18 Febbraio 2015 · 15464 Views

La Scala e la Quaresima

"La Scala", antica tradizione fiorentina
 
Il primo giorno di Quaresima è detto Le Ceneri, perché in questo giorno era diffusa l'usanza di recarsi in chiesa dove i sacerdoti segnano la fronte dei fedeli con della cenere di olivo e di palma con la frase: "Ricordati uomo, che polvere sei e polvere ritornerai".
A Firenze, il giovedì di metà Quaresima, c'era l'usanza da parte dei ragazzi di attaccare alle spalle dei passanti con uno spillo delle scale di carta. 
Questa usanza deriva dalle scale usate per attaccare un fantoccio di sembianze femminili, rappresentante la Quaresima, a una campanella alle Logge del Mercato Nuovo. Questo fantoccio era segato in due parti a metà Quaresima e per poter raggiungere il fantoccio venivano usate lunghe scale a pioli, questo fece associare la figura della scala con la Quaresima.​


Quaresima e l'Antica festa della Scala


La Scala antica tradizione fiorentina

 
Leggiamo come Giuseppe Conti, storico fiorentino, ci racconta questa antica tradizione
 
Oltre le fiere, la cosa più curiosa ed originale che rammentava anche più il baccano del carnevale, era il giovedì di mezza quaresima, poiché una delle usanze che regge tuttavia è quella dei ragazzi che in tal giorno si divertono ad attaccare una scala di foglio alle donne, quando meno se l'aspettano, per far loro poi una sonorosissima fischiata.
L'origine di quest'uso molesto e da sbarazzini, che a molti dava ai nervi anche in passato, come lo dà oggi, e pel quale spesso nascevano dei litigi, non è bene accertata.
 La più verosimile sembra quella che il giovedì di mezza quaresima si attaccasse ad una campanella della volta delle Logge di Mercato Nuovo, un fantoccio rappresentante la Quaresima: quindi ad un'ora stabilita con una grande scala andavano a segarla nel mezzo, tra gli urli e gli schiamazzi di quei vagabondi, che sogliono ammazzare il tempo dopo avere ammazzata la voglia di lavorare, correndo dietro a questi divertimenti, di cui contribuiscono a mantener l'uso.
La leggenda di quel fantoccio è descritta in una cicalata di Michelangiolo Buonarroti il giovane; egli dice doversi tale usanza a una delle sorelle di Calendimaggio e di Ferragosto, la quale non essendo stata dalle fate di Fiesole fatata, perciò ella sola morì.

"Costei - dice la cicalata - ritrovandosi una volta gravida nel tempo della quaresima, le venne voglia d'un salsicciotto bolognese; e procacciatolo, tutt'intero, crudo crudo, in una volta se '1 trangugiò. Fu scoperto alla Mozzalingua - la maggiorente delle fate - la quale in breve processatala, la condannò ad esser segata viva; e benché le fate le addomandassero in dono la vita di lei, non vi fu modo a scamparla dalla mala ventura. Venuta dunque la mattina che ella doveva morire, chiese a coloro che a guastar la menavano, acciocché ella non fosse riconosciuta, che di alcuna cosa la volessero trasfigurare: i segatori tolta la spugna e tuffatala in quel calamaio dove dovevan tinger le corde per far la riga e segarla direttamente, le fregarono il viso, e un vestire che pareva da monaca, indosso le misero; e poscia, fattale una tacca, i denti appiccativi della sega, segarono lei e chi le era in corpo in un medesimo tratto, senza niuna misericordia; e da quell'ora in qua ogni anno nel dì della mezza quaresima i fattori - ossia i fattorini, i ragazzi - delle nostre botteghe, in memoria di tanto caso, fregate lor berrette al cammino o alla padella, si tingono l'un l'altro la faccia, come vedete, e nel luogo che forse per questa cagione è chiamata la Piazza Padella, rinnuovano il doloroso spettacolo in un'immagine di legno, che a similitudine di quella vestita, chiaman la monaca; come tu (portando la tua scala in spalla) debbi a guisa, come molti fanno, più volte essere andato a vedere".

 
La Scala, antica tradizione fiorentina

 

 

Di tutto questo, non rimase che l'uso d'attaccare dietro alle donne una scala di foglio: e non c'era pericolo, come non c'è oggi, che i ragazzi di Firenze, così rompicolli, se ne dimenticassero. Era una vera cuccagna per essi il giorno di mezza quaresima. A branchi di dieci o dodici se ne stavano appiattati dietro una cantonata o ai crocicchi delle strade, anche centrali, ma specialmente in Mercato Vecchio, nei Camaldoli di San Lorenzo e nei quartieri più poveri, con la scala pronta in mano, il suo bravo spillo piegato per far più presto ad attaccarla, incitati dai ragazzi grandi delle botteghe che ci si divertivano senza fine, perché si rammentavano di quando essi stessi facevano quel bel lavoro, che non di rado fruttava loro una bella labbrata [colpo sulle labbra dato col dorso della mano aperta].
Appena passava qualche serva, o qualche vecchia, il più audace si staccava dal gruppo; e in punta di piedi, quasi avesse timore di svegliare chi egli pedinava, con gli occhi intenti come un ladro, col tremito per la paura d'essere scoperto, e ricomponendosi a un tratto col viso bianco, al primo movimento brusco che vedeva fare, si curvava trattenendo il respiro con le braccia tese, e la scala che sventolava fra le mani; quindi cogliendo il momento propizio, staccava una corsettina e l'attaccava urlando raggiante di gioia: 
- La l' hae!... la l' hae!… -
E un coro di fischi dei compagni del prode, e di risate di coloro che passando avevan veduto ciò che il ragazzo stava facendo, avvertiva la vittima della burla fattale; ed essa si voltava invelenita strappandosi la scala e minacciando gli insolenti, che le' rispondevano con un'altra fischiata e trattandola male.


Tradizione fiorentina scomparsa: La Scala

 


 
V'era poi chi non se ne faceva né qua né là e si staccava la scala buttandola via; ma vi erano anche le sospettose, le permalose, che procedevan guardinghe voltandosi indietro ad ogni passo; e per evitare un guaio talvolta andavano incontro a un altro, inciampando nelle persone che davan loro di smelensite, perché camminavano con la testa voltata indietro, o facendo appena in tempo a scansarsi da una carrozza o da un baroccio. Ma eran tutte precauzioni inutili, perché prima o poi la scala gliel'attaccavano. E allora il coraggioso che era stato più abile, si sentiva appioppare un'ombrellata o un ceffone, e le fischiate e le risate eran più clamorose che mai. Quelle che non facevano in tempo a colpire, minacciavano con la mano i birichini che ne dicevan loro di quelle senza babbo né mamma, facendo gesti d'ogni specie.
Questa della scala di mezza quaresima è forse l'usanza che ha conservato più il suo carattere, a motivo dei monelli che a Firenze si mantengon sempre veri e legittimi come gli antichi.
Basta sentirli aprir bocca!

 
 

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