All’inizio della Vita dedicata a Masaccio, il Vasari ci fa sapere che è da attribuirsi al maestro «una tavola fatta a tempera nella quale è una Nostra Donna in grembo a Sant’Anna, col figliolo in collo la quale tavola è oggi in Sant’Ambrogio di Firenze, nella cappella che è allato alla porta che va al parlatorio delle monache».
I critici d’arte intenti ad accapigliarsi sulla maggiore o minore probabile autenticità dei grandi cicli pittorici attribuiti dalla tradizione a Masaccio, non si curaron troppo della nostra tempera proveniente da Sant’Ambrogio, la quale sulla fede del Vasari venne generalmente riconosciuta di Masaccio e considerata come un’opera giovanile di lui. Nè noi vogliamo impugnare l’attribuzione comune, ma solo, dopo un attento esame delle particolarità stilistiche, far notare come questa attribuzione non sia per noi del tutto sicura, e come ad ogni modo si contraddicano quei critici e storici d’arte, i quali pur dando la Concezione a Masaccio assegnano poi al Masolino altri affreschi che colla tavola delle Belle Arti hanno la più stretta affinità.
La tavola, per quanto non abbia dato luogo a critiche battagliere, è a tutti ben nota, e ciò ci dispensa dal farne descrizione minuta. La Vergine è rappresentata seduta sul gradino più basso di un trono e regge con ambe le mani sulle ginocchia il Banbino, in atto di benedire. Indossa una veste rossa e su questa un gran manto tnrchino ad orlatura d'oro. I capelli sono di un biondo chiaro, divisi sulla fronte e coperti in gran parte da un panno che dalla nuca le cade sulle spalle e sul petto.
Dietro la Vergine, sopra un gradino più elevato del medesimo trono, siede Sant’Anna, vestita a guisa di monaca con bende bianche attorno al volto e al collo, tutta avvolta in un ampio manto rosso. Tiene la destra sulla spalla della Vergine e l’altra mano librata sul capo del Putto in atto di benedirlo. Il gruppo a guisa di piramide risalta su un tappeto di broccato intrecciato d’oro che tre angeli sorreggono in alto pei lembi, mentre ai lati del trono altri due angeli in atto di adorazione spargono coi turiboli profumo d’incenso. Tutte le figure sono nimbate (avvolte di aureola). Sopra un gradino, proprio alla estremità inferiore della tavola sta scritto:
AVE MARIA / GR(A)TIA / PLENA / DOMINUS / TECUM / BE(N)EDICTATU
Miscellanea per Masaccio, 1903, Firenze, Tipografia Landi