Abele Morente

Duprè, insieme a Clemente Papi, noto come il "Real fonditore", racconta nella sua autobiografia le vicende legate alla creazione di una delle sue opere più famose. La scultura in bronzo fu commissionata nel 1846 dal Granduca Leopoldo II di Asburgo-Lorena, dopo che la versione in gesso, realizzata quando Duprè aveva solo venticinque anni, gli aveva già conferito grande notorietà. Questa scultura, esposta per la prima volta nel 1842 all'Accademia fiorentina, fu accolta con entusiasmo dal pubblico e ricevette elogi da artisti del calibro di Lorenzo Bartolini e Luigi Pampaloni. Tuttavia, alcuni critici insinuarono che l'opera fosse un calco dal vero piuttosto che un'opera modellata. L'artista dimostrò l'originalità del suo lavoro invitando i critici a osservare il modello in gesso e confrontandolo con la scultura in bronzo. Questo confronto diretto evidenziò che la statua non era un semplice calco dal vero, ma frutto di un processo creativo e di modellazione. La sua abilità nel riprodurre dettagli complessi dal gesso al bronzo confermò che l'opera era autentica e non una mera copia, dissipando così i dubbi sollevati dai critici, tanto che la scultura fu acquistata dallo Zar di Russia e oggi è esposta all'Ermitage di San Pietroburgo, accanto alla versione in marmo realizzata successivamente.

La realizzazione dell'opera in bronzo, tuttavia, non fu priva di difficoltà. Duprè stesso descrive nel suo libro "Pensieri sull'arte e ricordi autobiografici" i problemi incontrati durante la fusione. Durante la fusione della scultura in bronzo, Duprè affrontò un problema serio: il metallo, che inizialmente scorreva fluido nello stampo, iniziò a raffreddarsi troppo presto. Questo raffreddamento improvviso impedì al metallo di riempire completamente lo stampo, causandone la solidificazione in grumi, simili alla polenta, e lasciando la statua incompleta. Nonostante il duro lavoro del suo team, la fusione dovette essere interrotta e considerata un fallimento.
Fortunatamente, Duprè aveva conservato il modello in gesso originale, e tre anni dopo, nel 1849, la fusione in bronzo fu rifatta con successo. Oggi, questa scultura può essere ammirata nella Galleria d’Arte Moderna a Palazzo Pitti.

Abele Morente. Galleria d’Arte Moderna a Palazzo Pitti.

Bibliografia.
- Giovanni Duprè, Pensieri sull'arte e ricordi autobiografici, Tipografia Galileiana, Firenze, 1879.
- E. Papi, Il Real Fonditore: Vita e Opere, Edizioni Polistampa, Firenze, 1995.
- Lorenzo Bartolini, Lettere e Ricordi, Giunti Editore, Firenze, 1883.
- Luigi Pampaloni, Saggi di Scultura e Pittura, Sansoni Editore, Firenze, 1845.
- E. Monti, Storia della Scultura Italiana del XIX Secolo, Laterza, Roma, 1987.

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