Beatificato da papa Giovanni Paolo II il 3 ottobre 1982
Luca Signorelli, presunto ritratto del Beato Angelico
Particolare dalla Caduta dell'Anticristo (1501 circa) nel Duomo di Orvieto
Beato Angelico di Vicchio di Mugello, Toscana, in quell'amena vallata, e proprio non lungi da Vespignano dove nacque Giotto. Dagli scrittori delle diverse epoche venne chiamato Frate Giovanni da Fiesole, Beato Angelico, Frate Angelico, Frate Giovanni. L'ho si credette allievo di G. Starnina, o di Gentile da Fabriano: ma non è possibile accertare ch'egli abbia avuto un maestro vero e proprio: e se mai qualcuno possa averlo iniziato all'arte, infondendogli il sentimento e l'indirizzo proprio, questi potrebbe essere il Camaldolense Lorenzo Monaco. Entrò nel 1407 nel convento di San Domenico di Fiesole, e lo lasciò nel 1409 per entrare in quello di Foligno. Di là si portò a Cortona; ritornò a Fiesole nel 1418, e vi restò 18 anni. Chiamato a Firenze da Cosimo De Medici, nel 1436, vi rimase 9 anni, compiendo il suo capolavoro: gli affreschi del convento di San Marco. Il papa Eugenio IV lo chiamò a Roma nel 1445, e vi lavorò nella cappella papale.
Particolare dalla Pala di Fiesole (1424-1425 circa), Fiesole, Chiesa di San Domenico.
L'opera è considerata la prima conosciuta dell'Angelico.
Nel 1447 attese a decorare il Duomo d'Orvieto, senza però terminare l'opera sua. Ritornò ancora a Roma dove lavorò per Nicola V in un'altra cappella, e vi esegui ammirevoli miniature per diversi corali. Frate Giovanni condusse una vita delle più sante, che si riflette in tutte le sue opere. Il suo stile é dolce, gradevole, primitivo. L'e teste dei suoi angeli e santi sono di una bellezza soprannaturale. Il colore è soave, ben fuso, benché a tempera. Il suo pensiero religioso è di una semplicità, di una ingenuità e di una fede incomparabili: sguardo celeste, espressioni divine. Venne, quindi, a ragione chiamato il pittore degli angeli. Egli ha forme convenzionali, é vero, ma negli affreschi questi viziosi effetti scompaiono quasi del tutto, per dar luogo ad un disegno più libero, ad una espressione più viva, ad un carattere più vigoroso. Non usa il colorito chiaro, diafano, per insufficienza di abilità tecnica, ma per avvicinarsi maggiormente all'idea delle celestiali visioni, e per riuscire ad una specie di simbolismo pittorico religioso. L'Angelico, anche quando deve rappresentare scene di passione, mitiga con la dolcezza del sentimento la violenza dei movimenti, poiché l'ira e lo sdegno a lui erano cosa ignota.
Trasfigurazione, Museo di San Marco
Dopo una vita tutta dedicata all'arte ed alla glorificazione di Dio, nel 1455, all'età di 68 anni Frate Angelico cessava di vivere in Roma. Nella chiesa della Minerva, dove fu sepolto, gli fu eretto un monumento marmoreo colla sua effigie ed una iscrizione che si vuole dettata dallo stesso pontefice Niccolò V (probabilmente è una leggenda):
«Qui giace il venerabile pittore Fra Giovanni dell'Ordine dei Predicatori. Che io non sia lodato perché sembrai un altro Apelle, ma perché detti tutte le mie ricchezze, o Cristo, a te. Per alcuni le opere sopravvivono sulla terra, per altri in cielo. la città di Firenze dette a me, Giovanni, i natali.»
La tomba dell'Angelico in Santa Maria sopra Minerva a Roma
Ebbe un fratello. Benedetto, morto nel 1448, in età di 59 anni, che fu frate con lui, coltivò pure la pittura, ma fu, sopratutto, abile miniatore di libri sacri.
Tratto da:
L. De Mauri, L'amatore di oggetti d'arte e di curiosità, Ulrico Hoepli, Milano, 1922