Patagonia Express

"Patagonia Express" 
di Giuseppe Corsi
 

Non sono Sepùlveda, e non ho la “Moleskine” di Bruce Chatwin. Ma ci provo lo stesso a tracciare un itinerario comunque perfettibile nonché perfettibilissimo.

Un “cicerone” in presa diretta - “ il turismo di massa tende ad unificare, magari in tempi ristrettissimi, città molto diverse tra loro, quali Roma, Venezia, Firenze. Grave errore, perchè sono realtà, difatti, molto diverse tra loro. La caratteristica di Roma è la grandezza, la maestosità; quella di Venezia è il sogno, la rève; la peculiarità di Firenze, invece, è l'INTELLIGENZA. Quella capacità, cioè, di leggere i rapporti matematici e di “divina proporzione” che reggono la nostra realtà. L'intelligenza, quindi, di vedere le regole invisibili guardando con attenzione il mondo visibile. È la lezione che si trae con evidenza dal Battistero, dal richiamo della forma ottagonale e dalla ripetizione del quadrato”. (Doriano Corsi)
A spasso per la Toscana. 1 – Carlo III di Borbone, Duca di Parma, è stato l'unico sovrano degli Stati Pre-Unitari a morire in seguito ad un attentato. L'esecutore materiale sarebbe stato tale Enzo Carra, mazziniano, ma molti hanno supposto come mandante il governo di Torino. 
Per sua volontà, Carlo venne sepolto a Viareggio, presso la villa settecentesca ove era venuto alla luce. Essa sorge tra Viareggio e Torre del Lago, nella pineta che all'epoca non era attraversata dal  Viale dei Tigli. Così recita la lapide: “KAROLO III BORBONIO PRINCIPI HISPANICI NOMINIS DUCI PARMAE PLACENTIAE REGIONUMQUE ADNEXARUM / QUI IN IPSO AETATIS FLORE MORTEM HEU ACERBISSIMAE DIVINAE VOLUNTATI ADQUIESCENS OPPETIIT / VIII KAL. APR. AD MDCCCLIIII / VITAE XXI / REGNI VI / LUDOVICA MARIA BORBONIA EXUVIIS CONIUGIS AMANTISSIMI HUC UTI IS PRAEOPTAVERAT INLATIS / MONUMENTUM POSUIT.”
Molto bello è il libro di Carlo Laurenzi, “Quell'antico amore”, dedicato a tale figura, romantica e velleitaria. Così anche il film!
Una guida d'eccezione.
Suor Maddalena Knerich (1916-98), Orsolina di S. Carlo, è stata l'anima di Villa Cancelli, sopra Careggi, e per anni l'ha trasformata in un cenacolo di intelligenze di vario tipo (tra queste si può ricordare Gabriella Fiori, autrice di un libro su Simone Weil).  Presentava e commentava dal vero le opere d'arte con passione impareggiabile, e spesso i custodi affermavano di non aver mai sentito guide simili. Oppure, dal grande terrazzo della villa, indicava agli studenti ospiti le case delle grandi famiglie fiorentine, che parevano quasi presentarsi di persona (Medici, Tornabuoni, Guicciardini...). Ad es., per il Cristo di Donatello in S. Croce, ricordava che, sì, all'artista era stato rimproverato dal Vasari di “aver messo in croce un contadino”, ma che l'artista infonde nel Crocifisso “una forza interiore, profonda, che si avvale di tutto ciò che è naturale.  E qui si rivela Donatello come grande artista, perchè, pur guardando ai canoni classici, si libera da tutto quando vuole andare oltre le forme per ricercare qualcosa di più forte, di più vero, di più stimolante”.
Un pozzo di scienza.
Il Prof. Giuseppe Alpigini  (Borgo S. Lorenzo 1918- ivi, 98) è un vero e proprio pezzo della storia locale mugellana. In questa sede sarebbe troppo lungo parlare dei suoi molteplici interessi e campi di attività: ad es., si ricorda che fu sempre in prima linea per il ripristino della ferrovia Faentina, purtroppo riaperta solo nel 1999 (un anno dopo il suo decesso, ovvero dopo che aveva “levato l'ancora”, come recitava il necrologio composto da lui personalmente).
In questa sede, interessa ricordare il Fondo Alpigini, ovvero la sua preziosissima Biblioteca (trattandosi di lui la maiuscola s'impone!), donata alla Biblioteca Comunale di Borgo.
Stiamo parlando di 16.020 volumi, con annesse ben 750.000 schede cartacee (siamo in un'epoca antecedente alla “computerizzazione” di massa), comprensive di articoli inerenti letteratura ed arte. Il lavoro di una vita, in cui sono reperibili, ad es., la Voce, Leonardo, Solaria, Lacerba, le recensioni su un giovanissimo Bassani etc. etc.
 

 

Verbi e nomi “strani”. 1 – nelle cronache antiche, dei Villani o del Compagni, si trova spesso il verbo “badaluccare”. Esso viene usato per narrare dei fatti d'arme medievali. Ciò premesso, il “badalucco” può indicare sia un breve assalto, sia un passatempo. L'etimologia è incerta (alcuni la riconducono a “badare”.
Verbi e nomi “strani”. 2 – Bocco era un re africano del II secolo a. C. : dapprima alleato del genero Giugurta, lo aiutò nella lotta contro Roma ma, alla fine, lo consegnò ai Romani (nel 106 a.C.). Curiosamente, “Bocco re dei Mamelucchi” - falso storico perchè i Mamelucchi verranno secoli dopo, ma così è, ndr – rimane nei racconti popolari come figura di millantatore, traditore e fellone (un po' come Maramaldo). Ad Arezzo, per alcuni è anche il “buratto”, ovvero il fantoccio armato di mazza ferrata della Giostra settembrina. Sorte simile tocca al Lucio Sergio Catilina di Cicerone e di Sallustio: si pensa alla “Salita di Catilina”, una via vicina alla Cattedrale di Pistoia. Per non parlare di Annibale Barca: in “Maledetti Toscani”, Malaparte lo descrive come un assediante sprovveduto e deriso nelle recite teatrali pratesi. Ma v'è di più: passando indubbiamente dall'Etruria per andare “a procurar battaglia” dal fiume Trebbia al lago Trasimeno, egli ha lasciato traccia nella toponomastica locale; un po' come Robin Hood in Inghilterra, o Giuseppe Garibaldi in Italia più recentemente. Si pensi al Ponte di Annibale, presso Talla (Ar), costruzione romanica del Mille che non ha mai sopportato il transito di elefanti. 
 


Tali reminiscenze, forse, costituirebbero la gioia dell'Alighieri, che, probabilmente ignaro del proprio cognome longobardo, vantava le origini romane di Firenze contro la sassosa ed etrusca Fiesole.
Non solo Ponte Vecchio - nel 1252 viene edificato il quarto ponte di Firenze : quello di S. Trinita (latinismo, quindi non accentato in finale).  Esso crolla per la piena del 1269, ma riedificato anche grazie ai Domenicani (nelle persone degli architetti Fra Sisto e Fra Ristoro); abbattuto nuovamente dalla terribile piena del 1333 (la stessa che distruggerà il Ponte Vecchio originale, causando peraltro la perdita della “statua scema”, ovvero il Marte acefalo di epoca romana), viene riedificato tre anni dopo da Taddeo Gaddi, per poi crollare nuovamente per la piena del 1557. fu riedificato sotto Cosimo I su disegno dell'Ammannati : quanto alle quattro statue che lo adornano, , l'Inverno è di Taddeo Landini, l'Autunno e la Primavera sono di Giovanni Caccini, l'estate del Francavilla. Nell'ottobre del 1608, i Pisani, venuti per festeggiare le nozze di Cosimo II con Maddalena d'Austria, diedero su questo ponte la finta battaglia del “Gioco”.  La sua ricostruzione finale, avvenuta dopo gli infausti eventi dell'ultimo conflitto mondiale, è un “classico” della filatelia.
Uno sdegno d'antan – è risaputo che Dante non volle abbassarsi a chiedere perdono e a pagare una multa per poter rientrare nelle mura Arnolfiane. La lettera di rifiuto è conservata presso la Biblioteca Laurenziana; vi venne scoperta da Ugo Foscolo, che la pubblicò traducendola dal latino. (… non potrò forse speculare dappertutto dolcissime verità, prima che mi faccia inglorioso, anzi ignominioso al popolo fiorentino ed alla sua città?”).
A spasso per la Toscana. 2 - I montanari pistoiesi erano molto rinomati come boscaioli. Ne “Il Taglio del bosco”, Carlo Cassola li descrive in azione tra Castelnuovo in Val di Cecina e Pomarance, Massa Marittima e Montieri, Casole d'Elsa e S.Dalmazio.
L'assedio di Pistoia - Pistoia era la città ghibellina meno forte vicino a Firenze. Quindi, con gli alleati lucchesi, venne dichiarata la guerra e posto l'assedio nel maggio del 1305. condottiero dell'impresa venne nominato Roberto duca di Calabria, primogenito di Carlo II di Napoli. Dopo la presa del castello d'Ostina, iniziò l'assedio, che perdurò fino al 10 aprile 1306. dopo la resa, vennero abbattute mura e case torri; le spese di guerra furono poste a carico dei vinti; Fiorentini e Lucchesi si spartirono il territorio cittadino, mandandovi inoltre i primi il Potestà ed i secondi il Capitano. tra i vinti esiliati figurava anche Filippo Vergiolesi, padre di Selvaggia, cantata dal poeta Cino da Pistoia.
Un santo per ogni grazia! - l'Imperatore Arrigo VII di Lussemburgo, che aveva ricevuto la profezia per cui la sua fine sarebbe arrivata presso “il capo -fine, ndr- del mondo”, identificato con l'omonima zona fiorentina, morì per malattia presso Buonconvento. Sepolto a Suvereto, venne poi traslato a Pisa, e nella cattedrale venne eretto un monumento funebre in suo onore. A Firenze, invece, furono bandite feste e, in S. Reparata, venne eretto un altare in onore di S: Bartolomeo, essendo deceduto Arrigo nel giorno dedicato al medesimo Santo.
Luis Sepulveda, onorando la memoria di Chatwin in “Patagonia Express”, ricorda che “per i Patagoni uno è morto solo se – e dopo che- ha accettato di essere morto”.
Doriano Corsi

Giuseppe Corsi. giuseppe.corsi.fi@gmail.com​

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