Il ciclone Vittorio, parte prima


La Saga di Vittorio Cecchi Gori


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Parte Prima
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Parte Terza

Il Presidente


La faida Guelfi contro Ghibellini? Giusto delle scaramucce. Perché, a Firenze, mai nessuno più di lui ha diviso e continua a dividere così. Da una parte i nostalgici – accusati di apologia di reato – pronti a giustificarlo e rimpiangerlo in nome di un passato folle, da montagne russe, ricco di discese infernali ed estemporanei picchi di gloria. Dall’altra i pragmatici, gli aziendalisti, i dellavalliani, quelli dalla memoria altrettanto lunga ma sintonizzata solo sulla drammatica estate 2002, causa di una frattura impossibile da calcificare e destinata a far male ancora, vita natural durante, proprio come quando un temporale ci ricorda il dolore di un braccio rotto tanti anni fa. Vittorio Cecchi Gori.
Essere mitologico: mezzo uomo, mezzo ciuffo cotonato. Camicia sempre aperta con pelo in vista, tacco dodici, fiuto da Oscar e paura di nessuno. 
Il piccolo diavolo
Ormai quasi una figura leggendaria, fantascientifica: cavaliere jedi per alcuni, vampiro stokeriano per altri. Archetipo degli anni ’90, di un calcio estinto fatto di presidenti vulcanici, macchiettistici, a volte geniali, molto più spesso ridicoli, ma sempre e comunque protagonisti. Ereditario di una fortuna costruita dal padre e dissipata a forza di colpi di teatro, colpi di testa e, probabilmente,colpi di altro genere. Più ambizioso di Icaro e più ingenuo di Pinocchio che semina zecchini. La vita di Vittorio Cecchi Gori è stata un’odissea di cinema, balaustre, donne, calcio, politica, televisioni, imperi finiti peggio di quello romano post invasioni barbariche e poi, certo, anche tribunali. Una sceneggiatura esistenziale a volte comica, a volte avventurosa, a volte semplicemente grottesca.
Le comiche 
Non ci interessa però ripercorrere i guai con la legge dell’ex Senatore. Il crac Finmavi. La bancarotta fraudolenta. Gli avvisi di garanzia per concorso in riciclaggio. La confisca dei beni personali, della library cinematografica, dello storico Adriano. Lo stesso fallimento della Fiorentina, analizzato dolorosamente nel dettaglio. No. La nostra indagine vuole essere più folkloristica, incentrata sul personaggio VCG. Su quell’uomo capace di comandare filippini in livrea, durante importanti meeting d’affari, per avere una bacinella d’acqua calda utile a riposanti pediluvi. Su quel produttore cinematografico in grado di dormire come un ghiro durante la proiezione dei suoi film e poi, una volta svegliato, imporre ai registi tagli e modifiche alle scene. Su colui che, dall’alto del suo attico a Firenze, si era messo in testa di depurare l’Arno che, troppo sporco per i suoi gusti, andava a rovinargli il panorama. 
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