Lo «Zuccone» di Donatello

Lo Zuccone di Donatello
ieri era David oggi è Abaduc
 

La sinuosità del corpo esile, enfatizzata dalle pieghe del drappo, il braccio scoperto leggermente teso, arrestato nel gesto di raccolta, e il sentore di un movimento trattenuto, concorrono a dipingere un progressivo sviluppo della scena. Nel contempo, i tratti deformi del volto, le sopracciglia archedate, la bocca tesa e parzialmente socchiusa, che rivela i denti quasi a svelare un discorso in atto, conferiscono all'opera una maggiore autenticità e vitalità.


"Lo Zuccone" costituisce il soprannome popolare attribuito alla scultura raffigurante il Profeta Abacuc, opera di Donatello. Questa preziosa statua fu originariamente collocata nelle nicchie del terzo livello del Campanile di Giotto tra il 1423 e il 1435. Attualmente, essa è accuratamente custodita all'interno delle sale del Museo dell'Opera del Duomo. Il soprannome fu affibbiato dagli stessi fiorentini al momento della sua rivelazione, a causa della sua peculiare caratteristica di essere completamente priva di capelli... simile a una zucca.
Nel caso dell'opera di Donatello, la statua inizialmente identificata da Carocci come il ritratto del Re Davide è ora generalmente accettata come la figura del profeta Abacuc. Tuttavia, una certezza assoluta ancora sfugge alla nostra comprensione. Nelle raffigurazioni antiche, il profeta è spesso rappresentato come un anziano dalla lunga barba, mentre tale attributo manca nella scultura di Abacuc realizzata da Donatello.
Un dettaglio affascinante da annotare è l'ipotesi avanzata da alcuni etimologi secondo cui le espressioni italiane "vecchio come il cucco" e "vecchio bacucco" potrebbero derivare proprio da "Abacucco."
 
Guido Carocci, 1887: Statua del Re David, detta «lo Zuccone»
È una delle cose più spontanee, più caratteristiche e più animate che siano uscite dallo scalpello di Donato. In questa figura riprodusse le sembianze di Giovanni di Barduccio Chierichini ricco mercadante de' suoi tempi e siccome egli era calvo ed avea la testa piuttosto grossa, cosi la figura fin da quando fu eseguita dall'autore fu battezzata col soprannome di Zuccone. Anche questa ha intagliato nella base riscrizione Opus Donatelli.


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