La fenomenale Viola nel secondo scudetto

Secondo Scudetto Viola, stagione 68-69

11 Maggio 1969

Dopo il quarto posto assoluto conquistato l’anno precedente.
Nella stagione 1968-69 – periodo storico cruciale di rivoluzioni e barricate – la Viola vinse il suo secondo Scudetto. Lo fece affidandosi, per quanto concerne la guida tecnica, a un grande fuoriclasse, in campo come nella vita, il compianto e indimenticato Bruno Pesaola, detto “Petisso”, il piccoletto, prima calciatore e poi allenatore, argentino naturalizzato italiano, che lasciò un’impronta indelebile prima a Napoli e quindi a Firenze, tanto che alla sua morte, avvenuta nel maggio del 2015, è stato ricordato con un minuto di raccoglimento anche al Franchi (mentre dal 2013 faceva parte della “Hall of Fame Viola”).
I fiorentini più vecchi lo ricordano come uno degli allenatori più importanti che abbiano guidato il sodalizio gigliato. Pesaola (che s’era piazzato secondo in campionato l’anno precedente col suo Napoli) era un uomo sportivo di lunga e consolidata esperienza – fantastici alcuni aneddoti che lo riguardano: come l’urlare, dalla panchina, alla squadra di rientrare in difesa ma mimando con le mani il gesto d’avanzare, tutto per confondere gli avversari – capace di creare un ambiente sereno nei momenti topici della stagione e di maggior stress, riuscendo a motivare i calciatori come nessun altro. Infatti la Viola non era di certo partita col favore dei pronostici, in un campionato che vedeva corazzate quali il Milan (Campione d’Italia uscente) di Rivera, Trapattoni, Maldera e (l’ex viola) Hamrin, la Juventus fresca dell’acquisto del giovane catanese Anastasi (costato la cifra record di 650 milioni di lire) che fu il calciatore più pagato al mondo di quel periodo e ch’è a tutt’oggi considerato come uno dei più grandi e talentuosi attaccanti della sua generazione, e d’un sempre più sbalorditivo Cagliari che – oltre ai goal a ripetizione del suo fuoriclasse Gigi Riva – poteva contare adesso, tra i pali, anche su un pezzo da novanta come il mitico portierone azzurro (Nazionale) Albertosi. La Fiorentina del presidente Nello Baglini aveva condotto una campagna acquisti più morigerata ed improntata al risparmio, puntando molto sui giovani, confermando comunque il grande attaccante brasiliano Amarildo e avendo quale perno del suo gioco l’intramontabile “Picchio” De Sisti, “regista di centrocampo tutto concretezza e pochi svolazzi”. La partenza dei viola fu stentata, dopodiché la Fiorentina si riprese andando a conquistare, per una sola giornata nel girone d’andata, la vetta della classifica e perdendola subito dopo ai danni del Cagliari che s’andò ad aggiudicare il titolo di Campione d’inverno.


Fu nel girone di ritorno che la Viola cambiò decisamente passo, combattendo un serrato “triello” con Cagliari e Milan; e quando sembrava che dovessero essere i sardi (che comunque avrebbero conquistato uno storico quanto incredibile Scudetto l’anno successivo) a poter giocare le carte migliori, fu la volta del fatidico 9 marzo del ’69, ventunesima giornata di ritorno: i rossoblu cagliaritani, che giocavano per l’ultima stagione della loro storia al vecchio stadio “Amsicora”, persero a sorpresa in casa contro la Juventus, mentre la Fiorentina si sbarazzò, tra le mura amiche, del Lanerossi Vicenza con un secco 3-0 (con rete di Maraschi e doppietta di Chiarugi) agguantando il primato solitario. 
Dopo di allora, i gigliati mantennero la testa della classifica (totalizzando 5 vittorie e 4 pareggi) ed ebbero la grandissima soddisfazione d’andare a vincere, l’11 maggio, il Tricolore al Comunale di Torino contro la Juventus (ve lo immaginate se succedesse oggi?!… non riesco a fantasticare una goduria più grande di questa, calcisticamente parlando) alla penultima giornata, imponendosi per 2 reti a zero (ancora con goal di Chiarugi e Maraschi). Quella grande e solida Fiorentina (seconda miglior difesa, insieme al Cagliari, con sole 18 reti subite e dietro soltanto al Milan, che chiuse il campionato al secondo posto appaiato ai sardi), oltre al Tricolore – che purtroppo è rimasto l’ultimo – si prese la soddisfazione di totalizzare il maggior numero di vittorie in quel torneo, ben 16, e il minor numero di sconfitte, una soltanto, in casa e ai danni del Bologna. La squadra Viola edizione 68-69 rimase dunque imbattuta in trasferta. Il bomber lombardo Mario Maraschi, nativo di Lodi, con 14 realizzazioni fu il miglior marcatore viola di quel campionato, chiudendo la propria personale classifica cannonieri al quarto posto, dietro a nomi del calibro di Riva e Anastasi e precedendo campioni quali Prati, Domenghini, Savoldi e Boninsegna… ed è tutto dire. Un’annata fenomenale, in tutti i sensi

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