I Racconti delle Fate

I racconti delle fate
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« AVVERTENZA
Nel voltare in italiano i Racconti delle fate m'ingegnai, per quanto era in me, di serbarmi fedele al testo francese. Parafrasarli a mano libera mi sarebbe parso un mezzo sacrilegio. A ogni modo, qua e là mi feci lecite alcune leggerissime varianti, sia di vocabolo, sia di andatura di periodo, sia di modi di dire: e questo ho voluto notare qui in principio, a scanso di commenti, di atti subitanei di stupefazione e di scrupoli grammaticali o di vocabolario.
Peccato confessato, mezzo perdonato: e così sia.
»
(Prefazione)​
 
Nel 1875, sei anni prima di scrivere Pinocchio, Collodi accetta dall’editore Paggi di Firenze un incarico che dapprima lo incuriosisce e lo attrae e alla fine lo appassiona: quello di tradurre dal francese le fiabe di Charles Perrault, l’insuperato maestro di un genere che tra il Sei e il Settecento toccò il suo apice alla Corte del Re Sole, lasciandoci quei capolavori della letteratura infantile che sono ancora oggi il patrimonio fantastico di bambini e adulti, da Cappuccetto Rosso alla Bella addormentata nel bosco, da Cenerentola a Barba-blu, al Gatto con gli stivali.​
I racconti delle fate ebbero immediato successo e segnarono una svolta nella vita dell’autore, avvicinandolo a un genere che doveva renderlo immortale. Essi vengono qui riprodotti integralmente, con le illustrazioni di Doré, e offrono almeno due motivi di grande fascino: ci restituiscono in una lingua viva, comunicativa, parlata, i vertici della favolistica europea e sono al tempo stesso una anticipazione felicissima – sul piano del talento linguistico e inventivo – della creazione di Pinocchio.​
 
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