La Fierucola dei trabiccoli

La "Fierucola dei Trabiccoli"
Come e perchè si andava a letto col "prete"

Il singolare mercato si svolgeva fino a primi anni del novecento, l’11 novembre per la festività di San Martino sul Ponte Santa Trinita (con estensione anche della parte iniziale di Maggio) oltre ad avere la caratteristica del luogo, il ponte dell’Ammannati, possedeva anche la tipica ed esclusiva della merce trattata: i “trabiccoli”. Questi necessari attrezzi per uso domestico, consistevano di un insieme di stecche leggere di legno che formavano una strana grande gabbia a forma di cupola sotto la quale c’era un gancio, dove si appendeva uno scaldino [1] per rendere caldo il letto o anche per asciugare i panni o la biancheria, soprattutto quella dei bambini.
 

Giuseppe Conti, Firenze Vecchia:

“[...]La fiera di San Martino, che si faceva l'11 novembre sul Ponte Santa Trinita e in Via Maggio, aveva anch'essa la sua nota caratteristica. La specialità di tal fiera erano i trabiccoli, e gli altri scaldaletti chiamati preti, zane, cestini da bambini, paniere da biancheria, e panieri d'ogni genere. Ed era curiosa la processione delle donne da casa e delle massaie, che tornavan coi trabiccoli o i preti; e le paniere, le zane e i cestini che si facevan portare dai ragazzi, i quali, per fare il buffone, se le mettevano addosso nascondendocisi dentro, baciando e correndo come se quelle zane camminassero da sé [...]” 
 

Il prete ieri
"Prete" con veggio in coccio

 

I trabiccoli avevano più forme, ma le più usate erano di due tipi: il trabiccolo a cupola, il più conosciuto “prete” bislungo a forma di ellisse, dove al centro in alto si appendeva un recipiente di terracotta, la “cecia” con dentro la brace accesa. Come è facile intuire se c’erano più tipi di scaldini, almeno due: i “veggi” e le “cece”, i primi erano più esili e snelli ed erano portati a mano dalle donne per riscaldarsi durante le fredde giornate, oppure se sedute, venivano posti vicino ai piedi per fare in modo che il calore salisse sotto le gonne. Le ciecie invece erano più basse dei veggi, e per questo venivano preferibilmente attaccate ai trabiccoli messi sotto le lenzuola, e le nonne, con gli immancabili “scialli” [2], li preferivano ai primi perché erano meno ingombranti.
 

Giuseppe Conti ci racconta che l’uso dello scaldino era anche un modo per fare contrabbando:
“[…] Certe altre poi, si lasciavan frugare tranquillamente perché sapevano di non aver nulla addosso; e lo stradiere non si accorgeva, ed era quasi impossibile, che quello che cercava era nel veggio o scaldino ch'esse figuravan di portare per scaldarsi, e dentro era pieno di spirito chiuso in una piccola bombola, fatta a modello, coperta da un po' di brace e della cenere, che nascondeva perfettamente il frodo […]”

 

Scaldino

 

Negli inverni più freddi non era difficile vedere per strada le donne che si portavano lo scaldino come oggi portano la borsa, per evitare che le mani, più esposti al freddo, potessero essere colpite dai “geloni” [3]. Bisogna ricordare che soltanto i ricchi potevano permettersi la propria casa riscaldata con stufe e caminetti, mentre quella della povera gente rimaneva fredda, anche se stemperata dal “caldano” [4] o braciere in terracotta o metallo, pieno di tizzoni ardenti e brace.
La fierucola di San Martino era fatta da piccoli commerci e artigianato povero, oggi è tanto folkloristico, e richiamava tanti possibili compratori, spesso di oggetti fatti dagli stessi venditori. La voglia di lavorare per vivere era così tanta che alcuni intraprendenti individui, per sfruttare il fresco estivo sul Ponte Santa Trinita, inventarono un lavoro decisamente bizzarro: il “pancaio”. Infatti chi voleva prendere il fresco sui Lungarni, meglio sui ponti, come se fossero ad un caffè oppure ad una osteria, venivano poste, dagli intraprendenti pancai, delle panche con spalliera poste lungo i parapetti dei ponti, ovviamente con un pagamento di pochi centesimi.
 

[1] Scaldino s. m. [der. di scaldare]. – Recipiente di terracotta o di metallo a forma di semisfera o di secchiello, con manico curvo a semicerchio fissato diametralmente ai bordi, che, riempito di brace ricoperta da un sottile strato di cenere, si usava d’inverno per scaldarsi le mani o si appendeva a un apposito sostegno (trabiccolo, prete) per scaldare le lenzuola prima di mettersi a letto. Treccani.

[2] Scialle Indumento femminile di lana, seta, cotone o trina, di forma quadrata, triangolare, o a ruota, che si porta sulle spalle. Lo scialle fa la sua apparizione in Francia e in Inghilterra alla fine del 18° sec. Traccani.
[3] Il gelone, o eritema pernio, è un'irritazione cutanea, causata dall'esposizione dell'epidermide al freddo intenso e umido.​
[4] Caldano s. m. [der. di caldo]. – Recipiente di terracotta o di metallo, di dimensioni maggiori dei comuni scaldini, contenente la brace accesa per scaldarsi. Treccani.

 

Scaldino
"Veggio" in rame con lungo manico
Definizioni di un vecchio vocabolario
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