Cappella Strozzi
Nella seconda cappella, posizionata sulla destra dell'altare principale all'interno della Chiesa di Santa Maria Novella, è possibile ammirare la tomba di Filippo Strozzi, realizzata da Benedetto da Majano (Figura 1). Questo monumento si compone di un'urna in marmo nero, situata sotto un arco che segue lo stile del Cinquecento. Sopra di essa, un gruppo scolpito in marmo bianco raffigura angeli in adorazione della Vergine e del Bambino, presentato con la semplicità di un antico dipinto. I tratti distintivi di questo monumento dedicato a Filippo Strozzi sono la profonda espressione e la straordinaria precisione nella lavorazione, un omaggio al celebre palazzo Strozzi eretto dallo stesso Filippo.
All'interno di questa cappella, si possono ammirare i famosi affreschi realizzati da Filippino Lippi che narrano episodi della vita dei Santi Giovanni Evangelista e Filippo. Questi affreschi furono commissionati nel 1487 e completati nel 1502, anche se successivi interventi ne hanno alterato la bellezza originaria. Sulla volta della cappella, sono raffigurati Adamo, Noè, Abramo e Giacobbe, mentre sulle pareti laterali si trovano rappresentazioni di miracoli apocrifi attribuiti ai due Santi.
Sulla parete sinistra, è possibile osservare San Giovanni che compie il miracolo della resurrezione di Drusiana (Figura 2), una donna di Efeso nota per la sua vita virtuosa, e sopra di lui, San Giovanni rappresentato mentre esce indenne da una caldaia d'olio bollente.
Sulla parete destra, invece, si trova San Filippo che scaccia un drago, venerato come Marte dalla popolazione di Jerapoli in Frigia. Nella lunetta sovrastante, è raffigurata la crocifissione di San Filippo per mano dei sacerdoti del drago.
Il fascino eterno di Simonetta Cattaneo. La musa ispiratrice di Botticelli.
La fontana raffigura l'Oceano, affiancato dalle statue del Nilo, l'Eufrate e il Gange, i simboli delle fasi della vita umana.
La Madonna del Granduca è un dipinto a olio su tavol di Raffaello, databile al 1504 circa e conservato nella Galleria Palatina a Firenze.
Ereditate dalla Misericordia e dal Bigallo nel 1555, furono ritrovate nel 1969-1970 e attribuite a Benedetto da Maiano.