La Statua dell'Abbondanza

La Statua dell'Abbondanza al Giardino di Boboli
Il lavoro congiunto di geni creativi: Giambologna e Pietro Tacca



L'esperto Katharine Watson ha svolto un'approfondita ricerca sull'opera, scoprendo una serie di documenti che ci permettono di ricostruire la storia complessa dietro di essa. La statua al Giardino di Boboli, che porta la firma di Giambologna ma deve gran parte del suo fascino all'abilità di Pietro Tacca, è stata realizzata in diverse fasi: nel 1600, nel 1608 e infine nel 1636, su richiesta di tre Granduchi Medicei.
Tacca, che era entrato nello studio di Giambologna nel 1584 e aveva ereditato le sue commissioni, si è dedicato con passione a questa opera. Non si sa con certezza quale fosse la commissione originale, ma si pensa che potesse essere una statua dedicata a Giovanna d'Austria, la quale era scomparsa nel 1578. Si racconta che sia stato realizzato un ritratto in cera della Granduchessa, ma purtroppo è stato lasciato sciogliere al sole da Bastiano Salvini.
Nel 1600, Ferdinando I ha ripreso l'idea di creare un monumento commemorativo. Potrebbe essere stata un'opera dedicata alla sfortunata Granduchessa (Regina d'Ungheria) o forse a Maria de' Medici, che si era sposata con il Re di Francia nello stesso anno. In ogni caso, la figura doveva rappresentare un simbolo di Pace ed essere collocata su una colonna appositamente creata per piazza San Marco da Gherardo Mechini.
Una lettera di Giambologna datata 25 aprile del 1600 menziona l'esecuzione della "figura della colonna", anche se non si specifica ulteriormente. Tacca ha continuato a lavorare sull'opera fino ai primi anni del 1609, e successivamente c'è stato un lungo periodo di interruzione. Solo il 15 dicembre 1636 la statua è stata trasformata in un'Allegoria dell'Abbondanza con l'aiuto di Bastiano Salvini. Infine, il 12 aprile 1637 è stata posizionata sulla collina sotto la cerchiata al Giardino di Boboli.
L'immagine che emerge è solenne e rigida, con un richiamo al tardo classicismo di Giambologna, ma con un tocco di vivacità nei dettagli e nelle vesti. La presenza di spighe e cornucopie, simboli dell'Abbondanza, si adatta perfettamente alla definizione dell'Allegoria della Pace fornita da Ripa nel 1603.


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