La Madonna del Granduca
La Madonna del Granduca è un olio su tavola di Raffaello Sanzio del 1504 ca, oggi esposta a Palazzo Pitti.
Il grande artista, ad un'età ormai indipendente, risiedette a Firenze soli quattro anni, dal 1504 al 1508; qui non ricevette mai commissioni pubbliche nonostante fosse stato raccomandato al gonfaloniere della repubblica fiorentina, il quale preferiva rivolgersi, invece, ad artisti autoctoni. In quegli anni in città si fronteggiavano le teorie artistiche dei due titani del rinascimento italiano: Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti. Raffaello seppe far tesoro di questa preziosa occasione e assorbì alcune influenze da entrambi e le fuse alle sue già eccellenti doti, creando uno stile originale e personalissimo, senza scadere in una sterile imitazione.
La committenza dell'opera è ignota, ma probabilmente essa fu realizzata per la devozione privata, date le contenute dimensioni e la semplicità del soggetto, eseguito durante il primo anno di soggiorno nel capoluogo toscano.
L'attuale appellativo, Madonna del Granduca, si deve all'acquisto della stessa alla fine del '700 da parte di Ferdinando III Asburgo Lorena, che dimostrò un particolare attaccamento al dipinto tanto che nel 1799, con l'intermezzo napoleonico, ne ordinò la spedizione a Vienna, luogo dove il granduca prese rifugio in quel periodo fino al 1814. L'opera, tornata a Firenze nell'anno seguente, fu sistemata nella camera da letto di Ferdinando, poi subì vari spostamenti tra Palazzo Pitti e gli Uffizi.
Il quadro raffigura la Vergine Maria in piedi, con il consueto manto azzurro e veste rossa, la dolce espressione del viso non indebolise la sua figura costruita con solidi volumi, i quali sono evidenziati dalla luce frontale in contrasto con il fondo scuro. La Madonna tiene in braccio un paffuto Gesù Bambino in torsione, il quale interagisce con la madre, poggiandole la mano sul petto, e con l'osservatore, volgendo a lui il tenerissimo sguardo. Tali peculiarità conferiscono all'opera un suggestivo carattere devozionale, armonizzando efficacemente la natura umana e divina dei due personaggi.
Raffaello Sanzio,1504 circa, Galleria Palatina, Firenze