o Varṇa vyavastha, la tradizionale divisione in quattro caste (varṇa) della società induista.
(3) I Veda sono un'antichissima raccolta in sanscrito vedico di testi sacri dei popoli arii che invasero intorno al XX secolo a.C. l'India settentrionale, costituenti la civiltà religiosa vedica, divenendo, a partire dalla nostra era, opere di primaria importanza presso quel differenziato insieme di dottrine e credenze religiose che va sotto il nome di Induismo.
(4) Homa è una parola sanscrita che si riferisce a un rituale, in cui un'oblazione o qualsiasi offerta religiosa viene trasformata in fuoco. I rituali Homa rimangono una parte importante di molte cerimonie indù, e le sue varianti continuano ad essere praticate nell'attuale buddhismo, in particolare in alcune parti del Tibet e del Giappone.
(5)  Ginnosofisti I gimnosofisti o ginnosofisti, derivante dal latino "Gymnosophistae" e a sua volta dal greco "Gynmnosophistaί", traducibile con "sapienti nudi", furono nella Grecia antica, secondo quanto deducibile dalle stesse fonti testuali storiche greche, delle forme di vita ascetiche e filosofiche che vennero scoperte in India dall'esercito d'Alessandro Magno quando vi si diresse durante la sua campagna militare che lo condusse ai confini del mondo conosciuto.
(6) Meroe è il nome di una antica città posta sulla riva orientale del Nilo, a circa 6 km a nord-est della stazione di Kabushiya vicino a Shendi (Sudan), circa 200 km a nord della capitale Khartum.
(7) Saloè o Salomè (14 circa – tra il 62 ed il 71) fu una principessa giudaica, figlia di Erodiade e di Erode Filippo I, protagonista di un episodio narrato nel Vangelo di Marco (6,17-28) e nel Vangelo di Matteo (14,3-11), che la vede come protagonista nella vicenda del martirio di Giovanni Battista.
(8) Salomone, (Gerusalemme, 1011 a.C. ca – Gerusalemme, 931 a.C. ca), è stato, secondo la Bibbia, il terzo re d'Israele, successore e figlio del re Davide.
 
Brahmā (XVII secolo). Questa è una delle iconografie classiche del dio, il quale possiede quattro volti (catur-ānana) con cui controlla tutto il cosmo e rappresentano l'onniscienza. Ogni singolo volto recita un Veda: Est il Ṛgveda, Ovest il Sāmaveda, Nord l'Atharvaveda, Sud lo Yajurveda. La cavalcatura di Brahmā è l'Haṃsa, la sapiente oca in grado di discernere l'acqua dal latte. Regge un contenitore che contiene l'acqua del fiume Gange, a significare che l'origine del cosmo risiede nelle acque; il rosario raccoglie le perle del tempo a ricordare che ogni esistenza venuta ad essere nell'universo materiale possiede il suo tempo; anche il tamburo a forma di clessidra (ḍamaru) sta a significare il trascorrere, l'incessante battere del tempo nel divenire. La barba lo rappresenta come Pitāma ("grande padre [degli dei]").

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