Pietà di Luco

Pietà di Luco di Andrea del Sarto
La bellezza e l'espressività delle figure

 

La magnifica opera d'arte conosciuta come "Pietà di Luco" è un dipinto ad olio su tavola realizzato da Andrea del Sarto, databile al 1523-1524 e custodito nella Galleria Palatina di Firenze. Nel 1523, durante un'epidemia di peste, l'artista si rifugiò con la sua famiglia a Luco di Mugello grazie all'aiuto dell'amico Antonio Brancacci. Qui, su commissione della badessa Caterina di Tedaldo della Casa, lavorò per il monastero femminile di San Pietro, creando un grande dipinto con il tema del Compianto sul Cristo morto. Nella sua composizione, Andrea del Sarto si ispirò alla pala realizzata da Fra Bartolomeo una decina di anni prima, che a sua volta era derivata dal Compianto sul Cristo morto di Perugino. Tutte e tre le opere si trovano attualmente nella Galleria Palatina.
Il dipinto doveva essere completato entro l'ottobre 1524, come testimoniato dal pagamento di 80 fiorini all'artista. La data del 1527 presente dietro l'altare probabilmente indica soltanto il momento in cui la pala fu collocata, durante festeggiamenti solenni. Nel 1782, Pietro Leopoldo offrì di acquistare il dipinto per 2400 scudi e commissionò una copia realizzata da Sante Pacini, che ancora oggi si trova sul luogo originale, all'interno della cornice originale, che include anche la predella risalente alla seconda metà del Cinquecento. Inizialmente, la "Pietà" era destinata agli Uffizi, ma nel 1795 fu scambiata con la "Madonna delle Arpie". Durante l'occupazione napoleonica nel 1799, il dipinto fu trasferito a Parigi, ma fece ritorno a Firenze nel 1815.
La scena rappresenta il Compianto sul Cristo morto, o Pietà, con Gesù adagiato sul sudario e la pietra dell'unzione, prima di essere posto nel sepolcro visibile a sinistra. Giovanni apostolo gli sostiene la schiena, la Madonna tiene uno dei suoi bracci e Maria Maddalena, con i gomiti piegati e le mani intrecciate al viso, è ai suoi piedi, guardandolo esterrefatta. Tre santi partecipano alla scena: san Pietro, il patrono del monastero, un santo maschile vestito di rosso, san Paolo, e santa Caterina d'Alessandria, riconoscibile dalla ruota spezzata, che potrebbe celare il ritratto della badessa committente. In primo piano è presente il calice eucaristico, che sottolinea come il corpo di Cristo sia venerato presente nell'eucaristia, un tema particolarmente adatto per una pala d'altare. Lo stesso tema appare anche in altre opere dello stesso periodo, come la "Deposizione" di Pontormo o il "Cristo morto compianto da quattro angeli" di Rosso Fiorentino.
 
Nella parte inferiore, lungo il bordo più vicino all'altare, l'artista ha dipinto un calice eucaristico, accentuando il significato redentore del sacrificio di Cristo che si rinnova nel rito dell'eucaristia. In alto a destra si apre un delicato paesaggio collinare che sfuma in lontananza, con una città dalle torri azzurre. In questa opera, Andrea del Sarto ha conferito alle figure una nuova monumentalità, ispirata all'esempio michelangiolesco, e ha utilizzato colori brillanti alla Raffaello, ma colpiti da una forte luce che crea inaspettati giochi di cangiantismo, tipici della prima "maniera" di Pontormo e Rosso Fiorentino, i due allievi più talentuosi di Andrea del Sarto, con cui instaurò un rapporto di confronto e sfida.
La composizione dei personaggi è sapientemente realizzata, con continui rimandi reciproci lungo le due diagonali che si incrociano dietro la figura di Cristo. L'emozione emerge dall'atmosfera sospesa e dalle emozioni trattenute, piuttosto che da una manifestazione esplicita di dolore da parte dei personaggi.

Bibliografia
Marco Chiarini, Galleria palatina e Appartamenti Reali, Sillabe, Livorno 1998
 


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